
Quando sei in un bosco e non sai come uscire, non ti servono i folletti fatati, le magie.
Ti serve qualcuno che la foresta la conosce e ti prende per mano e ti porta fuori di là.
Che ti rassicura, perché sa che è possibile, e può usare le sue parole per motivarti a credere e a muovere, un passo dopo l'altro dopo l'altro.
Può essere suadente oppure direttivo, a seconda di come serve. Accogliente o severo.
Il problema è che, a causa di alcuni sconsiderati scorretti etc.etc, le persone abbiano paura a farsi prendere per mano.
Così le paure si sommano a quelle dell'essere nel bosco, a quelle di trovare qualcuno che non sai se è orco o cacciatore, se ti salverà o ti scaverà la fossa.
Alla paura di avere qualcosa che non va, al non saper comprendere quando è ora di chiamare aiuto, che sta scendendo il buio, e verrà il freddo della notte, e bisogna aspettare il sorgere del sole predisponendosi al meglio, limitando il freddo ed altra solitudine e paura.
Nei miei ricordi più intimi e privati, c'è un episodio, accaduto forse 15 o 20 anni fa.
(ancora prima di questo oppure questo).
Stagione dei monsoni Thailandia.
Pieno della giungla.
Scarpe sbagliate, continuavo a cercare di andare avanti, scivolando indietro di due passi.
Cercavo di avanzare con tutte le mie forze, cadendo nel fango con la faccia, rialzandomi con le unghie.
Cercando di essere al passo coi compagni di viaggio, più veloci, più attrezzati e forse più abituati di me a quelle condizioni.
Dal nulla appare una donna anziana.
Piccola, ancora più piccola di me, con un viso rugoso e saggio e rassicurante.
Indossava semplici infradito di plastica, con le quali io non avrei fatto un solo passo in quella melma allo stesso tempo scivolosa e incollante.
Senza dirmi una sola parola mi prende la mano e mi accompagna fuori.
Stabile, determinata, senza incertezze.
Appena fuori, mi giro per poter trovare un modo per ringraziare un servizio d'amore impagabile, ma era già scomparsa, com'era arrivata.
Quella figura continua ad essere nei miei ricordi e nella mia gratitudine.
Una figura di sostegno ti aiuta il tempo che serve. Senza trattenerti oltre.
Senza fronzoli e finzioni.
Oggi, davanti a tante lotte, barricate, caccia alle streghe, mi spiace solo che stiamo solo rendendo più arduo il ricorso all'aiuto da parte di chi ha bisogno.
La strada non è sparare a zero su chi può davvero aiutare.
Una mano è una mano se è solo una mano quella che serve.
Ma in quel momento preziosa e vitale.
Facciamo la lotta a chi dice le bugie. Da qualunque schieramento venga.
Blocchiamo chi vende fumo e terapie per le quali non ha studiato, a chi rifa i denti e non è dentista, a chi vuole ristrutturare e avrebbe solo le capacità per ridipingere una stanza, a chi provoca danno, ancora più crudele perché è lì dove c'è bisogno di aiuto e la porta, dopo le fregature, si chiude per sempre.
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