Tu come stai?
Ci sono pochi modi in cui rispondiamo a questa domanda, pochissimi i modi in cui "sentiamo" di poter rispondere davvero.
Ho sempre sentito uno stridere tra la risposta dentro e quella fuori, tra quella socialmente accettata e dunque, per differenza, quella da lasciare nel silenzio del non detto.
Lo stridere si è fatto più grande, mi ha urlato, quando ho vissuto negli USA, dove oggi finalmente si invita a non far più uso della così detta: "tossicità positiva*" dove cioè è tutto Great, cool, super, magic, accompagnato da un entusiastico sorriso a 32 denti, mentre dentro senti sgretolarsi quella sicurezza ostentata.
Se tutti rispondono "alla grande" ci sentiamo ancora più piccoli e soli, a chiederci cos'è che non va in noi.
Allora trovo molto utile fermarsi e nominare, riconoscere quelle emozioni almeno con noi stesse/i.
Per portarti una opinione certamente più autorevole, secondo la neuroscienziata Lisa Feldman Barrett (qui) nominare il più accuratamente possibile le nostre emozioni, è il miglior modo per aiutarci a gestirle.
Allora mi è venuto in mente, anni fa cantavo in un coro "Oh Happy day", già non facile di per sé, ma immagina cosa può essere ripetuta 10, 20 volte.
Così per me diventò " OH crappy day" ed è così che ogni tanto mi canto il mio sentire, specialmente sotto Natale e soprattutto dal Natale di due anni fa.
Se dovessi descrivere come sento l'avvicinarsi di quel giorno, il fiato è la prima cosa che mi manca nel petto.
Concludo traducendo crappy solo per chi non conosce questo termine inglese, che sta per schifezza, robaccia.
Nell'articolo citato prima, si invita a descrivere meglio anche se ti senti: "crappy"
arrabbiatÉ™, esasperatÉ™, disperatÉ™, allarmatÉ™, dispettosÉ™, ostile, acidÉ™, scontrosÉ™, cupÉ™, mortificatÉ™, delusÉ™, inquietÉ™, terrorizzatÉ™, risentitÉ™, impauritÉ™, invidiosÉ™, addoloratÉ™, malinconicÉ™, etc
Con tutta la contezza di veder finalmente vacillare le sicurezze dell'ottimismo sbandierato, immagino cosa succederebbe se rispondessi davvero una delle proposte tradotte.
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