Troppo facile stare a guardare.
Criticare e distruggere.
Diventare grandi (e qui non intendo solo "adulti" ma proprio "grandi) vuol dire imparare a COSTRUIRE.
Vuol dire mediare, confrontarsi veramente, trovare punti in comune per un bene più grande.
Per la fiducia di chi ci ha scelti, per l'opportunità che non è detto che torna.
(dal ‘faremo’ all' "avremmo potuto fare, avremmo potuto provarci”cit).
Distruggere lo sanno fare tutti, anche i bambini che saltano su un castello di sabbia, che loro o altri, hanno impiegato tempo e pazienza e cura a costruire.
Ci vuole un secondo a distruggere.
Si fa presto a criticare chi FA, a restare inerti coi fucili spianati dietro al primo che si muove, gridiamo: "no, è sbagliato".
"Perché insisti a trovare un accordo?"
Perché altrimenti si resta impantanati nel non si fa, non si può fare, hai sbagliato.
In qualsiasi azienda i manager imparano che per dire no, devi avere qualcosa da proporre invece di.
Quando nei colloqui di aiuto c'è chi è in evidente stato di rifiuto di ogni cosa, di tutto, di tutti (anche di chi gli sta di fronte) gli si chiede:
A COSA DICI SI'?
ecco.
Le cose non si cambiano dicendo solo no.
Le cose non si costruiscono solo con i no.
Le persone non si relazionano solo con i no.
Finanche i macchinari, i computer, cose che si possono programmare, senza emozioni e ferite, possono funzionare grazie ai si.
O ad un ordinata sequenza di no e si.
A volte la prevedibilità è così rilassante.
Questa prevedibilità dei no è solo estenuante.
Criticare e distruggere.
Diventare grandi (e qui non intendo solo "adulti" ma proprio "grandi) vuol dire imparare a COSTRUIRE.
Vuol dire mediare, confrontarsi veramente, trovare punti in comune per un bene più grande.
Per la fiducia di chi ci ha scelti, per l'opportunità che non è detto che torna.
(dal ‘faremo’ all' "avremmo potuto fare, avremmo potuto provarci”cit).
Distruggere lo sanno fare tutti, anche i bambini che saltano su un castello di sabbia, che loro o altri, hanno impiegato tempo e pazienza e cura a costruire.
Ci vuole un secondo a distruggere.
Si fa presto a criticare chi FA, a restare inerti coi fucili spianati dietro al primo che si muove, gridiamo: "no, è sbagliato".
"Perché insisti a trovare un accordo?"
Perché altrimenti si resta impantanati nel non si fa, non si può fare, hai sbagliato.
In qualsiasi azienda i manager imparano che per dire no, devi avere qualcosa da proporre invece di.
Quando nei colloqui di aiuto c'è chi è in evidente stato di rifiuto di ogni cosa, di tutto, di tutti (anche di chi gli sta di fronte) gli si chiede:
A COSA DICI SI'?
ecco.
Le cose non si cambiano dicendo solo no.
Le cose non si costruiscono solo con i no.
Le persone non si relazionano solo con i no.
Finanche i macchinari, i computer, cose che si possono programmare, senza emozioni e ferite, possono funzionare grazie ai si.
O ad un ordinata sequenza di no e si.
A volte la prevedibilità è così rilassante.
Questa prevedibilità dei no è solo estenuante.
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