Qualche giorno fa ho letto su un diario che era arrivata "una notizia che ha tolto colore a tutto".
La morte toglie i colori e spegne i suoni, tutto intorno e dentro apre uno spazio vuoto e sconfinato.
Oggi ero in chiesa per salutare una persona, cioè per essere vicina a chi quella persona ha lasciato qui.
Tanti pensieri hanno affollato la mia mente, di quanto siano importanti i riti, per salutare, convincersi che qualcosa è successo, che "quel qualcosa" è successo, e cercare di lasciare andare.
Ma quando mai accade.
Ho chiamato tutti i miei colori ad aiutarmi a restare in piedi tra l'odore forte dei fiori, guardavo le vetrate colorate, e le facce attonite e sgomente in cerca di una risposta ed un senso che riempivano le navate.
Chiedevo al rosso di darmi forza e all'arancio e al giallo di farmi da ombrello e proteggermi da tutto quel dolore e lacrime ed aiutarmi a splendere senza spegnermi nel nero dei vestiti indosso.
Poi in attesa di parole di conforto che non sono arrivate da chi troppo spesso perde l'opportunità di lenire ferite, e sceglie parole troppo antiche, troppo lontane dai cuori di chi spera di poter fermare quell'onda fredda che assale.
Sono arrivate invece le parole scritte dei bambini, dei tanti bambini che hanno riaperto gli occhi e hanno potuto vedere di nuovo i colori grazie a lui, quest'uomo dall'aspetto rassicurante e dai modi così gentili che mai faceva pesare di essere un luminare.
Parola perfetta per lui che ridava luce agli occhi, e li riaccendeva di colori.
Così ho trovato la mia risposta, che in fondo è una vita bellissima quella passata a riaccendere i colori degli occhi dei bimbi.
E nel mio infinitamente piccolo anche io in fondo ho scelto di far riscoprire i colori che la gente ha dentro.
La morte toglie i colori e spegne i suoni, tutto intorno e dentro apre uno spazio vuoto e sconfinato.
Oggi ero in chiesa per salutare una persona, cioè per essere vicina a chi quella persona ha lasciato qui.
Tanti pensieri hanno affollato la mia mente, di quanto siano importanti i riti, per salutare, convincersi che qualcosa è successo, che "quel qualcosa" è successo, e cercare di lasciare andare.
Ma quando mai accade.
Ho chiamato tutti i miei colori ad aiutarmi a restare in piedi tra l'odore forte dei fiori, guardavo le vetrate colorate, e le facce attonite e sgomente in cerca di una risposta ed un senso che riempivano le navate.
Chiedevo al rosso di darmi forza e all'arancio e al giallo di farmi da ombrello e proteggermi da tutto quel dolore e lacrime ed aiutarmi a splendere senza spegnermi nel nero dei vestiti indosso.
Poi in attesa di parole di conforto che non sono arrivate da chi troppo spesso perde l'opportunità di lenire ferite, e sceglie parole troppo antiche, troppo lontane dai cuori di chi spera di poter fermare quell'onda fredda che assale.
Sono arrivate invece le parole scritte dei bambini, dei tanti bambini che hanno riaperto gli occhi e hanno potuto vedere di nuovo i colori grazie a lui, quest'uomo dall'aspetto rassicurante e dai modi così gentili che mai faceva pesare di essere un luminare.
Parola perfetta per lui che ridava luce agli occhi, e li riaccendeva di colori.
Così ho trovato la mia risposta, che in fondo è una vita bellissima quella passata a riaccendere i colori degli occhi dei bimbi.
E nel mio infinitamente piccolo anche io in fondo ho scelto di far riscoprire i colori che la gente ha dentro.
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