Ci sono.
Lavoro, tanto.
Di solito in estate le persone iniziano ad allontanarsi da se e pensare al mare, al bel tempo.
Invece quest'anno nuove voci vengono da me perché hanno bisogno di ascolto e di sostegno, di essere aiutate a districarsi tra i pensieri.
Nell'ascoltarne tanti, a volte non riconosco più i miei.
O forse non riesco a dare voce a quei pensieri.
Dopo che un medico incauto e folle mi ha allarmata dicendo che stavo diventando cieca, ho chiesto ad un parente, luminare, disponibile e di gran cuore.
Arrivo nel suo studio, sempre pienissimo all'inverosimile.
I suoi pazienti sono bambini, alcuni non camminano ancora.
Si respira un aria di disperazione e di speranza.
Di umanità e di sapere che può cambiare la vita e restituire la luce.
Ed io davanti alla letterina di un bimbetto che per il primo Natale ha visto le luci dell'albero ricaccio indietro le mie parole e non le trovo più.
So che tra qualche giorno rinizierò a vedere chiaro, ho bisogno solo di un paio di occhiali (certo che danni fanno le diagnosi sbagliate!!).
Ma le emozioni si fanno tumultuose dentro di me. I bambini no.
E ripenso ogni secondo a quel titolo di post la morte arriva quando vuole lei, continua a risuonarmi nella testa, non elaborato, solo picchia, sempre uguale, mi rincorre, mi aspetta.
Invece di festeggiare una nascita andrò a tenere la mano di una giovane mamma che ha visto sua figlia solo poche ore.
Non ho parole, no. Riconosco un solo pensiero.
I bambini no.
Lavoro, tanto.
Di solito in estate le persone iniziano ad allontanarsi da se e pensare al mare, al bel tempo.
Invece quest'anno nuove voci vengono da me perché hanno bisogno di ascolto e di sostegno, di essere aiutate a districarsi tra i pensieri.
Nell'ascoltarne tanti, a volte non riconosco più i miei.
O forse non riesco a dare voce a quei pensieri.
Dopo che un medico incauto e folle mi ha allarmata dicendo che stavo diventando cieca, ho chiesto ad un parente, luminare, disponibile e di gran cuore.
Arrivo nel suo studio, sempre pienissimo all'inverosimile.
I suoi pazienti sono bambini, alcuni non camminano ancora.
Si respira un aria di disperazione e di speranza.
Di umanità e di sapere che può cambiare la vita e restituire la luce.
Ed io davanti alla letterina di un bimbetto che per il primo Natale ha visto le luci dell'albero ricaccio indietro le mie parole e non le trovo più.
So che tra qualche giorno rinizierò a vedere chiaro, ho bisogno solo di un paio di occhiali (certo che danni fanno le diagnosi sbagliate!!).
Ma le emozioni si fanno tumultuose dentro di me. I bambini no.
E ripenso ogni secondo a quel titolo di post la morte arriva quando vuole lei, continua a risuonarmi nella testa, non elaborato, solo picchia, sempre uguale, mi rincorre, mi aspetta.
Invece di festeggiare una nascita andrò a tenere la mano di una giovane mamma che ha visto sua figlia solo poche ore.
Non ho parole, no. Riconosco un solo pensiero.
I bambini no.
E' la parte del mio lavoro alla quale non riuscirò MAI ad abituarmi. Non riesco a non farmi coinvolgere quando, con la parole fredde dettate dalle regole burocratiche, leggo che l'invalido civile a cui è relativo quel verbale è un bambino.Sapessi quante lacrime ha visto il bagno dell'INPS.
RispondiEliminastamattina la persona che ha dato il titolo e scritto quel post, in una corrispondenza via sms mi ha detto in fondo è vero, ci accadono solo le cose che siamo in grado di affrontare.che letta in questo contesto, forse, ti sembrerà follia. ma se ci pensi, è profondamente vera.bacio :-*
RispondiEliminaAleche tristezza. vedo questo piccolo grande uomo e mi son detta: pensa alla fine della sua vita che meraviglie avrà compiuto.e dunque forse questo è il pensiero positivo.il "menomale" che esistono poi medici- persone che riescono a farci qualcosa.io no, ovvio, ma è un particolare.
RispondiEliminaCara Cembè un pò la traduzione diGod Doesn't Give Us More Than We Can Handlema è un contentino. per come la vedo io ovvio.depongo le armi. non combatto neanche. come potrei?stupido combattere la morte.non si può, con una che viene quando vuole lei.
RispondiEliminastamattina in treno pensavo che l'impotenza è quanto di più lontano dall'indifferenza. significa attraversare il tunnel del dolore, sentirlo tutto addosso eppoi distaccarsene piano, appena appena e accettarlo per quello che è. Significa dare un nome a quel senso di angoscia che prende perché non ci puoi fare nulla. Guardarlo in faccia. E realizzavo che imparare a convivere con l'impotenza (che è anche guardare in fondo agli occhi i miei limiti) aiuta a sopravvivere al dolore. Senza, per questo, far scomparire come per magia le cicatrici. Quelle restano lì. :*ps: quella frase, a mio parere, ha una forza spirituale (non religiosa, spirituale) fortissima
RispondiEliminasono sempre d'accordo con te e con le tue parole. sopratutto ora che non ne ho. anche sull'impotenza. che lo so che la mia si chiama così.ma al distaccarsene piano, appena appena e accettarlo per quello che è non ci arrivo.e quella frase lo è potentissima...ma devo farci qualcosa, che così e basta pesa, rimbomba, spaventa.
RispondiEliminavieni qui.sai perché è così difficile accettare l'impotenza secondo me? perché mette un confine netto a quello che posso fare. e agli uomini non piace pensare di non poter andare oltre, non piacciono i limiti. a volte si chiama controllo per il resto siamo umani. eppoi. la nostra civiltà ci insegna a misurare quello che siamo in base a parametri fittizi. e ad attaccarci a tutto. persone oggetti pensieri ricordi. non c'è movimento non c'è grazia nel nostro muoverci. noi non danziamo con il respiro del mondo. noi ruggiamo rincorriamo ci affanniamo. nessuno ci insegna invece che la vita è un ciclo una ruota che gira e la morte è solo vita vista da un'altra angolazione. quale vita? non lo so. ma non so nemmeno cosa ci sia dall'altra parte del cielo. ci sono molte società che ci convivono. che offrono fiori. che danzano. da noi no, noi dobbiamo sempre sottolineare il vuoto. l'assenza. il dolore.noi siamo sempre concentrati a sentire quello che ci fa male invece ci imparare a godere di quello che ci fa bene.sai cos'è la morte per me? il post it che mi fa pensare devo vivere al meglio che posso. perché è oggettivo che la morte arriva quando vuole lei. non posso prepararmi non posso dire passa domani che vorrei finire una cosa. devo vivere riempiendomi occhi cuore e anima di cose belle.perché lì c'è il mio limite, che io voglia o no. anche se i bambini sono frammenti di dio e vorrei proteggerli da ogni dolore.
RispondiEliminaeh.già la vita è un onda. spero il mare sia calmo.
RispondiEliminanessuno ci insegna invece che la vita è un ciclo una ruota che gira e la morte è solo vita vista da un'altra angolazione. MFP
RispondiEliminaVoltati. Vedrai una compagna che ti segue costantemente. In mancanza di un nome migliore, chiamala Morte. È la tua Morte. Puoi averne paura, oppure servirtene a tuo vantaggio. Sta a te la scelta.Wayne W. Dyer - le vostre zone erronee - incipit del cap. 1(scusa neh, non ho resistito. calza a pennello. mica ti andrebbe di farci un post? ;-) )
RispondiEliminaMFP sempree..Evin..il tuo assist è su
RispondiEliminaieri sera ho letto questo post più volte.e non avevo davvero parole.ora non so.leggo con ammirazione il commento di Movida. altro che MFP.... :-)posso solo dirti che parlavo qualche tempo fa con un'amica che lavora in pediatria in ospedale e che mi diceva sai con i bambini in fondo sono sempre le stesse cose e spessissimo, per fortuna, sono piccole cose. è che quando non sono piccole allora è straziante.io ringrazionc che ci siano medici che spesso possono aiutare.per il resto ti dico sono che ti ho sognata e ti dicevo ti voglio bene.fai conto che te lo abbia detto davvero.
RispondiEliminaEagleche bel sogno.io ne ho fatto uno tanto per cambiare angosciante, di morti e di incidenti - prima di avere queste notizie.ma la mia counselor è bravissima con i sogni...e dunque l'angosciante di notte è utile di giorno.
RispondiElimina