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Stare ascoltare anche le storie che fanno male

La mia sensazione è che non faccio a tempo a partecipare ad un evento, un convegno, una giornata formativa come allieva o docente, che subito ne arriva un altro.
Avrei voluto scrivere già di tre eventi fa, ma la vita corre più veloce, e devo scegliere di cosa parlare qui e tralasciare tante cose.

Gli ultimi due giorni son stati ancora più densi di avvenimenti, incontri, arricchimento, conoscenza, racconti di storie, vite, intrecci.


La cosa principale che forse mi viene da dire ora è: avvicinatevi a psicologi e psicoterapeuti.
Per lasciare un po' di dolore, per vivere più leggeri, lieti. 


Per abbandonare un po' di quel carico con il quale viaggiamo nella vita. 

La nostra vita così preziosa e sospesa prima di una virgola.

Psicologi, psicoterapeuti, di solito incutono timore, e si immagina chissà cosa facciano, e da quale pulpito parlino e giudichino, invece nell'incontro dischiudono mondi di ricchezza, valore, disponibilità, coraggio, luce.
Speranza, umanità.

(non tutti, come sempre ed in ogni professione, è ovvio- ma oggi parlo di quelli belli belli ma proprio belli)

Questi due giorni ho conosciuto persone eccezionali, ai cui racconti di vita e di esperienze mi sono spesso commossa, e ho lasciato bagnare le guance, che importa.

Scelgo qui di iniziare da una persona, sperando di riuscire a raccontare nei prossimi giorni del resto se non di tutto quanto è accaduto.


Uno Psicologo e Psicoterapeuta di Bitonto, provincia di Bari, che lavora in Hospice.
Cos'è l'hospice ?
E' un luogo dove si va a terminare la propria vita con dignità, dove le persone non più guaribili ma curabili, vengono accolte nel modo più personalizzato possibile.
Dove gli infermieri non parlano della partita mentre spostano, lavano le persone ma parlano con loro, informandosi e aspettando la risposta di com'è per loro.
Team di persone che lavorano per rendere gli ultimi mesi della vita di una persona dignitosi.

Perché, sempre questo meraviglioso essere, Michele, ci ha spiegato che le cure palliative non vuol dire acqua fresca, ma deriva da Pallium, il mantello che Martino, giovane soldato di Pannonia, più di 1.500 anni fa, taglia con la spada a metà per aiutare un vecchio sfinito dalla pioggia e dal freddo.
Il gesto non poteva modificare la condizione del mendicante, ma la poteva rendere più sopportabile e dignitosa.

Ora questo giovane Psicologo ci ha parlato della morte, della malattia, dell'essere vicini al malato e ai suoi cari in un modo così delicato, e sincero, e di cuore, e tutto un mondo di cose che non riesco a dire.
E ci vuole un cuore enorme per essere disposti a mettere la propria vita a disposizione, al servizio dell'altro, un altro che si accompagna per un piccolo pezzetto.
Un altro che a volte ha solo pochi anni di vita, e assisti al suo percorso finale, al dolore di chi gli è accanto.
Perché la malattia, forse, possiamo sopportarla in un anziano, ma i malati terminali sono anche bambini.

Non si pretende, e sono sue parole, di spingere la barca o tirarla, ma fare un pezzettino insieme, come compagni, da cum panis, dividere il vitto.

Tante e tante storie ho ascoltato col cuore e ora ancora sono emozionata e grata per questi incontri ed ascolti di vita, sapere che esistono persone così delicati e forti, dedicate e competenti.


Vorrei potervi raccontare di tutte, ma per oggi scelgo lui, Michele Galgani
e lo ringrazio da qui.

Commenti

BLOGGER: 10
  1. Grazie! Grazie infinite. Ti seguo da qualche mese ma pur desiderandolo non ho mai trovato il tempo (forse il coraggio?) di commentarti. Ma oggi questo post è per me. E non riesco a trattenermi. Che emozione! Ancora grazie. Il tuo post e poi il sito di Michele e infine questa lettera http://www.associazionefaber.com/read_pensieri.php?idNe=17 (la prima cosa che ho letto! che coincidenza incredibile). Ho pianto e non riesco a smettere leggendola. Sono io e la mia storia. Forse non è importante raccontarti di me o forse si. Sono infermiera (ho lavorato 6 anni in oncologia) e anche psicologa. Sto finendo un dottorato e a febbraio riprenderò a lavorare come infermiera. Oggi, grazie a te,  mi se è aperto un mondo di ricordi, emozioni, sguardi, di attimi e a volte di notti uniche. A volte essere "grandi" è talmente semplice ed elementare (anche facile!) quando riesci ad esserci e sei disposto all'incontro e alla condivisione con un altro. Oggi e dopo tanto ho voglia di tornare al mio lavoro di infermiera.Quello che è successo leggendoti mi  fa venire in mente questa citazione: "Avvengono miracoli. Se siamo disposti a chiamare miracoli quegli spasmodici trucchi di radianza. (da "La lunga attesa dell'Angelo" di Sylvia Plath). 

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  2. grazie per avercene parlato. :-*

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  3. Cara Ge, carissima Ge se posso,credo profondamente che incontrare persone come voi, pensavo proprio agli infermieri in oncologia. come si fa? che coraggio! che grandezza dell'anima.l'accompagnare, la gentilezza dei gesti, la delicatezza di una mano sfiorata.io ho ripercorso attraverso questi incontri il mio "soggiorno" in ospedale, che ha cambiato totalmente la mia vita, perchè sono stata ad un passo piccolissimo con la morte, ma anche perchè il mio corpo è stato per sempre cambiato da errori umani o disumani non so.Ma chi era accanto a me?Infermieri.e l'incontro con quegli angeli di cui non ho visto neanche il viso, ma ricordo le parole, hanno per sempre la mia riconoscenza.come ieri con Michele, ho provato questa sensazione di essere davanti a persone grandi.Io mi congratulo con te, Ge, e con il tuo coraggio e forza e amore grande.auguri per il tuo futuro

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  4. ...stavo proprio svenendo dal sonno ieri quando ho letto questo post. e non mi sono resa conto della sua portata.per fortuna qualcosa mi ha guidata qui di nuovo stasera.perché qui dentro c'è qualcosa che va a toccare corde profondissime per me.non ho ancora capito cosa.ma sono certa che mi si chiarirà.intanto ringrazio le lacrime che sono scese.e ringrazio te che lo hai scritto.un bacionotte Energia

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  5. Eaglegrazie a te. io sono stata in ammollo nelle corde profondissime per due giorni, e forse, l'unica consapevolezza forte che viene al cospetto di malattia e morte è vivere, gioire, ringraziare.scuotere chi si lamenta di una calza sfilata e di un trucco sfatto.chi fa la gueraa al proprio psi o counselor, che lotta a far la guerra a tutti quelli che incontra.che perde il tempo della sua vita e spreca quello degli altri.oltraggio. oltraggio. 

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  6. Felice00:32

    Grazie infermieri e infermiere di tutto il mondo. Il mio papà può testimoniare quanto siete importanti per un malato, purtroppo può farlo dalle nuvolette del Paradiso. Ma negli ultimi giorni i suoi angeli siete stati/e voi.GRAZIE Ge...per il tuo essere infermiera...per il tuo essere psicologa...io non ti conosco, ma meriti un monumento. Io posso solo mandarti un bacio pieno di riconoscenza e un abbraccio.Paola - non ho parole...solo ...buona notte... oh yes! 

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  7. Cari Paola e Felice,vi ringrazio. Mi spiace per l'esperienza di Paola e mi riconosco nelle parole di Felice(e non solo come infermiera). Energia, condivido il tuo desiderio di vita e gioia come reazione al dolore. Dall'esperienza in oncologia mi è rimasto proprio questo, una specie di spinta/desiderio/diritto/dovere di esserci e vivere con intensità tutto. Per me esserci si declina nell'accogliere la meraviglia (come i bimbi!) e di solito mi accade quando mi libero di aspettative e paura di non controllo. In ospedale mi è capitato spesso e mi ha insegnato a farlo anche nella mia vita. Ho riscoperto il contatto fisico e come può essere terapeutico. Ho vissuto incontri semplicemente e sorprendentemente perfetti e belli che ancora rimangono vividi e pieni di calore. E' quello che mi hai trasmesso leggendoti. Avrei voglia di condividere altro ma per restare in tema ho riascoltato il grande Gaber con Gildo. Grazie per questa condivisioneun abbraccio

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  8. leggerezza12:29

    Innanzitutto grazie x questo post Paola. In ospedale io lavoro quotidianamente con tanti pazienti e alcuni mi hanno toccato così tanto che me li porto ancora dentro, a distanza di tanti anni. Uno fra questi era malato di cancro ed è morto. Strano a dirsi, ma nonostante sapesse che probabilmente la sua vita sarebbe stata breve, era molto + motivato e collaborativo di tanti altri pz. Sapendo che aveva poco tempo a sua disposizione, a me sembrava quasi di rubargli del tempo prezioso. Pensavo che magari poteva andare farsi un viaggio, invece di stare lì, con me, a fare degli esercizi per parlare meglio. Eppure lui era così contento di venire! Forse era un modo per guardare oltre, per cercare di migliorarsi e andare avanti quando tutto sembrava spingerlo indietro… operazioni, poi recidive, nuove operazioni, chemioterapie… e il ciclo inesorabilmente ricominciava. Quando è morto, la moglie mi ha chiamato per dirmelo e poi mi ha ringraziato dicendomi che avevo fatto tanto per lui. Ecco, ancora non so cosa ho fatto veramente per meritarmi quell’entusiasmo, ma è stata una delle persone che mi ha fatto sentire + preziosa e importante in vita mia. Per questo sono io che ringrazio Lui e lo saluto, cosa che non ho mai potuto e avuto veramente il coraggio di fare. 

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  9. Grazie Genon conoscevo Gildo, lo sto ascoltando ora.....................Ciao Felice, buongiorno.........................Leggerezza, questa è l'importanza dei saluti e nel riuscire a farli da vicino. l'imbarazzo a volte ci allontana dal prenderci  e restituire le cose belle.e a volte il legame riesce a esplicitarsi oltre le parole e oltre l'imbarazzo. 

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  10. marinaki11:52

    Mio papà ha sfiorato due anni fa la morte-causa il suo cuore grande,grande,grande ma indebolito-dice che non dimenticherà mai l'infermiere che è stato con lui in terapia intensiva subito dopo l'intervento.Parla con emozione e gratitudine di un ragazzo molto simpatico,dalla battuta pronta e con un sorriso caldo..Ho voluto incontrarlo per ringraziarlo.Lui,molto gentilmente,mi ha risposto che faceva solo il suo lavoro,mo io sono riuscita a vedere la contentezza nei suoi occhi,gli occhi di una persona che ama il proprio lavoro e che sopratutto ama e rispetta la vita.p.s.@energia,un'abbraccio forte forte solo per te!

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Ho conosciuto il counseling in un altro paese, altro continente, altra vita. Ho scoperto quanto può essere liberatorio l'essere ascoltati, senza giudizio ed interpretazione, senza consigli. Sono tornata in Italia e ho cominciato a formarmi ed a integrare le mie esperienze di marketing al counseling e alla creatività.


Questo blog nasce per condividere e far conoscere strumenti e possibilità per vivere meglio la nostra vita di relazione e professionale. Paola Bonavolontà


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Palliative deriva da Pallium, il mantello che Martino, giovane soldato di Pannonia, più di 1.500 anni fa, taglia con la spada a metà per aiutare un vecchio sfinito dalla pioggia e dal freddo. Il gesto non poteva modificare la condizione del mendicante, ma la poteva rendere più sopportabile e dignitosa.
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