Da sempre spiegare il counseling richiede troppe parole.
Con il rischio di semplificarlo troppo, renderlo all'opposto troppo complicato, lasciar intendere possibili similitudini, o affermare con forza che il counseling è volto al benessere, si focalizza sulle risorse, sul riscoprire, e non sul curare patologie.
Può essere affiancato a chi le cura, ma non inventa o non vuol curare disturbi lì dove non ci sono.
Prevenirli quello si.
Aiutare a funzionare come meritiamo, senza quell'oppressione che sembra accompagnarci da sempre.
Di non potercela fare, di essere affannati, impauriti.
Delusi, invasi. Forti e poi abbattuti come erba al vento.
Contraddittori e spesso in conflitto con noi stessi.
Dentro, a farci la guerra perché amiamo chi non ci ama, desideriamo chi ci tratta male.
Ci accontentiamo di poco, quasi nulla, perché abbiamo smesso di sperare.
Di comunicare, di provarci, di credere in noi stessi e in un futuro migliore.
In un futuro molto vicino, imminente.
Il quotidiano.
Stiamo male da così tanto tempo, che pensiamo sia normale.
Normale rimuginare sulle stesse cose, vedere tutti come nemici.
Stare attenti a non credere, a non farsi ingannare e ferire.
Nel restare distanti ci allontaniamo anche dalla fonte di nutrimento, di condivisione, dagli abbracci e dal calore.
Dal poterci tentare, dal migliorare.
Per Watzlawick, psicoterapeuta, nevrosi e psicosi dipendono da comportamenti e relazioni disfunzionali della persona con se stessa, con gli altri e con il mondo, in breve da un errata comunicazione.
Dedichiamo ore, anni, ad apprendere storia, geografia, latino e matematica.
Economia e tutto quello che abbiamo scelto.
Ci alleniamo in palestra ed in piscina per tenere il nostro corpo in funzione e prepararlo ad una possibile competizione.
Con tutte le arti, musica, danza, pittura, è lo stesso: ci vuole esercizio.
Quando si tratta di comunicazione -dentro di noi e con gli altri -pretendiamo di sapere tutto.
Crediamo che saperci parlare sia semplice e scontato.
Basta aprire la bocca e dar fiato.
Ed invece le nostre parole, espresse e ricacciate, le nostre carezze a noi stessi e ai nostri figli,
diventano degli strumenti arrugginiti, che non sappiamo usare, che usiamo male e spesso per ferirci e per ferire.
Il counseling se volete è l'olio per il nostro motore.
Paola Bonavolontà
Con il rischio di semplificarlo troppo, renderlo all'opposto troppo complicato, lasciar intendere possibili similitudini, o affermare con forza che il counseling è volto al benessere, si focalizza sulle risorse, sul riscoprire, e non sul curare patologie.
Può essere affiancato a chi le cura, ma non inventa o non vuol curare disturbi lì dove non ci sono.
Prevenirli quello si.
Aiutare a funzionare come meritiamo, senza quell'oppressione che sembra accompagnarci da sempre.
Di non potercela fare, di essere affannati, impauriti.
Delusi, invasi. Forti e poi abbattuti come erba al vento.
Contraddittori e spesso in conflitto con noi stessi.
Dentro, a farci la guerra perché amiamo chi non ci ama, desideriamo chi ci tratta male.
Ci accontentiamo di poco, quasi nulla, perché abbiamo smesso di sperare.
Di comunicare, di provarci, di credere in noi stessi e in un futuro migliore.
In un futuro molto vicino, imminente.
Il quotidiano.
Stiamo male da così tanto tempo, che pensiamo sia normale.
Normale rimuginare sulle stesse cose, vedere tutti come nemici.
Stare attenti a non credere, a non farsi ingannare e ferire.
Nel restare distanti ci allontaniamo anche dalla fonte di nutrimento, di condivisione, dagli abbracci e dal calore.
Dal poterci tentare, dal migliorare.
Per Watzlawick, psicoterapeuta, nevrosi e psicosi dipendono da comportamenti e relazioni disfunzionali della persona con se stessa, con gli altri e con il mondo, in breve da un errata comunicazione.
Dedichiamo ore, anni, ad apprendere storia, geografia, latino e matematica.
Economia e tutto quello che abbiamo scelto.
Ci alleniamo in palestra ed in piscina per tenere il nostro corpo in funzione e prepararlo ad una possibile competizione.
Con tutte le arti, musica, danza, pittura, è lo stesso: ci vuole esercizio.
Quando si tratta di comunicazione -dentro di noi e con gli altri -pretendiamo di sapere tutto.
Crediamo che saperci parlare sia semplice e scontato.
Basta aprire la bocca e dar fiato.
Ed invece le nostre parole, espresse e ricacciate, le nostre carezze a noi stessi e ai nostri figli,
diventano degli strumenti arrugginiti, che non sappiamo usare, che usiamo male e spesso per ferirci e per ferire.
Il counseling se volete è l'olio per il nostro motore.
Paola Bonavolontà
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