𝗡𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗶 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲, 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘀𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗺𝗮𝗶 𝗮𝗹 𝘁𝘂𝗼 𝗳𝗶𝗮𝗻𝗰𝗼 𝗮𝗱 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗲 𝗯𝗮𝘀𝘁𝗮, 𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮 𝗲̀ 𝗹'𝘂𝗿𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗱𝗲𝗹 𝗺𝗼𝘃𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼.
da "Un volo per Sara" di Maurizio De Giovanni.
Ti sei mai confidato/a su di te e l'altro/a fa qualcosa che non è ascoltarti?
Cerca di convincerti per esempio che c'è di peggio al mondo.
Che stai esagerando.
Che però, sì ma.
Che devi scegliere, e quanto sarà mai difficile.
Che non sei il/la prima e neanche l'unico/a.
Che devi fare così e basta.
Che devi smettere di...
Così ringhiottiamo il nostro bisogno di parlare ed essere ascoltati, con un peso in più: quello di esserci sentiti semplificati.
Svalutati, invalidati nel nostro sentire.
Sollecitati a fare presto a risollevarci, ovvero, non avere neanche la possibilità di prenderci il nostro tempo.
La nostra responsabilità sta nell'aver sentito il bisogno di, ma aver cercato l'ascolto nel posto sbagliato, con a persona sbagliata.
Non necessariamente perché l'altro//a sia cattivo/a, ma potrebbe semplicemente avere un modo diverso di affrontare le cose, per esempio non affrontarle affatto.
Potrebbe essere in un momento difficile per sé e non avere la capacità intesa proprio come capienza di prendersi carico del nostro racconto.
Ma il nostro bisogno esiste, e dobbiamo essere noi i primi a riconoscerlo degno, di attenzione, di ascolto, di tempo.
Essere forti, con sé e per sé vuol dire saper scegliere chi può ascoltarti, riconoscere il tuo valore anche dalla tua stessa disponibilità ad ascoltare te.
Dalla fiducia che esiste chi può aiutarti e non devi farcela sempre da solo/a.
Farsi ascoltare serve.
Elaborare, mettere in forma i pensieri.
Ascoltare la propria voce mentre li si fa uscire.
Alleggerire il peso dentro.
Fare spazio.
Ritrovare energie e risorse.
Cerca ascolto professionale.
Sperimenta il bello che c'è.
La libertà che procura.
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