In questo tempo di angoscia e notizie inquietanti, di spazi che si restringono e di contatti che diminuiscono, di relazioni che necessariamente diventano più distanti, di baci e abbracci che non si possono dare, magari potresti voler trovare il tempo di ritrovarti nei libri.
Mi rifugio spesso nei libri, mi ci affido, mi ci distendo.
A volte trovo cose impreviste, e così è stato per questi di cui parlo qui sotto, e lo è diventato ancora di più alla luce degli eventi delle ultime due settimane.
Si menziona spesso Manzoni, Boccaccio o Camus per la descrizione della peste, non sapevo che l'avrei trovata descritta in una scena per me indelebile, in un libro d'arte.
Avevo scelto di leggerlo perché amo la sua autrice ed perché era da tanto che lo avevo, senza essere sicura di avere tempo per le sue 400 pagine.
Invece per motivi personali prima ancora che collettivi, dovevo fermarmi, ritrovarmi, prendermi cura di me.
Comincio, è la storia della vita del Tintoretto, mi trascina subito, ed intanto inizio a chiedermi se i libri arrivino per caso o per aiutarmi a reinterpretare ed avanzare nella mia storia personale.
Comunque nella " La lunga attesa dell'angelo" di Melania Mazzucco si capisce subito che il pittore è alla fine della sua vita, e ripercorre la sua storia complicata ed a tratti complicata con sua figlia.
Ambientato per la maggior parte su Venezia, il protagonista è lui, ma anche il suo desiderio di affermarsi in un mondo in cui gli altri suoi "concorrenti" venivano chiamati per nome, come Michelangelo o Leonardo.
Invece lui non diventerà Jacopo sarà sempre e soltanto Tintoretto e sua figlia, lo scoprirete, sarà la Tintoretta.
Una figlia con un destino molto diverso da quello delle altre figlie di Tintoretto, ma che insieme offrono uno spaccato ricco ed interessante sul ruolo delle donne nel tardo 500.
L' altro libro capitato tra le mie mani in questi giorni è di Antonio Scurati "Il tempo migliore della nostra vita", un misto tra biografia, romanzo storico, autobiografia e saggio.
A volte scolastico, a volte ripetitivo, e fino alla sua conclusione non ho capito il perché del presentare altre storie minori di altre famiglie. Poi quel perché è giunto e l'ho trovato giusto ed onesto.
E' un periodo storico che mi interessa sempre tanto, che nonostante io continui a leggere in merito, continuo a non comprendere.
Il titolo cita da Natalia Ginzburg
"Allora io avevo fede in un avvenire facile e lieto, ricco di desideri appagati, di esperienze e di comuni imprese.
Ma era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso che m'è sfuggito per sempre, solo adesso lo so".
Si incentra prevalentemente sulla storia di Leone Ginzburg, sulla guerra, il periodo fascista, le prime persecuzioni agli ebrei ma anche il confino.
Questa esperienza di dover necessariamente stare lontano dai propri cari, non poter ritornare nel proprio paese, nella propria terra, addirittura per Leone non poter neanche firmare il proprio lavoro con il proprio nome.
Di nuovo - torna l'importanza del nome come parte dell'identità, negata o riconosciuta dalla società.
Per me ancora una conferma di quanto il Personal Branding abbia per me un valore profondo, non solo di facciata, ma di scelta, di appartenenza.
Quello che mi ha colpito è la vicinanza anche lavorativa tra Ginzburg e Pavese ed in particolare la descrizione di un bombardamento sulla città di Milano che per la seconda volta distrugge la sede dell'Einaudi e c'è Cesare Pavese che cerca di rimettere su quello che ancora esiste, rimette su la sua scrivania, la pulisce e continua a lavorare.
Ho immaginato la vita di questi uomini che in piena guerra, tra bombe e distruzione, in cui non c'era neanche da mangiare, mi sono chiesta, in questi tempi, CHI chiede e compra libri?
Quando forse il giorno dopo non hai neppure gli scaffali dove metterli?
Eppure Leone, Cesare, continuavano ad avere e a portare avanti questo loro ideale di cultura, un obiettivo in cui credevano e li aiutava a superare e andare avanti nonostante tutto.
Così come per Tintoretto durante la peste la pittura è il faro, il timone, l'imperativo.
Perciò ecco in conclusione la mia domanda.
Cos'è che in un periodo così difficile è impegnativo, come può essere una causa esterna come oggi ma anche un qualcosa che accade all'interno delle nostre vite,
COSA DENTRO DI TE continua ad essere presente come obiettivo, come necessità,
come desiderio da portare avanti?
Credo che questa risposta sia importante per ciascuno di noi.
Concludo con un altro testo ho letto un po' prima di avere il trombo all'occhio sennò non mi sarei sognata. Cecità di Saramago.
Lo consiglio solo a chi se ne va ancora a passeggio alitando addosso al prossimo, a chi non crede, a chi non rinuncia all'aperitivo.
Tutti gli altri, chi è già spaventato e sta facendo le scorte ai supermercati, EVITATE BELLAMENTE, non è il momento.
Per chi ha necessità di ridere, c'è un titolo che da solo fa ridere, ma il contenuto ancora di più
" Il lamento del prepuzio" di Shalom Auslander.
Ne scrivo qui altri, e se hai voglia aggiungi nei anche i tuoi libri preferiti per ridere.
- Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome
- Non avevo capito niente di Diego De Silva
- Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace
- La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrell
- La sovrana lettrice di Alan Bennett
- Me parlare bello un giorno di David Sedaris
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