In questo periodo si leggono tanti articoli sullo spirito del Natale e su chi quello spirito lo fugge, del perché per alcuni il Natale è tristezza, consigli utili e strampalati.
Ne ho parlato in questo blog negli anni scorsi [qui, qui e qui], e dunque aggiungo quello che mi sembra nuovo.
Cioè, ho letto da qualche parte, che il Natale che ci portiamo dentro è quello che riciccia ogni Natale, come le palle conservate e gli alberi ecologici tutti ammaccati dalle scatole.
Non cambia quella sensazione che abbiamo conosciuto.
Se è stata brutta, lo resta.
Il passato non può essere cambiato, le lucette rotte vanno cambiate coi led, prima che tutta casa prenda fuoco in quel voler insistere per forza a far funzionare tutto e usare, senza buttare mai.
Io annaspo tra i giorni di Natale, come a trattenere il fiato, come davanti ad discesa ripida e ghiacciata con gli sci, come voler mettere gli occhiali da sole per troppa luce, cercare di saltare senza pensare, contare alla rovescia sì, ma i giorni che mancano alla fine.
E' una lotta interiore continua, tra i "dovresti essere felice" e i "chi è che lo dice",
tra accettare i ricordi che non sbiadiscono mai e pregare di averne di nuovi e positivi da sostituire ed affiancare a quelli brutti, così da raddrizzare l'albero.
Accogliere me stessa nella libertà di potermi sottrarre ad un invito e accettare di concedermi una possibilità ancora, mentre costruisco timidamente nuove tradizioni.
Come le foto con Gugu, da quando è nata ad oggi.
Cerco di fare quello che desidero, mentre la lotta interiore non si azzittisce, anzi a spesso canta Jingle bell ad alta voce.
Manda anche wup vocali così.
E' bello ridere e far ridere - anche di me stessa e anche a Natale, e quello mi viene bene.
Cambio punto di vista, e Babbo Natale lo cerco dentro, magari proprio come quell'altro che non conosciamo o riconosciamo dentro di noi. Quello che non crediamo neanche esista.
Potrebbe essere un surfista, tra le onde della vita. che ci porta doni e movimento, cadute e risalite, velocità e divertimento.
Invece di pensare ai giorni che verranno, guardo indietro e faccio il bilancio dei doni che ho avuto quest'anno.
Durante tutto l'anno.
E di questo ringrazio, chi mi è stato vicino, chi è diventato mio amico, chi lo è da tanto, le scuole e gli allievi, i partecipanti ai corsi, i clienti che hanno salutato con affetto e riconoscenza del lavoro fatto insieme.
Ringrazio la salute che è tornata, lasciandomi di nuovo sentire com'è meraviglioso sentirmi non ancora forte ma non più debole.
Accorgermi che le mie gambe sono ferme e spedite, forti e affidabili mentre cammino per strada.
Ne ho parlato in questo blog negli anni scorsi [qui, qui e qui], e dunque aggiungo quello che mi sembra nuovo.
Cioè, ho letto da qualche parte, che il Natale che ci portiamo dentro è quello che riciccia ogni Natale, come le palle conservate e gli alberi ecologici tutti ammaccati dalle scatole.
Non cambia quella sensazione che abbiamo conosciuto.
Se è stata brutta, lo resta.
Il passato non può essere cambiato, le lucette rotte vanno cambiate coi led, prima che tutta casa prenda fuoco in quel voler insistere per forza a far funzionare tutto e usare, senza buttare mai.
Io annaspo tra i giorni di Natale, come a trattenere il fiato, come davanti ad discesa ripida e ghiacciata con gli sci, come voler mettere gli occhiali da sole per troppa luce, cercare di saltare senza pensare, contare alla rovescia sì, ma i giorni che mancano alla fine.
E' una lotta interiore continua, tra i "dovresti essere felice" e i "chi è che lo dice",
tra accettare i ricordi che non sbiadiscono mai e pregare di averne di nuovi e positivi da sostituire ed affiancare a quelli brutti, così da raddrizzare l'albero.

Come le foto con Gugu, da quando è nata ad oggi.
Manda anche wup vocali così.
E' bello ridere e far ridere - anche di me stessa e anche a Natale, e quello mi viene bene.
Cambio punto di vista, e Babbo Natale lo cerco dentro, magari proprio come quell'altro che non conosciamo o riconosciamo dentro di noi. Quello che non crediamo neanche esista.
Potrebbe essere un surfista, tra le onde della vita. che ci porta doni e movimento, cadute e risalite, velocità e divertimento.
Invece di pensare ai giorni che verranno, guardo indietro e faccio il bilancio dei doni che ho avuto quest'anno.
Durante tutto l'anno.
Ringrazio la salute che è tornata, lasciandomi di nuovo sentire com'è meraviglioso sentirmi non ancora forte ma non più debole.
Accorgermi che le mie gambe sono ferme e spedite, forti e affidabili mentre cammino per strada.
Grazie Babbo Natale.
Quello dentro di me e dentro di te che stai leggendo.
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