Ci sono argomenti tabù che si cerca di rimuovere. Penso che se le strade si riempissero di gente malata, forse cambieremmo la nostra testa.
Invece nella nostra società, per la vergogna della malattia, vediamo solo gente sana, e questo cerco di dirlo anche nello spettacolo: quando incontriamo qualcuno che sta male abbiamo un turbamento fuori misura, come se non sapessimo che quello è il nostro specchio.
Mi sembra che il tabù della nostra epoca sia la mancanza di consapevolezza delle cose importanti e tragiche, essenziali della vita.
La spinta dovrebbe essere a parlare di queste cose non in modo macabro o funebre ma come un fatto vitale, perché morte significa vita.
Intervista a G. Gaber
Re Nudo - n. 18 - 01/03/1998
Non è che ho paura di morire. È che non vorrei essere lì quando succede.(Woody Allen)Invece, facendo la seria. Grazie per il post. Da quando è mancato mio nonno, vuoi per il modo in cui lui ha deciso di dire addio, ho cambiato modo di vedere la morte. Mi sembra, non so definirlo diversamente, naturale.Questo non vuole dire che faccia un male tremendo e che la ferita bruci. Ma come diceva la poesia che gli abbiamo letto il giorno del funerale " Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?"Abbraccio
RispondiEliminanon sappiamo parlarne e confrontarci in modo sano.(forse "sano" non è il termine più adatto, ma sono certa che tu abbia capito)buongiorno Energia :-)
RispondiElimina... la fuga. ecco la caratteristica della nostra epoca. si fugge dalle responsabilità, da se stessi, dall'ineluttabilità della morte. ci si circonda di cose evitando di guardare al centro. all'essenza. e si rincorrono chimere pensando che così sì saremo felici. ci si mente, ci si illude.vince la paura. la paura di guardare in faccia la verità, e accettare anche il dolore. dimenticando che solo accettandolo si può superare.ho la fortuna di credere fermamente al respiro del mondo (e al ciclo continuo del cerchio della vita) e che posso e ho il diritto di costruirmi il mio piccolo paradiso qui ora e adesso in tutta la mia meravigliosa imperfezione.perché poi, la morte, come già detto, arriva quando vuole lei.bacio vado...
RispondiEliminaTrafficio mi sono sempre ribellata fin da piccolina. non ne ho mai voluto sentire parlare. la separazione estrema.quando abbiamo un attaccamento "sano" o riuscito, la morte, la separazione ci è possibile.e tu con tuo nonno hai avuto un attaccamento riuscitissimo!bacione---------Eagleti ho pensato neh. a un corso mi sa sulle paure mi hanno detto che parlarne aiuta a superarle.io ho fatto parlare il re giorgio. che parla molto meglio di me. ops parlava.
RispondiEliminaUH! non avevo letto il commento di Traffic... Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?MERAVIGLIOSO. (PS: forse perché è più facile per noi guardare a quello che ci manca piuttosto che concentrarci ed essere grati di quello che abbiamo ... ahimé)
RispondiEliminaio vi quoto tutte e vi bacio tutte.ho conservato un ritaglio per molto tempo- una frase mi aveva colpito. "non moriamo perchè ci ammaliamo ma ci ammaliamo perchè dobbiamo morire"detto questo che la morte ci colga il più tardi possibile mentre siamo ancora vive.
RispondiEliminal'unica cosa certa è che alla morte ci arriviamo vivi...ma io continuo a fare fatica ad accettare malattie e morti, non riesco mai a trovarlo giusto, a farmene una ragione
RispondiEliminache la morte ci colga il più tardi possibile ma con la consapevolezza di aver vissuto davvero :-)
RispondiEliminaCri73è una citazione L’importante è che la morte mi colga vivo. Marcello Marchesi ha sempre colpito molto perchè vedo tanti zombie e anche tutta questa paura di vivere, di amare, del futuro, delle malattie e della polvere (cioè della qualunque) mi sembra una morte prematura
RispondiEliminaCiao a tutti! Niente come la morte ti mette a contatto come la vita, niente come la malattia ti costringe a distinguere tra l'indispensabile e il futile, ti obbliga a fermarti, a renderti conto che la vita scorre da sè, a te è dato assorbirla, assaporarla, viverla...senza cercare di arginarla, di dirigerla. La malattia di una persona cara cambia la vita. E al posto di chiedermi cosa stiamo perdendo, cerco invece - con un po' di fatica, lo ammetto - quello che nella sofferenza possiamo, insieme, trovare. A presto!
RispondiEliminaClasi con molta fatica. qualche risposta la troviamo, sì
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