L’Amore non muore mai di morte naturale.
Muore per abbandono, per cecità, per indifferenza, per averlo dato per scontato, per inanità, per non essere stato coltivato.
Le omissioni sono più letali degli errori consumati.
Anaïs Nin
Crediamo di poter rinviare, fregarcene del modo in cui trattiamo gli altri, o peggio li ignoriamo.
Crediamo di lasciar che le cose restino lì, a prendere polvere.
Cose, persone e relazioni.
Tanto sono lì per noi, crediamo.
Possiamo riprenderle quando vogliamo, se mai ci accorgessimo di volerle ancora e che in effetti
meritano la nostra attenzione, il nostro impegno quotidiano.
Impegno?
Parola uscita dal vocabolario in una società sempre più narcisista.
Impariamo anche a nutrirle le cose, e le persone e le relazioni.
Ad accorgerci ogni giorno che non sono scontate, dovute, assicurate.
Un terreno che lasciamo incolto viene curato da qualcun altro che si vuole bene.
Se il terreno incolto è dentro di noi, incolto resta.
A spaccare le zolle e a volere acqua e nutrimento, a urlare, e di nuovo a pretendere che sia qualcun altro che se ne prenda cura
Perché alcune persone pensano che la loro esistenza sia fatta solo di pretese,
anche se prendono a calci, anche se vomitano sul divano buono di quell'altro.
Omettono. Omettono di considerare il loro contributo nella relazione.
O nella non relazione.
Omettono di accorgersi della loro violenza.
Anche una preghiera lo dice "parole, opere e omissioni".
Chi chiude gli occhi sulla propria violenza, pensa di essere stato ingiustamente trattato ed abbandonato.
Ma ha abbandonato per primo. Omettendo anche la carezza di un saluto.
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