Capita di frequente di ascoltare discorsi di donne, o di leggerli sui social.
Delusioni sui maschi disattenti, o estremamente sbrigativi, interessati a dettagli, pezzi, usi, consumi anche piuttosto brevi dei corpi femminili.
Siamo tutti (?) corresponsabili di questi cambiamenti, comprese le nostre mamme e nonne, le nostre esposizioni di donne, le insicurezze, il correre dietro a modelli che ci vogliono belle e provocanti, truccate e disponibili, piuttosto svestite spesso e silenti.
Gonfiate, siliconate, perfette e plasticate.
Non riesco a riconoscermi nella perfezione, ma mi accorgo di averla in passato rincorsa.
Cercare di comprendere cosa vogliono gli altri da te e tu cosa devi fare o essere o come ti devi comportare.
Come se dentro tutto potesse cambiare forma, e fornire all'altro quello che desidera, impacchettandolo.
(Ho scoperto poi che questa cosa brutta qui potrebbe dirsi un tratto istrionico).
Sono passati anni e per il tanto lavoro per fortuna ho riscoperto me, la dignità di poter essere quella che sono, poter dire cosa penso, certo senza offendere nessuno, ma senza esserne offesa.
Farmi venire le rughe persino, e prendere qualche chilo (20 in più dai miei anni di di ossa trasparenti alla rincorsa della bellezza).
Confinare le aspettative degli altri e le invasioni altrui, riconoscere il mio pezzo di voler piacere a tutti e non capire come si fa.
Quando ritaglio le riviste per collezionare immagini per i miei laboratori mi accorgo di quanto son cambiata e di quanto ho inseguito nuovi modelli: quelli interiori.
Ma sarebbe durissima confrontarsi con quelle centinaia di donne in vetrina, in atteggiamenti scomodi, senza calze e con le gambe al vento anche in pieno inverno.

I modelli sono provocati sì dalla pubblicità , ma accolti da tantissime di noi donne "comuni", che su FB ci esponiamo come vediamo fare, con bocche a gallina e pose da gallina.
I profili includono lati posteriori (quando si può ma anche quando non si può), e pose yeahyeah.
In tutto questa esposizione di carni, si perde l'anima, l'attenzione ad essa, e finanche il senso di un suo valore, che interessi in fondo a qualcuno quello che abbiamo dentro.
Che sia disposto a voler scoprire, visto che c'è già tanto di esposto, che ci sia un uomo che voglia ascoltare invece di sfogliare e scegliere ancora, come da un catalogo, una donna da usare.
Così siamo tutti confusi, su chi siamo davvero e su come comportarci, come sedurre, come se la seduzione fosse tutta la relazione, e non solo un singolo pezzo di un intero molto più grande.
Ed anche parlante.
Si perde la speranza e la competenza emotiva di poter creare e costruire relazioni.
Fin qui sono considerazioni mie.
Lascio completare il quadro a Galimberti.
[...] è vero che la donna è più corpo del maschio (così vuole la natura che l' ha incaricata della generazione), ma il corpo per lei non è limitato agli organi sessuali, com'è nella percezione maschile spaventosamente limitata.
Per le donne il corpo è un tramite per dispiegare orizzonti di interiorità che, dischiusi ( nel caso non si siano già adeguate al modello maschile), generano sensibilità , arte, scrittura, e in generale tutto ciò che siamo abituati a chiamare 'anima'.
Per entrare in comunicazione con loro è tuttavia necessario che gli uomini scoprano la propria anima, la loro parte femminile, che spesso non hanno o tendono a nascondere il più possibile, fino a perderne le tracce.
E questo accade perché il modello maschile diffuso è quello dell' uomo tutto d' un pezzo, anche se è con quell' altro pezzo, quello rimosso, che si può entrare in relazione col mondo femminile.
L' altro pezzo non è la dolcezza melensa o lo sdilinquimento ridicolo, ma la capacità di ascoltare le narrazioni femminili, con la sensibilità di chi va oltre la narrazione stessa, per catturarne quanto di allusivo c'è in quella narrazione, quanto di non detto c'è, nel racconto, che vuole essere scoperto e compreso.
Solo dopo è possibile fondersi nei giochi d' amore, che rilanciano altri racconti. La comunicazione è questa, ma ci vuole una grande capacità di ascolto e una curiosità di scoprire quel che la donna cela e nell' immediato non appare.
Per raggiungere questo passaggio d' incanto occorre che il maschio rinunci a celebrare il suo io, pensando ingenuamente di far colpo sulla donna, e si disponga all'ascolto, non tanto di quel che la donna dice, quanto di ciò che lascia intravvedere e intendere col suo dire.
Ne siamo all'altezza ?
( tratto da Risponde Umberto Galimberti, D la Repubblica di Sabato 21 Febbraio 2015 )
Delusioni sui maschi disattenti, o estremamente sbrigativi, interessati a dettagli, pezzi, usi, consumi anche piuttosto brevi dei corpi femminili.
Siamo tutti (?) corresponsabili di questi cambiamenti, comprese le nostre mamme e nonne, le nostre esposizioni di donne, le insicurezze, il correre dietro a modelli che ci vogliono belle e provocanti, truccate e disponibili, piuttosto svestite spesso e silenti.
Gonfiate, siliconate, perfette e plasticate.
Non riesco a riconoscermi nella perfezione, ma mi accorgo di averla in passato rincorsa.
Cercare di comprendere cosa vogliono gli altri da te e tu cosa devi fare o essere o come ti devi comportare.
Come se dentro tutto potesse cambiare forma, e fornire all'altro quello che desidera, impacchettandolo.
(Ho scoperto poi che questa cosa brutta qui potrebbe dirsi un tratto istrionico).
Sono passati anni e per il tanto lavoro per fortuna ho riscoperto me, la dignità di poter essere quella che sono, poter dire cosa penso, certo senza offendere nessuno, ma senza esserne offesa.
Farmi venire le rughe persino, e prendere qualche chilo (20 in più dai miei anni di di ossa trasparenti alla rincorsa della bellezza).
Confinare le aspettative degli altri e le invasioni altrui, riconoscere il mio pezzo di voler piacere a tutti e non capire come si fa.
Quando ritaglio le riviste per collezionare immagini per i miei laboratori mi accorgo di quanto son cambiata e di quanto ho inseguito nuovi modelli: quelli interiori.
Ma sarebbe durissima confrontarsi con quelle centinaia di donne in vetrina, in atteggiamenti scomodi, senza calze e con le gambe al vento anche in pieno inverno.

I modelli sono provocati sì dalla pubblicità , ma accolti da tantissime di noi donne "comuni", che su FB ci esponiamo come vediamo fare, con bocche a gallina e pose da gallina.
I profili includono lati posteriori (quando si può ma anche quando non si può), e pose yeahyeah.
In tutto questa esposizione di carni, si perde l'anima, l'attenzione ad essa, e finanche il senso di un suo valore, che interessi in fondo a qualcuno quello che abbiamo dentro.
Che sia disposto a voler scoprire, visto che c'è già tanto di esposto, che ci sia un uomo che voglia ascoltare invece di sfogliare e scegliere ancora, come da un catalogo, una donna da usare.
Così siamo tutti confusi, su chi siamo davvero e su come comportarci, come sedurre, come se la seduzione fosse tutta la relazione, e non solo un singolo pezzo di un intero molto più grande.
Ed anche parlante.
Si perde la speranza e la competenza emotiva di poter creare e costruire relazioni.
Fin qui sono considerazioni mie.
Lascio completare il quadro a Galimberti.
[...] è vero che la donna è più corpo del maschio (così vuole la natura che l' ha incaricata della generazione), ma il corpo per lei non è limitato agli organi sessuali, com'è nella percezione maschile spaventosamente limitata.

Per entrare in comunicazione con loro è tuttavia necessario che gli uomini scoprano la propria anima, la loro parte femminile, che spesso non hanno o tendono a nascondere il più possibile, fino a perderne le tracce.
E questo accade perché il modello maschile diffuso è quello dell' uomo tutto d' un pezzo, anche se è con quell' altro pezzo, quello rimosso, che si può entrare in relazione col mondo femminile.
L' altro pezzo non è la dolcezza melensa o lo sdilinquimento ridicolo, ma la capacità di ascoltare le narrazioni femminili, con la sensibilità di chi va oltre la narrazione stessa, per catturarne quanto di allusivo c'è in quella narrazione, quanto di non detto c'è, nel racconto, che vuole essere scoperto e compreso.
Solo dopo è possibile fondersi nei giochi d' amore, che rilanciano altri racconti. La comunicazione è questa, ma ci vuole una grande capacità di ascolto e una curiosità di scoprire quel che la donna cela e nell' immediato non appare.
Per raggiungere questo passaggio d' incanto occorre che il maschio rinunci a celebrare il suo io, pensando ingenuamente di far colpo sulla donna, e si disponga all'ascolto, non tanto di quel che la donna dice, quanto di ciò che lascia intravvedere e intendere col suo dire.
Ne siamo all'altezza ?
( tratto da Risponde Umberto Galimberti, D la Repubblica di Sabato 21 Febbraio 2015 )
ecco.
RispondiEliminadico come la vedo io.
io mi stupisco sempre di più di come si preferisca guardare all'aspetto piuttosto che provare a domandarsi cosa ci sia dietro.
è sufficiente fermarsi un attimo davanti a chiunque, e osservare cosa sta facendo, quale sia la sua espressione, cogliere i dettagli, per venire sommersi di informazioni di gran lunga più importanti ed interessanti di quelle che invece sembrano essere essenziali, quelle ancorate agli stereotipi che vogliono la donna bella e silente, e l'uomo tutto d'un pezzo.
e la cosa che più mi stupisce è che spesso, questa visione così artefatta, è stata talmente assorbita da noi donne che siamo le prime a ritenerci in dovere di adeguarci.
io, che da un po' di tempo non mi adeguo più a un bel niente, qualche tempo fa, ridendo, ho buttato lì la frase "io e la parola "sexy" siamo quanto di più lontano ci possa essere"
non ero alla ricerca di conferme, semplicemente in quel momento lo pensavo.
una persona a me vicina mi ha sorriso e mi ha detto "non è mica vero, sai?"
....mi ha ricordato una cosa verissima, e molto importante: se si ha la forza di essere se stesse, o se stessi, il concetto di seduzione viene superato, diventa inutile, anche, perchè la verità che viene da noi è di gran lunga più affascinante di qualsasi trucco, tacco 12 o silicone.
se si ha la forza.
RispondiEliminahai detto bene. se riusciamo a vederci con occhi nuovi e diversi, noi stesse per prime, senza bisogno di aderire ai modelli.
e' difficile, ma si guadagna in libertà e respiro.