Da adolescente pensavo che le dipendenze fossero solo le droghe, quelle, leggere o pesanti, da cui mi si raccomandava di stare lontano.
Perdere il controllo però non è mai stata una cosa che ho desiderato, e quella fase per fortuna è passata senza che io ci cadessi dentro.
Ho scoperto poi che le dipendenze sono talmente tante che è certo che anche tu ne abbia una.
Tu, cioè anche io.
Sono dipendenze quelle da farmaci, da televisione, da internet, da relazioni, dal gioco, sigarette, alcol, pillolette varie, dal rifiuto amoroso (!!), dal cibo.
Sicuro ne dimentico qualcuna, aggiungi pure quella che ti viene in mente.
Una delle mie, che ho sempre considerato piuttosto innocua rispetto alle altre, sono i libri.
Compro, leggo, accumulo, non so dove mettere. Resto sveglia per finirli, ma non un ultima pagina e poi vado, no, tutto il libro proprio, a volte per interi giorni. Dovrei dormire e leggo, dovrei cucinare e leggo, avrei da mettere ordine, lavorare, fare telefonate, e invece no, ancora 5 minuti e poi diventa un ora, e poi la notte è finita.
Nella intensa pioggia estiva che mi ha fatto compagnia per tutta la durata della vacanza, l'unica positiva è che ho cercato di uscire fuori da quelle atmosfere bagnate e senza sole, proprio con i miei libri.
Ecco che mi imbatto in uno sulle dipendenze, ma su una strana forma di dipendenza, quella di cui non si parla, se non per sentito dire e quando riguarda vips.
Il titolo del libro è "Soffocare", l'autore Chuck Palahniuk, nelle copertine lo si definisce "idolo dei giovani" e "pulp" e "grottesco".
Io sono l'eccezione delle tre definizioni: uscita per anagrafe dal cluster dei giovani, il pulp mi fa impressione e il grottesco lo trovo già ridondante in troppe persone.
Per me Palahniuk è poetico, trovo che i suoi racconti lascino una speranza, una luce, oltre che amarezza o risate.
L'ho conosciuto prima dalle frequenti citazioni che girano su internet e poi mi sono decisa. In realtà non è il primo che leggo suo, ma se vi dicessi il titolo dell'altro chissà cosa pensereste di me (dipendenza dall'altrui approvazione).
Soffocare è un divertente trattato psicologico/medico, che ci fa partecipare a come un bambino, ovvero il protagonista della storia, diventi da grande un dipendente sessuale.
Credo sia impossibile non entrare in empatia con questo personaggio, non provare una enorme tenerezza, il che lo so, detto così, prima che lo leggiate, sembra strano.
Spende l'autore una o forse più di una pagina al principio sul convincere a non leggere, una specie di "lasciate ogni speranza o voi che entrate", perché il ragazzino di cui parla è davvero stupido.
Eccolo subito, quel meccanismo che sui libri di testo si fa fatica a capire: il bambino non amato, maltrattato etcetc salverà sempre i genitori, e si darà tutta la colpa.
Già. Va proprio così.
Questo libro va letto, non credo abbia scene di sesso che possano turbare, almeno non quanto la storia, e i personaggi che continuano a parlare anche giorni dopo averlo finito quel libro.
O forse soffro (anche) di allucinazioni.
Tre citazioni in chiusura.
Le dipendenze, disse, sono solo uno dei tanti modi per curare lo stesso problema. Le droghe, la bulimia, l’alcol, il sesso, sono strumenti per trovare un po’ di pace. Per sfuggire a ciò che conosciamo. A quello che ci insegnano.
"Sì, forse abbiamo fatto a pezzi il mondo, ma adesso non abbiamo idea di come ricostruirlo."
"La mia generazione ha sempre ridicolizzato tutto quanto, ma il mondo non è migliorato di tanto così. Abbiamo passato tanto di quel tempo a giudicare quello che avevano creato gli altri che, alla fine, di nostro abbiamo creato ben poco. Nella ribellione io mi ci nascondevo. Usavamo la critica come finto strumento di partecipazione. Sembra che abbiamo fatto chissà cosa, ma in realtà non abbiamo combinato proprio niente."
Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi.
Perdere il controllo però non è mai stata una cosa che ho desiderato, e quella fase per fortuna è passata senza che io ci cadessi dentro.
Ho scoperto poi che le dipendenze sono talmente tante che è certo che anche tu ne abbia una.
Tu, cioè anche io.
Sono dipendenze quelle da farmaci, da televisione, da internet, da relazioni, dal gioco, sigarette, alcol, pillolette varie, dal rifiuto amoroso (!!), dal cibo.
Sicuro ne dimentico qualcuna, aggiungi pure quella che ti viene in mente.
Una delle mie, che ho sempre considerato piuttosto innocua rispetto alle altre, sono i libri.
Compro, leggo, accumulo, non so dove mettere. Resto sveglia per finirli, ma non un ultima pagina e poi vado, no, tutto il libro proprio, a volte per interi giorni. Dovrei dormire e leggo, dovrei cucinare e leggo, avrei da mettere ordine, lavorare, fare telefonate, e invece no, ancora 5 minuti e poi diventa un ora, e poi la notte è finita.
Nella intensa pioggia estiva che mi ha fatto compagnia per tutta la durata della vacanza, l'unica positiva è che ho cercato di uscire fuori da quelle atmosfere bagnate e senza sole, proprio con i miei libri.
Ecco che mi imbatto in uno sulle dipendenze, ma su una strana forma di dipendenza, quella di cui non si parla, se non per sentito dire e quando riguarda vips.
Il titolo del libro è "Soffocare", l'autore Chuck Palahniuk, nelle copertine lo si definisce "idolo dei giovani" e "pulp" e "grottesco".
Io sono l'eccezione delle tre definizioni: uscita per anagrafe dal cluster dei giovani, il pulp mi fa impressione e il grottesco lo trovo già ridondante in troppe persone.
Per me Palahniuk è poetico, trovo che i suoi racconti lascino una speranza, una luce, oltre che amarezza o risate.
L'ho conosciuto prima dalle frequenti citazioni che girano su internet e poi mi sono decisa. In realtà non è il primo che leggo suo, ma se vi dicessi il titolo dell'altro chissà cosa pensereste di me (dipendenza dall'altrui approvazione).
Soffocare è un divertente trattato psicologico/medico, che ci fa partecipare a come un bambino, ovvero il protagonista della storia, diventi da grande un dipendente sessuale.
Credo sia impossibile non entrare in empatia con questo personaggio, non provare una enorme tenerezza, il che lo so, detto così, prima che lo leggiate, sembra strano.
Spende l'autore una o forse più di una pagina al principio sul convincere a non leggere, una specie di "lasciate ogni speranza o voi che entrate", perché il ragazzino di cui parla è davvero stupido.
Eccolo subito, quel meccanismo che sui libri di testo si fa fatica a capire: il bambino non amato, maltrattato etcetc salverà sempre i genitori, e si darà tutta la colpa.
Già. Va proprio così.
Questo libro va letto, non credo abbia scene di sesso che possano turbare, almeno non quanto la storia, e i personaggi che continuano a parlare anche giorni dopo averlo finito quel libro.
O forse soffro (anche) di allucinazioni.
Tre citazioni in chiusura.
Le dipendenze, disse, sono solo uno dei tanti modi per curare lo stesso problema. Le droghe, la bulimia, l’alcol, il sesso, sono strumenti per trovare un po’ di pace. Per sfuggire a ciò che conosciamo. A quello che ci insegnano.
"Sì, forse abbiamo fatto a pezzi il mondo, ma adesso non abbiamo idea di come ricostruirlo."
"La mia generazione ha sempre ridicolizzato tutto quanto, ma il mondo non è migliorato di tanto così. Abbiamo passato tanto di quel tempo a giudicare quello che avevano creato gli altri che, alla fine, di nostro abbiamo creato ben poco. Nella ribellione io mi ci nascondevo. Usavamo la critica come finto strumento di partecipazione. Sembra che abbiamo fatto chissà cosa, ma in realtà non abbiamo combinato proprio niente."
Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi.
Stinchi di santo o sessodipendenti.
Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.
Se ti va, dimmi com'è andata la lettura, se ti è piaciuto, cosa ti ha colpito, cosa hai sottolineato, riletto e fatto tuo.
p.s.
Non è giusto racchiudere il libro nella etichetta unica della dipendenza. E' anche un analisi lucidissima sulla genitorialità folle, inadeguata, sul genitore che travolge e usa il figlio, riempiendolo di sguardi errati sul mondo. E' un libro con uno sguardo pietosissimo- nel senso di pietas latina- sulla vecchiaia, passando per la generosità e l'altruismo.
E' un libro dove frasi o interi discorsi possono essere meravigliose quando estrapolate dal contesto, follia pura nella bocca di chi le pronuncia.
Credersi buoni, unici salvatori, depositari di verità e fare tanto male.
Chuck è un opportunità di crescita, di riflessione. O semplicemente, una buona lettura.
Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.
Se ti va, dimmi com'è andata la lettura, se ti è piaciuto, cosa ti ha colpito, cosa hai sottolineato, riletto e fatto tuo.
p.s.
Non è giusto racchiudere il libro nella etichetta unica della dipendenza. E' anche un analisi lucidissima sulla genitorialità folle, inadeguata, sul genitore che travolge e usa il figlio, riempiendolo di sguardi errati sul mondo. E' un libro con uno sguardo pietosissimo- nel senso di pietas latina- sulla vecchiaia, passando per la generosità e l'altruismo.
E' un libro dove frasi o interi discorsi possono essere meravigliose quando estrapolate dal contesto, follia pura nella bocca di chi le pronuncia.
Credersi buoni, unici salvatori, depositari di verità e fare tanto male.
Chuck è un opportunità di crescita, di riflessione. O semplicemente, una buona lettura.
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