In questi giorni concludo la docenza all'università americana.
Nonostante la mia esperienza di vita lavorativa in USA, il mondo accademico è altro.
I ragazzi non si sono ancora confrontati con la reale vita aziendale, con quello che richiede, rapidità, flessibilità, apertura mentale.
Disponibilità al nuovo.
Quel nuovo che accade. L'imprevedibile, quello che non c'è scritto nei libri.
Sono ancora alla ricerca della rassicurante modalità che conoscono: quella delle multiple choises ovvero esami che prevedono 4 risposte, di cui una sicuramente giusta e le altre sbagliate.
Quelle che se anche non hai studiato, forse la risposta giusta la puoi beccare uguale.
Quelle dove i voti A, B, C etc sono espressi su una media certa matematica.
Le domande che conosciamo noi, quelle dove devi organizzare un discorso, dimostrare di aver compreso il concetto, e saperlo poi esporre è, a paragone, molto più complesso.
Le domande aperte dove puoi venir fuori, imparare ad argomentare, dimostrare il grado di apprendimento, comprensione ed possesso della materia.
Dove però se non sai, non sai.
Quegli svolgimenti che consentivano di conoscere noi stessi, e di farci conoscere, di metterci alla prova, di esprimere complessità, di accettare anche diversità nella risposta di chi, generosamente, dedicava pomeriggi interi a correggere compiti di pagine e pagine.
Con le domande a risposta multipla non devi capire la scrittura, correggere molti compiti prende secondi invece di ore.
Omologanti, obbligate, risolvono un sacco di problemi perché non ti chiedi 100 volte da docente se è giusto assegnare un B o un B meno, un A o un B o un C. Tutto deriva da una formula matematica.
Ripetibile, calcolabile anche da un pc.
Ma davvero sono premianti della persona?
Alla quale si richiede di mettere una crocetta, nulla più.
Non si è interessati a capire, e neanche si vuole. Non c'è tempo.
Perché impelagarsi nella complessità e nella difficoltà poi di dover dimostrare un voto,
difficile da spiegare e comprendere quando non viene da una risposta multipla perciò nera o bianca, sbagliato o giusto.
Nel sistema americano il sufficiente è quasi un insulto.
La scala lo prevede, ma come se non ci fosse. Le uniche lettere accettabili sono B e A.
Il loro GPA ovvero il voto medio va riportato obbligatoriamente sul CV e rivisto più volte in un anno.
Sembra un mondo molto stressante, dove non si può essere "normali" (il nostro 6 o il 18) ma in continua rincorsa di A o B. Eccellenti o molto buoni.
La richiesta è data da un binario, creato da qualcun altro. Al quale puoi rispondere attraverso l'omologazione. Non sei importante tu, il tuo sviluppo, la tua esposizione, il tuo spiegare, dimostrare.
Metti una croce. Quello ti si chiede. Punto e a capo.
Non si può interpretare, scegliere sfumature. Non c'è il tempo per esporre e (forse) non lo si vuole.
Sembrano una garanzia.
Non lo sono per tutti. Non lo sono per persone come me.
Dislessiche.
Sono stata assunta nella prima azienda americana grazie ai 4 o 5 colloqui orali, uno dietro l'altro, nello stesso giorno. Due con le risorse umane, poi con quella che fu il mio capo, poi il capo del mio capo, poi il category capo del capo e per finire al direttore marketing.
Se la valutazione si fosse fermata agli infiniti fogli- rosa- da compilare con le risposte multiple, sarei stata scartata.
Cerchi, quadrati, numeri su linee e su angoli.
Dopo poco tempo le lettere e i numeri per me si confondono.
Non hanno senso, potrebbero essere colori, note, scarabocchi.
Sono equivalenti, lo sforzo che faccio per comprendere, la mia capacità di lettura e di memoria mi impone di ricominciare a leggere le 4 risposte subito dopo averle terminate.
L'invertire alcune parole nella lettura rende semplice sbagliare una risposta perché l'ho letta al contrario. (avete presente quelle risposte tutte molto simili, dove ci sono "non" disseminati più volte in una frase, da rendere un rebus comprendere il contenuto della risposta e dopo un pò sembrano tutte uguali).
Il tempo di cui ho bisogno è maggiore a quello degli altri.
Ammettere questo è ancora difficile, ma contrariamente a quanto si può credere, i dislessici sono geniali.
Le domande a risposta multipla mettono una croce sopra a molte delle nostre capacità.
qui il link al bbc per chi legge anche in inglese
Nonostante la mia esperienza di vita lavorativa in USA, il mondo accademico è altro.
I ragazzi non si sono ancora confrontati con la reale vita aziendale, con quello che richiede, rapidità, flessibilità, apertura mentale.
Disponibilità al nuovo.
Quel nuovo che accade. L'imprevedibile, quello che non c'è scritto nei libri.
Sono ancora alla ricerca della rassicurante modalità che conoscono: quella delle multiple choises ovvero esami che prevedono 4 risposte, di cui una sicuramente giusta e le altre sbagliate.
Quelle che se anche non hai studiato, forse la risposta giusta la puoi beccare uguale.
Quelle dove i voti A, B, C etc sono espressi su una media certa matematica.
Le domande che conosciamo noi, quelle dove devi organizzare un discorso, dimostrare di aver compreso il concetto, e saperlo poi esporre è, a paragone, molto più complesso.
Le domande aperte dove puoi venir fuori, imparare ad argomentare, dimostrare il grado di apprendimento, comprensione ed possesso della materia.
Dove però se non sai, non sai.
Quegli svolgimenti che consentivano di conoscere noi stessi, e di farci conoscere, di metterci alla prova, di esprimere complessità, di accettare anche diversità nella risposta di chi, generosamente, dedicava pomeriggi interi a correggere compiti di pagine e pagine.
Con le domande a risposta multipla non devi capire la scrittura, correggere molti compiti prende secondi invece di ore.
Omologanti, obbligate, risolvono un sacco di problemi perché non ti chiedi 100 volte da docente se è giusto assegnare un B o un B meno, un A o un B o un C. Tutto deriva da una formula matematica.
Ripetibile, calcolabile anche da un pc.
Ma davvero sono premianti della persona?
Alla quale si richiede di mettere una crocetta, nulla più.
Non si è interessati a capire, e neanche si vuole. Non c'è tempo.
Perché impelagarsi nella complessità e nella difficoltà poi di dover dimostrare un voto,
difficile da spiegare e comprendere quando non viene da una risposta multipla perciò nera o bianca, sbagliato o giusto.
Nel sistema americano il sufficiente è quasi un insulto.
La scala lo prevede, ma come se non ci fosse. Le uniche lettere accettabili sono B e A.
Il loro GPA ovvero il voto medio va riportato obbligatoriamente sul CV e rivisto più volte in un anno.
Sembra un mondo molto stressante, dove non si può essere "normali" (il nostro 6 o il 18) ma in continua rincorsa di A o B. Eccellenti o molto buoni.
La richiesta è data da un binario, creato da qualcun altro. Al quale puoi rispondere attraverso l'omologazione. Non sei importante tu, il tuo sviluppo, la tua esposizione, il tuo spiegare, dimostrare.
Metti una croce. Quello ti si chiede. Punto e a capo.
Non si può interpretare, scegliere sfumature. Non c'è il tempo per esporre e (forse) non lo si vuole.
Sembrano una garanzia.
Non lo sono per tutti. Non lo sono per persone come me.
Dislessiche.
Sono stata assunta nella prima azienda americana grazie ai 4 o 5 colloqui orali, uno dietro l'altro, nello stesso giorno. Due con le risorse umane, poi con quella che fu il mio capo, poi il capo del mio capo, poi il category capo del capo e per finire al direttore marketing.
Se la valutazione si fosse fermata agli infiniti fogli- rosa- da compilare con le risposte multiple, sarei stata scartata.
Cerchi, quadrati, numeri su linee e su angoli.
Dopo poco tempo le lettere e i numeri per me si confondono.
Non hanno senso, potrebbero essere colori, note, scarabocchi.
Sono equivalenti, lo sforzo che faccio per comprendere, la mia capacità di lettura e di memoria mi impone di ricominciare a leggere le 4 risposte subito dopo averle terminate.
L'invertire alcune parole nella lettura rende semplice sbagliare una risposta perché l'ho letta al contrario. (avete presente quelle risposte tutte molto simili, dove ci sono "non" disseminati più volte in una frase, da rendere un rebus comprendere il contenuto della risposta e dopo un pò sembrano tutte uguali).
Il tempo di cui ho bisogno è maggiore a quello degli altri.
Ammettere questo è ancora difficile, ma contrariamente a quanto si può credere, i dislessici sono geniali.
Le domande a risposta multipla mettono una croce sopra a molte delle nostre capacità.
qui il link al bbc per chi legge anche in inglese
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