Ho ascoltato lacrime e singhiozzi, ricordi di parole e giudizi mai dimenticati, ho visto lottare contro la propria omosessualità od anche passarci attraverso senza domandarsi nulla, per poi uscirne dopo anni come da una casa abitata per qualche tempo e mai rimpianta.
Alle lotte interiori si aggiunge l'ignoranza, quella tendenza ad ergersi a superiori, a disprezzare con parole ed insulti, od anche semplicemente con pensieri inespressi ed occhiate che nulla lasciano all'immaginazione.
Ed ancora pugni, calci, sputi.
L'oggetto di tale accanimento mi pare un pretesto che cambia all'occorrenza: si chiama donna, si chiama lesbica, si chiama finocchio, si chiama straniero, si chiama devi obbedirmi, sei di mia proprietà e di te faccio ciò che voglio. Posso distruggerti e lo faccio.
La cura esisterebbe, ma come andrebbero somministrate le dosi?
Vorrei poter dire la cura si chiama: io sono te. Ma questo spaventerebbe ancora di più.
La cura si chiama rispetto, comprensione, empatia. Si chiama ascolto.
L'ascolto cambia, magari non in quelli che ti interrompono per insegnarti, importi, convincerti, estorcerti che hanno ragione loro.
Però l'ascolto che entra dentro e entra tra i tessuti e si mescola con i battiti, quel tipo di ascolto penetra dentro con le sue storie e ci resta, cambiandoci.
Allora ho pensato che anche un libro può essere come ascoltare storie e cambiarci per sempre.
Se un libro potesse aumentare l'empatia, abbattere quei muri di distanza e di presunzione, consiglierei di leggere, per partecipare senza aver paura, per comprendere nel suo significato più ampio:
"cum-prendo" = prendere insieme, abbracciare, racchiudere, accogliere spiritualmente in sé.
"Preferisci forse i ragazzi?" Insistette lui.
"Sì - ma è solo una sensazione - non ho mai 'fatto'niente".
E poi aggiunsi , timoroso: " Non dirlo a mamma, non lo sopporterebbe ".
Invece mio padre glielo disse, e il mattino dopo lei scese con la faccia stravolta dalla collera, una faccia che non le avevo mai visto prima.
"Sei abominevole" disse "Vorrei che non fossi mai nato".
Poi se ne andò e non mi parlò più per diversi giorni.
Quando riaprì bocca, non fece alcun cenno a ciò che aveva detto (né fece mai più riferimento alla questione ), ma qualcosa si era messo fra noi.
Siamo tutti creature della nostra educazione, della nostra cultura e dei nostri tempi. E io ho avuto più volte bisogno di ricordare a me stesso che mia madre era nata negli anni novanta dell'Ottocento, che aveva avuto un'educazione ortodossa e che nell'Inghilterra degli anni Cinquanta il comportamento omosessuale era trattato non solo come una perversione, ma come un reato perseguibile.
Mia madre non intendeva essere crudele, o augurarmi la morte.
Adesso mi rendo conto che era stata presa alla sprovvista e sopraffatta, e che probabilmente rimpianse le parole che aveva pronunciato o forse le segregò in una parte isolata della sua mente.
Esse però mi tormentarono per buona parte della mia vita ed ebbero un ruolo fondamentale nell'inibirmi e permeare di sensi di colpa quella che avrebbe dovuto essere un'espressione libera e gioiosa della sessualità."
Oliver Sacks, In movimento, Adelphi 2015
Io Sacks l'ho amato e lo amo per " "L'uomo che scambio sua moglie per un cappello" e "L'occhio della mente", e ritengo impossibile tornare indietro da un amore così, da una stima totale per la persona, il medico, l'uomo.
L'etichetta di omosessuale, l'etichetta dispregiativa intendo, descrive l'aridità di chi l'appone per sminuire.
Altri consigli, per tema ma anche per bellezza assoluta e totale di tutto il libro, di com'è scritto e della storia narrata: "Middlesex" di Jeffrey Eugenides; ed ancora "Sei la mia vita" di Ferzan Ozpetek per comprendere la storia recente dell'omosessualità nel nostro paese, nella "capitalissima" Roma.
Menzione speciale per l'incipit di " La tentazione di essere felici" di Lorenzo Marone.
Mio figlio è omosessuale.
Lui lo sa. Io lo so. Eppure non me l’ha mai confessato. Niente di male, sono molte le persone che attendono la morte dei genitori per lasciarsi andare e vivere liberi la propria sessualità. Solo che con me non funzionerà, ho intenzione di campare ancora a lungo, almeno una decina d’anni.
Alle lotte interiori si aggiunge l'ignoranza, quella tendenza ad ergersi a superiori, a disprezzare con parole ed insulti, od anche semplicemente con pensieri inespressi ed occhiate che nulla lasciano all'immaginazione.
Ed ancora pugni, calci, sputi.
L'oggetto di tale accanimento mi pare un pretesto che cambia all'occorrenza: si chiama donna, si chiama lesbica, si chiama finocchio, si chiama straniero, si chiama devi obbedirmi, sei di mia proprietà e di te faccio ciò che voglio. Posso distruggerti e lo faccio.
La cura esisterebbe, ma come andrebbero somministrate le dosi?
Vorrei poter dire la cura si chiama: io sono te. Ma questo spaventerebbe ancora di più.
La cura si chiama rispetto, comprensione, empatia. Si chiama ascolto.
L'ascolto cambia, magari non in quelli che ti interrompono per insegnarti, importi, convincerti, estorcerti che hanno ragione loro.
Però l'ascolto che entra dentro e entra tra i tessuti e si mescola con i battiti, quel tipo di ascolto penetra dentro con le sue storie e ci resta, cambiandoci.
Allora ho pensato che anche un libro può essere come ascoltare storie e cambiarci per sempre.
Se un libro potesse aumentare l'empatia, abbattere quei muri di distanza e di presunzione, consiglierei di leggere, per partecipare senza aver paura, per comprendere nel suo significato più ampio:
"cum-prendo" = prendere insieme, abbracciare, racchiudere, accogliere spiritualmente in sé.
"Preferisci forse i ragazzi?" Insistette lui.
"Sì - ma è solo una sensazione - non ho mai 'fatto'niente".
E poi aggiunsi , timoroso: " Non dirlo a mamma, non lo sopporterebbe ".
Invece mio padre glielo disse, e il mattino dopo lei scese con la faccia stravolta dalla collera, una faccia che non le avevo mai visto prima.
"Sei abominevole" disse "Vorrei che non fossi mai nato".
Poi se ne andò e non mi parlò più per diversi giorni.
Quando riaprì bocca, non fece alcun cenno a ciò che aveva detto (né fece mai più riferimento alla questione ), ma qualcosa si era messo fra noi.
Siamo tutti creature della nostra educazione, della nostra cultura e dei nostri tempi. E io ho avuto più volte bisogno di ricordare a me stesso che mia madre era nata negli anni novanta dell'Ottocento, che aveva avuto un'educazione ortodossa e che nell'Inghilterra degli anni Cinquanta il comportamento omosessuale era trattato non solo come una perversione, ma come un reato perseguibile.
Mia madre non intendeva essere crudele, o augurarmi la morte.
Adesso mi rendo conto che era stata presa alla sprovvista e sopraffatta, e che probabilmente rimpianse le parole che aveva pronunciato o forse le segregò in una parte isolata della sua mente.
Esse però mi tormentarono per buona parte della mia vita ed ebbero un ruolo fondamentale nell'inibirmi e permeare di sensi di colpa quella che avrebbe dovuto essere un'espressione libera e gioiosa della sessualità."
Oliver Sacks, In movimento, Adelphi 2015
Io Sacks l'ho amato e lo amo per " "L'uomo che scambio sua moglie per un cappello" e "L'occhio della mente", e ritengo impossibile tornare indietro da un amore così, da una stima totale per la persona, il medico, l'uomo.
L'etichetta di omosessuale, l'etichetta dispregiativa intendo, descrive l'aridità di chi l'appone per sminuire.
Altri consigli, per tema ma anche per bellezza assoluta e totale di tutto il libro, di com'è scritto e della storia narrata: "Middlesex" di Jeffrey Eugenides; ed ancora "Sei la mia vita" di Ferzan Ozpetek per comprendere la storia recente dell'omosessualità nel nostro paese, nella "capitalissima" Roma.
Menzione speciale per l'incipit di " La tentazione di essere felici" di Lorenzo Marone.
Mio figlio è omosessuale.
Lui lo sa. Io lo so. Eppure non me l’ha mai confessato. Niente di male, sono molte le persone che attendono la morte dei genitori per lasciarsi andare e vivere liberi la propria sessualità. Solo che con me non funzionerà, ho intenzione di campare ancora a lungo, almeno una decina d’anni.
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