Ci sono nella mia vita due persone magnifiche. Speciali.
Di quelle che ti chiedi come facciano ad essere tanto forti e sorridenti, perchè una a 22 anni riceve un carico o se volete quella che i cristiani definiscono "croce" che peccato non si possa ogni tanto passare a qualcun altro, come si fa la notte di Pasqua.
Giusto per riposarsi un pò, una notte sola all'anno magari, mica tanto.
Ovviamente la parola croce è mia.
Non ho mai sentito usarla nè intenderla da parte loro.
Quel carico resta a vita, e si trasmette ai figli.
Queste due persone sono infatti una mamma e una figlia, da qualche anno anche lei a sua volta mamma.
Con loro mi sono sentita più volte in difficoltà .
Hanno sempre con una luce dentro, una speranza, un innammoramento per la vita e il sorriso, aperto e sincero.
Disponibili sempre, a seconda del carattere, l'una a scherzare con me, l'altra a darmi una mano, una carezza diretta sul cuore, un incoraggiamento.
Sono di quelle persone che al loro cospetto mi chiedo cosa ho da lamentarmi io, e come farei io al posto loro.
Resterei di certo schiacciata sotto quella croce o per lo meno amareggiata, arrabbiata, stizzita.
Impaurita.
Loro no, se non sapessi di cosa altro si compone la loro vita, quali sacrifici e difficoltà , penserei che vivono nel mondo delle favole.
Una di queste due persone manda un messaggio su FB.
Come si fa a volte a più persone, interessate da una notizia che lei dava confessando una certa tristezza nel doversi confrontare con una realtà che ancora una volta, non faciliterà i loro prossimi 6-7 anni.
E qui...una gentil destinataria risponde: Mi cade un mito! non ti voglio sentire così giù!
Ho contato fino a 50. Poi ho risposto.
Che per me la posso sentire giù, su o giù e su.(scherzando anche un pò come nostro solito).
Perchè, dobbiamo renderci conto quali parole usiamo.
Dire ad una persona, che ci cade un mito vuol dire spostare l'attenzione dal suo bisogno al nostro.
Vuol dire non ammettere che una persona, che ripeto, ha sopportato un carico per tutta la sua vita che nè io nè la donzelletta ci immaginiamo, può avere un momento di debacle.
Vuol dire negarle di poter condividere quel momento con noi.
Noi la stiamo rifiutando.
Le stiamo dicendo "il mito deve restare mito" forte per me che guardo, punto di riferimento e faro per me.
Ed ancora, "non voglio sentirti così giù" non vuol dire essere "buone", ma vuol dire che quella persona non può contare su di noi se é giù.
O peggio, se ci sente, deve far finta che vada tutto bene.
Piuttosto meglio il silenzio di quelle persone che non sanno quali parole usare.
Oppure un sincero e di cuore "mi dispiace".
E se proprio riuscissimo ad andare oltre" ti voglio bene. c'è qualcosa che posso fare per te? Io ci sono per TE" (non tu devi continuare ad esserci per ME).
Ma dipende certo se ci stiamo preoccupando di noi stessi o di chi è di fronte a noi.
So che quando qualcosa mi tocca molto da vicino perdo la capacità di spiegarmi, ma spero che voi mi capirete, al contrario della donzelletta, che ha risposto di nuovo, che lei invece la vuole sentire solo su.
Di quelle che ti chiedi come facciano ad essere tanto forti e sorridenti, perchè una a 22 anni riceve un carico o se volete quella che i cristiani definiscono "croce" che peccato non si possa ogni tanto passare a qualcun altro, come si fa la notte di Pasqua.
Giusto per riposarsi un pò, una notte sola all'anno magari, mica tanto.
Ovviamente la parola croce è mia.
Non ho mai sentito usarla nè intenderla da parte loro.
Quel carico resta a vita, e si trasmette ai figli.
Queste due persone sono infatti una mamma e una figlia, da qualche anno anche lei a sua volta mamma.
Con loro mi sono sentita più volte in difficoltà .
Hanno sempre con una luce dentro, una speranza, un innammoramento per la vita e il sorriso, aperto e sincero.
Disponibili sempre, a seconda del carattere, l'una a scherzare con me, l'altra a darmi una mano, una carezza diretta sul cuore, un incoraggiamento.
Sono di quelle persone che al loro cospetto mi chiedo cosa ho da lamentarmi io, e come farei io al posto loro.
Resterei di certo schiacciata sotto quella croce o per lo meno amareggiata, arrabbiata, stizzita.
Impaurita.
Loro no, se non sapessi di cosa altro si compone la loro vita, quali sacrifici e difficoltà , penserei che vivono nel mondo delle favole.
Una di queste due persone manda un messaggio su FB.
Come si fa a volte a più persone, interessate da una notizia che lei dava confessando una certa tristezza nel doversi confrontare con una realtà che ancora una volta, non faciliterà i loro prossimi 6-7 anni.
E qui...una gentil destinataria risponde: Mi cade un mito! non ti voglio sentire così giù!
Ho contato fino a 50. Poi ho risposto.
Che per me la posso sentire giù, su o giù e su.(scherzando anche un pò come nostro solito).
Perchè, dobbiamo renderci conto quali parole usiamo.
Dire ad una persona, che ci cade un mito vuol dire spostare l'attenzione dal suo bisogno al nostro.
Vuol dire non ammettere che una persona, che ripeto, ha sopportato un carico per tutta la sua vita che nè io nè la donzelletta ci immaginiamo, può avere un momento di debacle.
Vuol dire negarle di poter condividere quel momento con noi.
Noi la stiamo rifiutando.
Le stiamo dicendo "il mito deve restare mito" forte per me che guardo, punto di riferimento e faro per me.
Ed ancora, "non voglio sentirti così giù" non vuol dire essere "buone", ma vuol dire che quella persona non può contare su di noi se é giù.
O peggio, se ci sente, deve far finta che vada tutto bene.
Piuttosto meglio il silenzio di quelle persone che non sanno quali parole usare.
Oppure un sincero e di cuore "mi dispiace".
E se proprio riuscissimo ad andare oltre" ti voglio bene. c'è qualcosa che posso fare per te? Io ci sono per TE" (non tu devi continuare ad esserci per ME).
Ma dipende certo se ci stiamo preoccupando di noi stessi o di chi è di fronte a noi.
So che quando qualcosa mi tocca molto da vicino perdo la capacità di spiegarmi, ma spero che voi mi capirete, al contrario della donzelletta, che ha risposto di nuovo, che lei invece la vuole sentire solo su.
è vero. ci sono risposte che fanno male. ci sono definizioni sospiri e sguardi che fanno malissimo. e ci sono persone che sanno guardarti negli occhi e aprire le braccia, accoglienti.è che non possiamo chiedere a una rapa di diventare ragout, al massimo ci possiamo fare un carpaccio vegetariano.la tavola della vita è imbandita, sta a noi imparare a scegliere le persone come si scelgono le pietanze, partendo da ciò che mi fa bene e ciò che no.eppoi chissà ... magari quella persona speciale, grazie alla luce che ha dentro, ha letto il messaggio come un abbraccio e un incitamento a non mollare...
RispondiEliminaInfatti. quella persona l'ha scusata. la pena è stata la mia che per la prima volta nella mia vita l'ho vista un secondo mollare, neanche come dirti? detto già , di questa storia non so parlare. tutto dentro. ancora.baciograzie
RispondiEliminaSi, mi è successo. Di arrabbiarmi come una tigre per lo stesso motivo. E posso dirlo insieme a te? Ci sono persone che hanno croci più pesanti di altri. Che hanno paura di guardare avanti. Che combattono per vivere ma la vita è più difficile. Che forse domani non sai come va, per davvero, se ancora riuscirai a camminare. E a queste persone nessuno può permettersi di dire "sei cambiata, ce l''hai con tutti, una volta non eri così aggressiva", "ti ho sempre vista forte, questa non sei tu" o, appunto "mi cade un mito". Perché facendo così, li carichiamo anche delle nostre aspettative. Certe volte è meglio il silenzio. La mia mamma è malata, te l''ho detto. E io ogni giorno penso che l''accoglierò arrabbiata o delusa o stanca o decisa o coraggiosa o impaurita. Che dovrà essere se stessa. E che non fa niente se non è la persona che mi aspettavo, che conoscevo da bambina. E che non tocca a lei superare anche le mie, di paure. ps. anche io non so se mi sono spiegata, ma fa lo stesso. Un abbraccio fortissimo.
RispondiEliminaClache tutti hanno il diritto di esser deboli e di regredire con la malattia. come si fa a dire cosa vuol dire esser forti??forse vuol dire riconoscersi impauriti, stanchi, arrabbiati.meglio il silenzio si, e l'abbraccio. concordo. fortissimo anche il mio a te
RispondiEliminaLo sai che mi definisco un'arma di distrazione di massa. Cerco sempre di sorridere e di far sorridere. Ma a volte capita qualcosa per cui non gliela faccio proprio. Raramente ma capita.Anni fa avevo un'"amica". Una di quelle perennemente in crisi per qualcosa, perennemente con le lacrime in tasca e male come lei non stava nessuno al mondo.Mi telefonò per qualche motivo noto solo a lei, era il periodo che mi ero appena lasciata con il mio ex decennale. Osai dirle che ero "un po'" giù. Mi rispose eh che palle, ti chiamo per farmi tirare su il morale e mi rispondi con questa voce da funerale!Fu un ottimo input per cominciare una scrematura tra le conoscenze che è andata avanti per anni e che ha portato a ottimi risultati.
RispondiEliminaletto, compreso e condiviso.e quoto movida, la tavola imbandita e le pietanze.:-*
RispondiEliminagià giusto. quando uno lo sa.sai, se mi guardo indietro temo solo delle volte in cui sarò io stata una pittima micidiale senza sapere dove andare.stile pallina da flipper che si lamenta un pò qui un pò li. so anche come si dice in ammericano: vent out. perciò ho creato questo blog.per far sapere che c'è un posto dove poter essere e smettere allo stesso tempo di ...ventilare sulle facce sbagliate, che nn ci possono fare niente e tu pensi veramente che nulla ti può salvare.vabbè anche io da allora ho avuto ottimi risultati direi.pensa che ti chiamo solo per come si cucina il rollè, frappè, riso, pollo, papate, creme brulè etc:-)
RispondiEliminaps : il mio giovane amico con la palla benigna in testa non sa ancora se lo operano o meno. aspetta. teme. trema. chi lo sente, mi dice che è depresso. non ho preso in mano il telefono in questi giorni per non sentirlo. e non sentirmi dire a lui 'cavolo ne hai tutto il diritto'.oggi però l'ho visto. l'ho abbracciato. e gli ho detto che io per lui ci sono. e che se vuole ho anche un nome e un numero di telefono da dargli. e poi gli ho detto che è bello che proprio adesso abbia saputo di diventare di nuovo papà . che la vita a volte fa giri strani per ricordarci quanto è bella.
RispondiEliminadiciamo che per ora io passo altre difficoltà grazie. che a proposito di urgenze mi hanno dato l'appuntamento per il controllo al 1° luglio e dunque vado privatamente sett prox.menomale che è il mese della prevenzione. che poi, francamente , quando mi sento dire che due mesi per il prox controllo non posso aspettarli, mica mi sa tanto di precvenzione.Mi sa di: prepara il funerale, il testamento e via andare.grazie. io tutti i giorni ringrazio la vita, me la vorrei godere ancora.e così sia.
RispondiEliminaapperò.
RispondiEliminaCiao Paola, anche a me (e tu lo sai bene!!), capita spesso che commenti come questo, arrivino talmente male da ferire in profondità . Sono convinta del fatto che ognuno di noi abbia un suo modo di essere e quindi anche di filtrare e reagire diversamente davanti lo stesso commento. Ma credo anche che certe parole siano, per così dire, veramente troppo “oggettive” e lì il nostro vissuto centra fino ad un certo punto. Per farti un esempio, la persona di cui ti ho parlato ultimamente, ieri mi ha detto che certi suoi modi mi arrivano svalutanti perché sono io che soffro di mancanza di autostima. Ecco, io penso che in parte sia vero, ma credo che sia solo 1 faccia della medaglia. E ringrazio te x avermi aiutato a sentire quanta mancanza di sensibilità ci sia dietro certe apparenti “innocue” parole, magari dette anche scherzando, x poi prendere le dovute distanze da certe persone. un abbraccio forte
RispondiEliminaHo capito cosa hai voluto dire...e ti sei spiegata molto bene!Bacioni!
RispondiEliminaLeggerezzagrazie. quanto alla tua persona di cui sopra, mi pare come un elefante che rompe un cristallo e dice che la colpa non è mai sua ma del cristallo che è troppo fragile.distanze infatti. così lui non può rompere cristalli e dire che il cristallo non dovrebbe essere fatto così.
RispondiEliminaBhadragrazie. sto recuperando un pò di chiarezza anche dentro di me
RispondiEliminaIo credo che si ci trovassimo nella vita degli altri penseremmo e faremmo esattamente le stesse cose che pensano e che fanno loro. Avremmo non solo il loro carattere, ma soprattutto il loro vissuto e, di conseguenza, la stessa percezione della vita e delle situazioni da affrontare.È questo pensiero che cerco, non senza fatica, di tenere vivo quando mi trovo di fronte a persone che mi parlano di se stesse. Ma non sempre è facile..
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