Prometto, questo è l'ultimo libro di cui vi parlo,
ioi, chi vuole continuare a seguire i miei "consigli" di parole, potrà seguirmi su
anobii.com/energiacreativa/.
In effetti che senso ha in un blog italiano parlare di libri se gli italiani ne leggono solo uno l'anno?
Se ci sono blog che vivono copiando interi libri e sono tanti, li ho visti, che acclamano la presunta autrice, non rendendosi conto neanche dei cambi stilistici evidenti, dovuti al fatto che gli autori sono infatti altri e tutti diversi?
Me ne vado a parlare delle mie ossessioni da un altra parte, quella di persone ossessionate come me.
In effetti Sabato - Ian McEwan è un libro di un pensatore ossessivo, parla di ciò che accade in un solo giorno, soprattutto nella testa del protagonista.
Pensieri affollano la mente, veloci, velocissimi, ripetitivi, nostalgici, lenti, assurdi.
Rispetto a libri dove, nello stesso numero di pagine si riesce a raccontare una vita intera, che ne so, penso a "La zia Marchesa" di Agnello Hornby, qui sono 24 ore, che sembrano non finire mai.
Ho dovuto superare un fastidio e una repulsione ad una scrittura, ad un ritmo, ad uno stile spaventante, pieno di dettagli chirurgici saltati cercando di tenere gli occhi chiusi fino a quando sarebbero finiti e sperando finissero prima della fine del libro.
Poi, come tutte le cose, ho iniziato a cogliere le analogie.
Passare il tempo - della vita o nel leggere il libro qui metaforicamente, a cercare di evitare il fastidio e sperare che ci sia altro che mi aspetta.
Notare come rincorriamo pensieri che diventano preoccupazioni e poi in un lampo, più forte, qualcosa arriva a fare battere il cuore forte e farci accorgere che le cose che amiamo sono tutte in una stanza, ci arrabbiamo troppo e ci incartiamo di pensieri inutili.
I pericoli sono fuori dalla finestra e poi dentro una stanza, entrano in un giorno che pensavamo fosse di tutto riposo, e mi chiedo allora se il riposo ogni tanto non dobbiamo prenderlo proprio da noi stessi, da quei pensieri inutili che non ci fanno compagnia ma ci tengono in ostaggio.
No, non sto di fatto consigliando di leggerlo.
Mi chiedevo leggendolo perché scegliere questo stile, questa angoscia e questo ritmo se invece posso continuare a sorridere beatamente con Francesco Piccolo?
Ecco, in fondo anche i pensieri possiamo sceglierli noi, e se si affollano inutili, ricoloriamoli.
Se quello che succede nella mente è spaventoso, possiamo scegliere semplicemente altri pensieri.
ioi, chi vuole continuare a seguire i miei "consigli" di parole, potrà seguirmi su
anobii.com/energiacreativa/.
In effetti che senso ha in un blog italiano parlare di libri se gli italiani ne leggono solo uno l'anno?
Se ci sono blog che vivono copiando interi libri e sono tanti, li ho visti, che acclamano la presunta autrice, non rendendosi conto neanche dei cambi stilistici evidenti, dovuti al fatto che gli autori sono infatti altri e tutti diversi?
Me ne vado a parlare delle mie ossessioni da un altra parte, quella di persone ossessionate come me.
In effetti Sabato - Ian McEwan è un libro di un pensatore ossessivo, parla di ciò che accade in un solo giorno, soprattutto nella testa del protagonista.
Pensieri affollano la mente, veloci, velocissimi, ripetitivi, nostalgici, lenti, assurdi.
Rispetto a libri dove, nello stesso numero di pagine si riesce a raccontare una vita intera, che ne so, penso a "La zia Marchesa" di Agnello Hornby, qui sono 24 ore, che sembrano non finire mai.
Ho dovuto superare un fastidio e una repulsione ad una scrittura, ad un ritmo, ad uno stile spaventante, pieno di dettagli chirurgici saltati cercando di tenere gli occhi chiusi fino a quando sarebbero finiti e sperando finissero prima della fine del libro.
Poi, come tutte le cose, ho iniziato a cogliere le analogie.
Passare il tempo - della vita o nel leggere il libro qui metaforicamente, a cercare di evitare il fastidio e sperare che ci sia altro che mi aspetta.
Notare come rincorriamo pensieri che diventano preoccupazioni e poi in un lampo, più forte, qualcosa arriva a fare battere il cuore forte e farci accorgere che le cose che amiamo sono tutte in una stanza, ci arrabbiamo troppo e ci incartiamo di pensieri inutili.
I pericoli sono fuori dalla finestra e poi dentro una stanza, entrano in un giorno che pensavamo fosse di tutto riposo, e mi chiedo allora se il riposo ogni tanto non dobbiamo prenderlo proprio da noi stessi, da quei pensieri inutili che non ci fanno compagnia ma ci tengono in ostaggio.
No, non sto di fatto consigliando di leggerlo.
Mi chiedevo leggendolo perché scegliere questo stile, questa angoscia e questo ritmo se invece posso continuare a sorridere beatamente con Francesco Piccolo?
Ecco, in fondo anche i pensieri possiamo sceglierli noi, e se si affollano inutili, ricoloriamoli.
Se quello che succede nella mente è spaventoso, possiamo scegliere semplicemente altri pensieri.
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