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La maggior parte delle persone si ammala per non saper esprimere quello che vede e quello che pensa. Il libro dell'Inquietudine - Fernando Pessoa |
Ho sentito tante volte chiedere scusa da una persona perché piangeva.
Scusa si dovrebbe chiedere quando facciamo male a qualcuno, se stiamo tradendo una promessa, infrangendo un patto, non mentre ci stiamo consentendo, semplicemente, di sentire il dolore, la tristezza e stiamo togliendo il carico da dentro e lo lasciamo finalmente scivolare un po' fuori.
Ho sentito chiedermi scusa da un signore perché mi stava permettendo di tenergli la porta aperta mentre lui era carico di pesi.
Mi ha proprio detto "scusi se mi sono fatto aiutare".
Questo stesso uomo, grande e molto piazzato, dopo una settimana aveva un piede rotto, e sarà costretto a farsi aiutare, ad essere dipendente da altri, non più l'unico che si sobbarca pesi per gli altri.
Il corpo reclama l'attenzione che facciamo finta di non sentire, fin quando ci costringe a farlo.
Si, anche con una caduta. Non è una vendetta, è un tentativo di contatto, di salvezza profonda.
Di dirti fermati, c'è qualcosa che stai dimenticando.
Fai qualcosa per cambiare, per riconnetterti a te e al mondo intorno.
Ma in fondo è sempre più facile prendere una pillola, è figo bere, ma non scegliere davvero qualcosa che ci fa bene.
Un percorso, un incontro, un riprendere respiro.
Oggi leggevo questo articolo sul mal di testa da controllo.
Controllo di che?
Delle emozioni, di queste maledette che non stanno al posto loro, che ci vorrebbe un interruttore da tenere sempre su off, ed invece eccole che trovano il modo di venire a martellarci in testa.
Siamo stati cresciuti con non si piange perché dai fastidio - o è da femminuccia, ed anche noi femminucce ci sentivamo svalutate a sentirci chiamare così mentre si diceva a un maschio di non fare come noi.
Deboli.
Come se fosse necessario a tutti i costi (infatti ne paghiamo il costo ogni giorno) essere forti ed invincibili.
Le espressioni di gioia? Le risate improvvise?
Sono esagerate, sguaiate, volgari.
Cosa resta esprimibile?
Non la gioia, non la tristezza, non la debolezza.
Meno che mai la rabbia.
Solo una facciata falsa che lascia il vuoto dentro.
Fai una cosa, la prossima volta che qualcuno ride, di gusto e di cuore, fatti scendere quella risata nella pancia e lascia il giudizio.
E se proprio ce l'hai, tienitelo, è tuo.
Lascia libero chi vuole di essere lieto.
Del doman non vi è certezza, chi vuol esser lieto sia. Lorenzo de' Medici
Proprio oggi che c'é molta rabbia....arriva un post cosÃ.....
RispondiEliminaimmagino. rabbia di invadenza, rabbia di giudizio, rabbia di presunzione. rabbia verso chi si erge a giudice.
RispondiEliminac'è quel che c'è. e non so perché, mi vien da dire, a volte meglio sentirla la rabbia che non accorgersi dell'invasione.