Tra si e no, conflitto e schizofrenia

A chi ricorda la scelta tra la cucchiarella o il battipanni, tra lo zoccolo o la cinghia?


E' sgradevole trovarsi nel mezzo di una dicotomia, di un conflitto alimentato per mesi, di insulti e di minacce, di foschi scenari.



Essere indotti ad immaginare il pericolo dietro un semplice sì o no, assistere a conflitti che non hanno nulla di civile o pacato.

Cosa finisce per provocare dentro avere familiari e parenti che la pensano in modo diverso dal nostro e che voteranno di conseguenza?


Persone che si sentono tradite, che rispondono con offese sulla persona.
Il pensare diversamente dall'altro diventa offesa, a cui replicare con "SEI un deficiente, cretino, ignorante, non capisci niente etc".

Si replica e si insulta la persona, non rispettando e riconoscendo la possibilità di essere diversi e di pensarla diversamente.

Oggi assistiamo continuamente a violenze verbali e non  come modo di imporsi all'altro.



Se hai partecipato ad un esperienziale sui conflitti, sai che effetti di scombussolamento provoca il "semplicissimo" esercizio - si o no- portato avanti per cinque minuti.

Noi in questo "si no "ci siamo da mesi, e oggi, che in un modo o nell'altro porrà fine a una gestalt lasciata aperta, mi sento in quella situazione ancora più orrenda che prende il nome di "doppio legame".


(il testo seguente è tratto da wikipedia)

Il doppio legame indica una situazione in cui la comunicazione tra due individui, uniti da una relazione emotivamente rilevante, presenta una incongruenza tra il livello del discorso esplicito (verbale, quello che viene detto a parole) e un altro livello non verbale, detto metacomunicativo (gesti, atteggiamenti, tono di voce ecc.), e la situazione sia tale per cui il ricevente del messaggio non abbia la possibilità di decidere quale dei due livelli sia valido (dal momento che si contraddicono) e nemmeno di far notare l'incongruenza a livello esplicito.

Come esempio Bateson riporta l'episodio della madre che dopo un lungo periodo rivede il figlio, ricoverato per disturbi mentali. Il figlio, in un gesto d'affetto, tenta di abbracciare la madre, la quale si irrigidisce; il figlio a questo punto si ritrae, al che la madre gli dice: "Non devi aver paura ad esprimere i tuoi sentimenti".

A livello di comunicazione implicita (il gesto di irrigidimento) la madre esprime rifiuto per il gesto d'affetto del figlio, invece a livello di comunicazione esplicita (la frase detta in seguito), la madre nega di essere la responsabile dell'allontanamento, alludendo al fatto che il figlio si sia ritratto non perché intimorito dall'irrigidimento della madre, ma perché bloccato dai suoi stessi sentimenti; il figlio, colpevolizzato, si trova impossibilitato a rispondere.

Rifacendosi ai suoi studi sui livelli di apprendimento, Bateson e il suo gruppo ipotizzano che nei contesti schizofrenogeni si possano riscontrare delle esposizioni croniche a situazioni familiari, con particolare riguardo alla madre, di doppio legame[1]. Tale esposizione comporterebbe nel soggetto l'incapacità di valutare correttamente i legami tra comunicazione esplicita ed implicita adoperati dalle persone normali. Ad esempio, la persona, posta di fronte a semplici domande quali "come stai oggi?", "cosa stai facendo?", non riuscirebbe ad accettarle come domande prive di doppi fini non contraddittori.
La sindrome schizofrenica diviene così un tentativo di fuga, di non comunicazione in un contesto in cui ogni comunicazione è "pericolosa"[2].

Questo costrutto ebbe larga eco, tanto che nel 1961 gli autori vennero insigniti del Frieda Fromm-Reichmann Award dall'Academy of Psychoanalysis[3]. Tuttavia da allora l'ipotesi per la quale ricorrenti esposizioni a situazioni di doppio legame fossero riscontrabili in contesti schizofrenogeni viene costantemente distorta, sostenendo che Bateson e il suo gruppo dichiararono che il doppio legame causa la schizofrenia.



Critiche
In L'Anti-Edipo, Gilles Deleuze e Felix Guattari argomentano che da solo un doppio legame non può produrre la schizofrenia. Secondo loro il doppio legame pervade l'intera società: chi non ne è vittima e/o artefice? Eppure non in tutti produce la malattia.

In realtà la scuola di Palo Alto aveva già ampiamente risposto a critiche simili, ad esempio nella Pragmatica della comunicazione umana di Paul Watzlawick e colleghi (1967). Nel testo viene chiarito con lucida semplicità che, seppure la maggior parte delle persone viene sottoposta a esperienze di doppio legame nel corso della vita, queste sono "isolate e spurie [...] Una situazione diversa si presenta quando si è esposti al doppio legame per lungo tempo e a poco a poco ci si abitua e la si aspetta, con particolare attenzione al periodo infantile, in cui i bambini dispongono di poche difese e hanno un pensiero che li porta a concludere che una simile comunicazione avvenga in tutto il mondo" (trad. it., p. 203).

E anche nei casi di esposizione continua gli autori sono ben lontani dal sostenere che il doppio legame causi alcunché, in sintonia con un modello epistemologico che si allontana dall'individuazione e dalla teorizzazione di una causa unica (causalità lineare), preferendo considerare una molteplicità di cause ed effetti che retroagiscono su se stesse (causalità circolare). Di nuovo, in maniera del tutto esplicita, gli autori spiegano che "il doppio legame non causa la schizofrenia". Tutto quello che si può dire è che dove il doppio legame è diventato il modello predominante della comunicazione [...] si scopre che il comportamento di questo individuo soddisfa i criteri diagnostici della schizofrenia" (ibidem, p. 204).

Bibliografia
Bateson, G., Jackson, D.D., Haley, J., Weakland, J.H. (1956). Verso una teoria della schizofrenia. In G. Bateson (1972). Verso un'ecologia della mente. Milano: Adelphi, 1972.
Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D. (1967). Pragmatica della comunicazione umana. Roma: Astrolabio, 1971.
Davide Zoletto, Il doppio legame. Bateson, Derrida, Bompiani, Milano, 2003.
Tiziano Possamai, Dove il pensiero esita. Gregory Bateson e il doppio vincolo, Ombre corte, Verona, 2009.


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Ho conosciuto il counseling in un altro paese, altro continente, altra vita. Ho scoperto quanto può essere liberatorio l'essere ascoltati, senza giudizio ed interpretazione, senza consigli. Sono tornata in Italia e ho cominciato a formarmi ed a integrare le mie esperienze di marketing al counseling e alla creatività.


Questo blog nasce per condividere e far conoscere strumenti e possibilità per vivere meglio la nostra vita di relazione e professionale. Paola Bonavolontà


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Tra si e no, conflitto e schizofrenia
Non è incapacità di scegliere. E' sgradevole trovarsi nel mezzo di una dicotomia, di un conflitto alimentato per mesi, di insulti e di minacce, di foschi scenari. Essere indotti ad immaginare il pericolo dietro un semplice sì o no, assistere a conflitti che non hanno nulla di civile o pacato.
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