Passo da una chiusura all'altra.
Le chiusure sono un momento fondamentale in una relazione di counseling.
Come in ogni relazione di vita.
Ci sono persone che non reggono il saluto, e vanno via in silenzio.
A volte senza neanche dire che non torneranno più.
Quelli che possono andare via solo nella distruzione, ed allora provocano, esagerano, rompono.
Il saluto è un momento fondamentale nella nostra vita, pieno di significati.
Sono passato per farti un saluto.
Neanche mi saluti?
Incontro la vicina e neanche mi saluta.
Dopo quello che c'è stato tra noi neanche un saluto.
Ci sono persone che sfuggono il momento finale, che tanto richiama Lei, la morte.
Si fanno lasciare, o lasciano per primi.
Oppure protestano allo sfinimento, al limite della dignità , aggrappandosi, opponendosi con violenza perché non possono sopportare che l'altro vada via.
Non sono in grado di comprendere quell'esplosione lancinante, quel vuoto improvviso e senza fondo che li lascia nel buio e nella disperazione. Il nulla.
Paura dell'abbandono si definisce. Si attua in molti modi.
Impariamo a salutare senza sbattere le porte.
Senza insultare, invalidare, fuggire, nascondersi, incolpare.
C'è chi scompare e poi nel riapparire si aspetta che l'altro abbia atteso senza cambiamenti, e sia pronto a riaccoglierlo.
Questo può accadere, forse.
Perché potremmo anche esser bravi a sceglierci le persone che ci rendono possibile perpetrare le nostre nevrosi.
Altre volte no, sia in una relazione professionale che personale.
Chi è stato mollato così, senza una spiegazione e nel silenzio più totale, può restare distante ad una improvvisa ricomparsa, con toni e parole come se ci si fosse salutati il giorno prima, mentre si è rimasti in un limbo vuoto di azioni e parole per mesi o più.
Quale emozione ci provoca l'essere lasciati? O il lasciare?
Sono due lati identici.
Poiché la comunicazione è un processo circolare comunque partecipiamo a quell'evento, in qualche modo, occulto o evidente.
(Ci sono persone bravissime nel fare cose nell'ombra e nel far sembrare "cattivi" gli altri. per potersi atteggiare a vittime lasciate, cacciate, o incomprese.
Mentre tralasciano di raccontare che hanno sfiancato, aggredito, provocato, con una serie di piccole azioni o inazioni.
es. non scrivere i credits del materiale che utilizzano, non pagare l'affitto, saltare gli incontri, insomma tutto ciò che non appare evidente perché NON avviene ma è grave proprio per quello.
E' l'omissione.
Che fa rima con svalutazione dell'altro, del valore dell'altro come persona o nella sua professione).
Il saluto dicevo è un momento di restituzione:
E' stato bello passare il tempo con te, ora ti lascio e torno alla mia vita.
Ti ringrazio per quello che c'è stato e vado via in pace.
Ai bambini si insegna a salutare, e il non salutare è spesso un segnale di maleducazione (suo e/o dei suoi genitori) di rifiuto, di timidezza...
In una relazione di counseling è rendersi conto dei passi avanti, dei miglioramenti, è permettersi di vederli, di affermarli, di farseli raccontare o di raccontarli.
Di prendere atto di ciò che è successo e ciò che avrebbe potuto ancora accadere ma per qualche motivo non si può o non si vuole.
Devo andare, partire, vivere da un altra parte, occuparmi di altro, interrompere per un po'.
Mi fermo qua e posso affermare di volermi fermare. Va bene così, oltre non voglio andare.
Impariamo a dichiararlo se andiamo via.
Attraversiamo il dolore della separazione, senza evitarlo.
Ascoltiamo cosa ci dice.
Impariamo a salutare quando andiamo via. Impariamo a ringraziare per quello che abbiamo preso.
Non importa se abbiamo pagato (perché dovevamo pagare) ci sono veramente relazioni che non hanno prezzo.
Non lasciamo debiti. Neanche di parole.
Impariamo ad essere giusti.
E' stato bello, ora devo andare.
Mi spiace salutarti eppure sono felice di vederti così sicura di te, il tuo sguardo è più aperto, la tua voce più decisa.
Avrai sempre un posto nel mio cuore.
Namastè*. Buona vita.
La parola namaste* letteralmente significa "mi inchino a te", e deriva dal sanscrito: namas (inchinarsi, salutare con reverenza) e te (a te).
Che fa rima con svalutazione dell'altro, del valore dell'altro come persona o nella sua professione).
Il saluto dicevo è un momento di restituzione:
E' stato bello passare il tempo con te, ora ti lascio e torno alla mia vita.
Ti ringrazio per quello che c'è stato e vado via in pace.
Ai bambini si insegna a salutare, e il non salutare è spesso un segnale di maleducazione (suo e/o dei suoi genitori) di rifiuto, di timidezza...
In una relazione di counseling è rendersi conto dei passi avanti, dei miglioramenti, è permettersi di vederli, di affermarli, di farseli raccontare o di raccontarli.
Di prendere atto di ciò che è successo e ciò che avrebbe potuto ancora accadere ma per qualche motivo non si può o non si vuole.
Devo andare, partire, vivere da un altra parte, occuparmi di altro, interrompere per un po'.
Mi fermo qua e posso affermare di volermi fermare. Va bene così, oltre non voglio andare.
Impariamo a dichiararlo se andiamo via.
Attraversiamo il dolore della separazione, senza evitarlo.
Ascoltiamo cosa ci dice.
Impariamo a salutare quando andiamo via. Impariamo a ringraziare per quello che abbiamo preso.
Non importa se abbiamo pagato (perché dovevamo pagare) ci sono veramente relazioni che non hanno prezzo.
Non lasciamo debiti. Neanche di parole.
Impariamo ad essere giusti.
E' stato bello, ora devo andare.
Mi spiace salutarti eppure sono felice di vederti così sicura di te, il tuo sguardo è più aperto, la tua voce più decisa.
Avrai sempre un posto nel mio cuore.
Namastè*. Buona vita.
La parola namaste* letteralmente significa "mi inchino a te", e deriva dal sanscrito: namas (inchinarsi, salutare con reverenza) e te (a te).
A questa parola è però implicitamente associata una valenza spirituale, per cui può forse essere tradotta in modo più completo come saluto (mi inchino a) le qualità divine che sono in te. Unita al gesto di unire le mani e chinare il capo, potrebbe essere resa con: le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine che sono in te, o anche, meno sinteticamente, unisco il mio corpo e la mente, concentrandomi sul mio potenziale divino, e mi inchino allo stesso potenziale che è in te. In sostanza, dunque, il significato ultimo del saluto è quello di riconoscere la sacralità di ognuno di noi.
Oltre a essere un saluto buddhista, è anche indù, che vuol dire mi inchino alla luce di Dio che c'è in te.
leggi anche: lasciarsi
leggi anche: lasciarsi
Ciao Meraviglia. :)Sono solo passata per un saluto... :**
RispondiEliminaarticolo bellissimo, l'avessi letto prima....Ho imparato a salutare (anche quando non ne ho voglia) e dire addio (anche quando mi pesa) solo da poco e da allora sto molto meglio: il peso si alleggerisce,mi passa il fastidio di qualcosa non chiuso e mi sento più libera! :)
RispondiEliminaTrovo molto di me in questo scritto: soprattutto gli errori che commetto nonostante mi riprometta di correggermi.Grazie, una volta ancora.
RispondiElimina@traficciao meraviglierrima
RispondiElimina@Fedeassolutamente i non saluti lasciano gestalt aperte. pensa che spreco di energie.e quando un cliente va via senza salutare, tocca salutarlo da soli per non restare col portone aperto!
RispondiEliminaNon senseprego. per gli errori ci correggiamo ogni giorno, no?
RispondiEliminaHo spesso considerato l'addio una sconfitta personale. Non ero riuscita a. Quindi non valevo. E dovevo ricominciare da capo. A ritrovarmi. Per farlo mi aggrappavo a qualcuno che mi faceva sentire quanto valessi e così iniziavo nuovamente il gioco. Destinato, per sua stessa natura, ad arrivare a un punto di saluto o di addio.E a mandarmi a terra.Poi ho iniziato a capire. Io non valgo in funzione di chi mi ama o mi approva e la vita è un percorso che ha curve e paesaggi diversi. Io cambio e la vita con me. namasté ... :D
RispondiElimina"...ci sono persone bravissime nel fare cose nell'ombra e nel far sembrare "cattivi" gli altri. per potersi atteggiare a vittime lasciate, cacciate, o incomprese. mentre tralasciano di raccontare che hanno sfiancato, aggredito, provocato, con una serie di piccole azioni o inazioni".Aggiungo che ti fanno sentire in colpa per una vita perché sei stata "cattiva", che disfano in un nanosecondo il tessuto sociale che hai intorno lasciandoti sola a chiederti dove hai sbagliato. Poi ti accorgi che dietro ogni chiusura c'è una nuova partenza, che uno stop è soltanto un momento per riposarsi, raccogliere le idee e ricominciare.E, veramente, il cerchio è chiuso quando riesci a dire grazie per quello che c'è stato.
RispondiEliminail saluto, anche se doloroso, è qualcosa della quale non voglio assolutamente privarmi.cerco sempre di salutare, e se possibile abbracciare.perchè si senta che quel avrai sempre un posto nel mio cuore è vero.namasté :-)
RispondiEliminaBuongiorno, anch'io ti lascio un saluto. Passo sempre di qui, leggo e vado via: vorrei anche salutare, ma penso sempre all'innopportunità (chi ti vuole, chi sei?). Ah, i miglioramenti: sto facendo un esercizio faticoso, per recuperere una parvenza di relazione civile da chi ho fuggito senza dire, senza salutare ed ora non mi saluta più. Novità : pensando alla sua delusione, al suo dolore (ok ok, anche al fatto che nel mio ci affogo..) Vorrei dire: sei ok, scusa ho sbagliato e vorrei tornare indietro, ma anche se non saremo - se non possiamo - essere amici, sei nel mio cuore.
RispondiEliminaMovida a volte ci soffermiamo in chi ci ha detto addio. dimenticandoci che anche noi avremmo fatto lo stesso.la paura dell'addio ci incastra in relazioni finite, concluse, che non ci assomigliano.così, questo mi risuona il tuo commento (bacione namasté)
RispondiEliminaUh che fatica! Saluto, saluto tantissimo. E finisco col trasformare ogni addio in un arrivederci. Sono pezzi di cuore che non riesco a lasciare. In questo momento ho deciso di non salutare più, faccio altro. Raccolgo le idee, energia pura. Aria. Un bel respiro.Poi ci sarà il momento di un caffè "sono passata a salutarti, ho ripreso in mano la mia vita. grazie per quello che è stato"...Speriamo arrivi quel momento lì. In cui dirò anche io grazie, senza cercare qualcosa di nuovo da costruire. Confidenze e carezze troveranno spazio in una scatola chiusa. Presente, per carità , ma chiusa. Adesso è un filo, che non so che spazio ha. Un abbraccioÂ
RispondiEliminaAlechiudere i cerchi è quello che nel mio mestiere si definisce chiudere le gestalt.e penso che siano le ciambelle dei pasticcieri, che possono essere anche senza buco ma restano sempre tonde.sono uscita fuori tema?cmq si chiudere fa bene alla salute. atcì
RispondiEliminaEaglecerto con l'abbraccio ci si spiumaccia un pò.ti ricordi il saluto con la Root 66?ihhhh che soddisfazione. e infatti ancora non ha commentato.
RispondiEliminaOrgrazie per questo tuo commento.intanto sulla tua apertura ci potrei stare un giorno. ognio volta che cambiamo giro o città o amici o scuola siamo sconosciuti.se pensassimo chi ti vuole e chi sei staremmo soli...immagino.allora prepariamoci le paroline giuste per rispondere e alla conquista di nuove amicizie, conoscenze di passaggio o anche di lunga durata, possibilmente. ultima cosa. vorresti dire.cosa ti impedisce di provare?
RispondiEliminaClaanche io te lo augurocosì come mi auguro che un giorno anche noi due ci potremo salutare, perchè è vero che esiste (a volte) il saluto finale, ma viene sempre dopo ....
RispondiEliminaEh si hai ragione! E come si fa??? Skype??? dove ti trovo???
RispondiEliminauhhh che emozione!mi trovi su skyfe certo ora ho supervisione, ma più tardi se ti va...ci vediamo i musetti
RispondiEliminaoggi tanto lavoro sigh... Domani pomeriggio??? Mi sa che per come sono messa io, e per i tuoi superincastri, dobbiamo ingegnarci anche per una chiacchierata su skype! Intanto io cerco il contatto.
RispondiEliminablack out tecnico... ora ci sono.ma è vero. io non so salutare. anche quando so che non ci si vedrà per chissà quanto io taglio corto, un ciao, una manina che saluta e via. ho difficoltà con le partenze, con gli addii, con gli abbracci. talmente che non ho mai voluto davvero pensare al perché.dev''essere l'abbandono forse. boh.
RispondiEliminaGrazie a te! Perchè è tutto il giorno che penso e "sento" il dolore che posso avere provocato. E per i due suggerimenti.Infatti, sola sto (ma cerco di migliorare, mi sto impegnando ). Si, anche io me lo sto chiedendo: cosa impedisce? In questo specifico caso, ci sono molti magari forse (magari forse non era nulla, nessun dispiacere, ci conosciamo appena appena in fondo etc.). Ma è il terrore, di mostrare quello che provo. Un caro saluto
RispondiEliminarootè che ti stropiccio troppo. andremo per gradi la prossima volta...:-D
RispondiEliminaOril dolore si provoca e si subisce, di solito inconsapevolmente. poi ognuno di noi cerca di migliorare. a volte è utile sapere di poter far male, se serve e si vuole (e si deve. mi è servito ad es. per allontanare persone che sapevano solo far male)per il resto, poter esprimere ciò che si prova può essere ansiogeno, e per questo si impara a farlo in piccoli passi da uncounselor, per poi rifarlo nella vita, quando si distingue meglio il bisogno mio e dove posso andare a soddisfarlo.ovvero....perchè dire ciò che provo a chi invece di capirmi mi ferisce?allora 1,2,3 può succedere, ma la volta dopo cambio interlocutore.salutone a te
RispondiEliminaQuesto post è così vero e profondo. Mi hai fatto ripercorrere la mia vita in pochi minuti di lettura. Ho rivisto volti, gesti, espressioni, ricordato il vuoto, l'amarezza, l'impotenza, la solitudine...ma anche dei bei saluti(pochi), non ti preoccupare, ciao a domani!
RispondiEliminaFlameah, ok...cioè tornni qui? o vieni da me?:-)cmq quando inizi scuola ce ne andiamo insieme a pranzo, che sono abbastanza vicina alla sede
RispondiEliminaBeh, se quei meravigliosi lab o i percorsi di couns. si potessero fare on line (per via dei km. eh<img alt=
RispondiEliminaVolentierissimo, se non organizzi qualcosa prima del 29/30 gennaio ;-)
RispondiEliminaCiao Paola :-)il post mi ha fatto pensare al nostro incontro di lunedì. io al saluto di chiusura con te forse non sono ancora prontissima e infatti oggi non riesco neanche tanto a commentare.. però una cosa te la voglio dire. quando lunedì, parlando del laboratorio e del fatto che tu mi hai saltato, mi hai detto che di me non ti potresti mai dimenticare, beh, quelle parole mi sono proprio entrate dentro e quando ogni tanto riecheggiano in me mi fanno sentire tanto felice :-))
RispondiEliminaquando si ha paura di salutare, di lasciare che la vita scorra, di danzare al suo ritmo ci si cristallizza, ci si ferma sì. Come in un incantesimo. che elaborare il dolore invece significa attraversarlo tutto, nelle sue ondate di tristezza e di rabbia, di orgoglio e di consapevolezza. Ondate che ti riportano a riva, che ti accompagnano fino a che tocchi di nuovo terra e inizi, nuovamente, a respirare ;)già . è bello sapere che abbiamo la possiblità di Non lasciare debiti. Neanche di parole.:*
RispondiEliminaOri laboratori on line qualcuno li fa. non io, che offro una scelta di materiali molto vari per divertirsi e crescere.i percorsi on line, sì. ormai da anni uso skype
RispondiEliminaFalemsi e no, nel senso il lab c'è ma sarà di un ente privato.io riparto con febbraio, ci facciamo un bel san valentino di innammoramento interiore:-)
RispondiEliminascusate, falem sta per FLAME!mi stanno dando anche una cura per questo...cioè per altre cose, ma nelle indicazioni c'è scritto che è un rimedio proprio di persone che sbagliano a scrivere e leggere e si inc.pure per questo.uff.............
RispondiEliminaLeggerezzaneanche io sono pronta. :-)))eccerto che non posso dimenticare te nè quello che abbiamo creato e vissuto insieme.
RispondiEliminaMovidacome sempre bellissima descizione la tua. solo che, la cristallizzazione che dipingi (si tu dipingi sempre con le parole) non so perchè mi affascina come ambiente e mi piacerebbe pure starci, tipo fiabe, cmq una cosa bella.baciopeccato che sei così lontana, pensavo davvero di venirti a baciare per il capodanno
RispondiEliminaBè almeno così lo festeggio, il S. Valentino. Mai fatto. Questa specie di dislessia succede anche a me, anche parlando uffa. Tipo invece di dire "ti stavo chiamando" ho detto "ti stavo chiamatendo". Curetta anche per me? esiste?
RispondiEliminaFlamese vuoi ti do il numero della mia omeopata. lista di attesa di 3 mesi, ma brava l'è brava... dai festeggiamo insieme. ma come M. non ti onora a san valentino? screanzato.a me non frega molto, ma il mio mi sorprende sempre
RispondiEliminapasso e saluto anch'io. quasi quasi anche la root che tu te la sei spiumacciata ma io no. che mi è fuggita tra i binari mentre cercavo di capire dove fosse il mio treno. MPFnamasteps: guarda un po' il nostro amico come chiude il suo ultimo post... :-)
RispondiEliminaCembspiumacciata.....si si si . per il grave stress a cui è stata sottoposta si è sottratta ad ulteriori spiumacciamenti per svariati mesi da allora:-)
RispondiElimina