Ubriacata di libri, quest'anno più di sempre, così che storie lontanissime si ricompongono e formano un ordine nuovo, connessioni, riflessioni.
La storia che ricreo è la condizione di donna, i sensi di colpa e il senso di lealtà alla famiglia, i sacrifici, e il lavare i panni in casa, l'essere strega perché bella, escluse perché belle, odiate e violate perché belle.
Vilipese perché brutte, escluse perché povere, osteggiate perché colte e ricche.
Intelligenti e donne.
Non sapere chi si è senza un uomo che ti definisca, non conoscere i propri confini se non sbagliando.
Le invidie delle altre donne, e in modo molto più doloroso, le guerre di quelle stesse donne che ci hanno creato, le mamme, che ci vogliono diverse, piegare, sconfiggere, celando le critiche feroci sotto un falso vittimismo, dietro la manipolazione di "lo faccio per te".
La violenza di un dialetto usato come martello per conficcare in testa, per svalutare, per insultare con più forza.
La violenza degli uomini fatta di pugni, botte, sangue e occultata, scusata sempre da altre donne, perché c'è sempre un motivo, perché te lo sei meritato.
Quello di sentirti migliore, di aver usato un tono troppo presuntuoso, o quello di aver pensato che le cose possono cambiare con le parole, con lo studio, con l'impegno.
La speranza e l'ingenuità di potersi migliorare.
Le donne.
Le due amiche di Elena Ferrante, Lina e Lenù; Eugenia e il suo paio d'occhiali nel Mare non bagna Napoli della Ortese (chi vuole può leggere e/o ascoltate qui il racconto).
Finanche Gioconda Belli, autrice del bellissimo "la donna abitata", rivoluzionaria e femminista, nel suo autobiografico "Il paese sotto la pelle"
Ancora una volta eravamo donne delle caverne e permettevamo che un uomo ci dominasse …
Gli uomini, padroni, villani, arricchiti e mafiosi.
Violenti con le mani con i piedi con i membri, con accuse che non stanno in piedi, ma uccidono e bruciano.
Gli uomini inquisitori e torturatori della Chiesa, in Gabriel Garcia Marquez -Dell'amore e di altri demoni- e nella Chimera di Vassalli.
Tutti Arcangeli con la spada sguainata (cit.Vassalli) si accaniscono con crudeltà, su donne giovanissime, appena affacciate alla vita.
Donne da affogare appena nate, donne che ancora oggi quando sento "auguri e figli maschi" sento l'orrore e la svalutazione di quella frase.
Secoli passati a lottare, per sconfiggere la miseria fuori e dentro di noi, dentro le nostre stesse case.
Nessuna può sottrarsi, alla scoperta di sé e di ciò che potrà disporre della sua vita e ciò che la vita disporrà per noi.
Assisto alle storie di carta e alle storie di carne.
Vedo ognuno responsabile, anche chi si siede per strada e aspetta, chi corre e si affanna, chi fa lo sgambetto a chi ce la sta facendo.
Chi ti toglie il saluto, perché si sente offeso ma dimentica di averla fatta quell'offesa, non ricevuta.
Non vede che il saluto che esclude l'altro taglia via una parte di sé, e senza voler vedere rinuncia un pezzo alla volta.
L'inganno e la perdita è prima di sé stessi, della propria luce, potenzialità, speranze, stima.
Amore per sé.
Paola Bonavolontà
La storia che ricreo è la condizione di donna, i sensi di colpa e il senso di lealtà alla famiglia, i sacrifici, e il lavare i panni in casa, l'essere strega perché bella, escluse perché belle, odiate e violate perché belle.
Vilipese perché brutte, escluse perché povere, osteggiate perché colte e ricche.
Intelligenti e donne.
Non sapere chi si è senza un uomo che ti definisca, non conoscere i propri confini se non sbagliando.
Le invidie delle altre donne, e in modo molto più doloroso, le guerre di quelle stesse donne che ci hanno creato, le mamme, che ci vogliono diverse, piegare, sconfiggere, celando le critiche feroci sotto un falso vittimismo, dietro la manipolazione di "lo faccio per te".
La violenza di un dialetto usato come martello per conficcare in testa, per svalutare, per insultare con più forza.
La violenza degli uomini fatta di pugni, botte, sangue e occultata, scusata sempre da altre donne, perché c'è sempre un motivo, perché te lo sei meritato.
Quello di sentirti migliore, di aver usato un tono troppo presuntuoso, o quello di aver pensato che le cose possono cambiare con le parole, con lo studio, con l'impegno.
La speranza e l'ingenuità di potersi migliorare.
Le donne.
Le due amiche di Elena Ferrante, Lina e Lenù; Eugenia e il suo paio d'occhiali nel Mare non bagna Napoli della Ortese (chi vuole può leggere e/o ascoltate qui il racconto).
Finanche Gioconda Belli, autrice del bellissimo "la donna abitata", rivoluzionaria e femminista, nel suo autobiografico "Il paese sotto la pelle"
Ancora una volta eravamo donne delle caverne e permettevamo che un uomo ci dominasse …
Gli uomini, padroni, villani, arricchiti e mafiosi.
Violenti con le mani con i piedi con i membri, con accuse che non stanno in piedi, ma uccidono e bruciano.
Gli uomini inquisitori e torturatori della Chiesa, in Gabriel Garcia Marquez -Dell'amore e di altri demoni- e nella Chimera di Vassalli.
Tutti Arcangeli con la spada sguainata (cit.Vassalli) si accaniscono con crudeltà, su donne giovanissime, appena affacciate alla vita.
Donne da affogare appena nate, donne che ancora oggi quando sento "auguri e figli maschi" sento l'orrore e la svalutazione di quella frase.
Secoli passati a lottare, per sconfiggere la miseria fuori e dentro di noi, dentro le nostre stesse case.
Nessuna può sottrarsi, alla scoperta di sé e di ciò che potrà disporre della sua vita e ciò che la vita disporrà per noi.
Assisto alle storie di carta e alle storie di carne.
Vedo ognuno responsabile, anche chi si siede per strada e aspetta, chi corre e si affanna, chi fa lo sgambetto a chi ce la sta facendo.
Chi ti toglie il saluto, perché si sente offeso ma dimentica di averla fatta quell'offesa, non ricevuta.
Non vede che il saluto che esclude l'altro taglia via una parte di sé, e senza voler vedere rinuncia un pezzo alla volta.
L'inganno e la perdita è prima di sé stessi, della propria luce, potenzialità, speranze, stima.
Amore per sé.
Paola Bonavolontà
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