Abbiamo parlato dei "perchè no" [puntate precedenti: 1 2 3 ]
Glissando su uno dei motivi principali: a volte i "professionisti" che incontriamo sono acidi.
Irrisolti, nervosi.
Affetti loro stessi da nevrosi.
E non li disegnano così: lo sono proprio!
C'è sempre un amico che ha avuto esperienze agghiaccianti (come nel parto ma mica smettete di fare figli per questo?)
Se capita col giornalaio, cambiamo edicola, se capita con uno psicologo o un counselor, ci mettiamo pietra sopra e abbiamo chiuso con la categoria.
Vi ricordate quando vi ho parlato del contrario dell'empatia?
Per quanto innervosita, se io ho un bisogno e chi incontro non può e non sa e non è in grado di accoglierlo io cosa faccio?
Mica smetto di aver bisogno? Cambio indirizzo, cambio persona a cui rivolgermi.
In queste professioni, più che in altre, il sapere è solo il primo gradino.
c'è il saper fare e il saper essere.
Queste le doti "su carta" di un operatore di aiuto (psi, counselor o ..):
ascolto attivo, empatia, intelligenza, congruenza, autenticità , attenzione, rispetto.
Dunque cercate chi sa essere, che ha queste doti da offrire.
Continua a cercare se la prima (o seconda) persona è sbagliata (per te).
Un professionista che sa essere ti ascolta. Ti accoglie. Ti facilita. E' lì per te.
Non parla al cellulare mentre dovrebbe essere lì per te. Ti guarda.
E' attento a te, senza distrarsi, è in relazione con te.
Non giudica. Non consiglia.
Facilita la vostra personale soluzione.
Ti aiuta ad ascoltarti.
A perdonarti, a coccolarti o a scuoterti se avete bisogno di una scossa.
Il professionista è lì per te.
Non il contrario.
ps. ci insegnano a prenderci circa 3 colloqui per valutare la compatibilità tra noi e il cliente, perché è vero che non tutti sono compatibili con tutti.
Per questo motivo il primo colloquio può essere gratuito, per rispondere a domande e dubbi, sul percorso e i costi, sulla durata.
Ed anche certo, per valutare la compatibilità reciproca.
Anche i counselor sono umani.
Anche chi continua un percorso di crescita (secondo me indispensabile- francamente sono contraria a chi svolge la professione senza aver seguito un personale percorso di crescita di almeno qualche anno) ha delle aree in cui non è preparato o da un punto di vista umano o psicologico o di esperienza.
Perciò abbiamo il dovere verso noi stessi e verso il cliente di riconoscere quelle aree dove non siamo preparati ed inviare a chi lo è, che può accogliere la richiesta e la persona.
Glissando su uno dei motivi principali: a volte i "professionisti" che incontriamo sono acidi.
Irrisolti, nervosi.
Affetti loro stessi da nevrosi.
E non li disegnano così: lo sono proprio!
C'è sempre un amico che ha avuto esperienze agghiaccianti (come nel parto ma mica smettete di fare figli per questo?)
Se capita col giornalaio, cambiamo edicola, se capita con uno psicologo o un counselor, ci mettiamo pietra sopra e abbiamo chiuso con la categoria.
Vi ricordate quando vi ho parlato del contrario dell'empatia?
Per quanto innervosita, se io ho un bisogno e chi incontro non può e non sa e non è in grado di accoglierlo io cosa faccio?
Mica smetto di aver bisogno? Cambio indirizzo, cambio persona a cui rivolgermi.
In queste professioni, più che in altre, il sapere è solo il primo gradino.
c'è il saper fare e il saper essere.
Queste le doti "su carta" di un operatore di aiuto (psi, counselor o ..):
ascolto attivo, empatia, intelligenza, congruenza, autenticità , attenzione, rispetto.
Dunque cercate chi sa essere, che ha queste doti da offrire.
Continua a cercare se la prima (o seconda) persona è sbagliata (per te).
Un professionista che sa essere ti ascolta. Ti accoglie. Ti facilita. E' lì per te.
Non parla al cellulare mentre dovrebbe essere lì per te. Ti guarda.
E' attento a te, senza distrarsi, è in relazione con te.
Non giudica. Non consiglia.
Facilita la vostra personale soluzione.
Ti aiuta ad ascoltarti.
A perdonarti, a coccolarti o a scuoterti se avete bisogno di una scossa.
Il professionista è lì per te.
Non il contrario.
ps. ci insegnano a prenderci circa 3 colloqui per valutare la compatibilità tra noi e il cliente, perché è vero che non tutti sono compatibili con tutti.
Per questo motivo il primo colloquio può essere gratuito, per rispondere a domande e dubbi, sul percorso e i costi, sulla durata.
Ed anche certo, per valutare la compatibilità reciproca.
Anche i counselor sono umani.
Anche chi continua un percorso di crescita (secondo me indispensabile- francamente sono contraria a chi svolge la professione senza aver seguito un personale percorso di crescita di almeno qualche anno) ha delle aree in cui non è preparato o da un punto di vista umano o psicologico o di esperienza.
Perciò abbiamo il dovere verso noi stessi e verso il cliente di riconoscere quelle aree dove non siamo preparati ed inviare a chi lo è, che può accogliere la richiesta e la persona.
La trovo una giusta precisazione. ricordo libri e libri studiati sul colloquio e sulla valutazione, sul rimando ad altri colleghi e via dicendo... quanti studi e quanto poco, per certi versi, contano nella realtà .In gnerale la compatibilità e competenza sono alla base di un buon rapporto
RispondiEliminaSSIho ascoltato in giro "colleghi" che pensano di seguire clienti, gestire gruppi con al loro attivo 8 misere ore di lavoro personale individuale.e fanno danni (ai clienti e a se)poi le persone raccontano barzellette sugli psicologipoi ...io come sai seguo una specializzanda in psicoterapia e lei ha scelto me.ma conosco anche psi e cou che definirli carte vetrate, elefanti tra porcellane, velenosi nelle loro relazioni personali e professionali...e mi chiedoma come fanno a lavorare?????e mi spiace, vedendo lavorare colleghi bravissimi che le persone conoscano più i primi e- a causa loro- non riescano ad avvantaggiarsi della professionalità ed abilità dei secondi. io riguardandomi indietro penso di essere veramente stata fortunata. ho lavorato con molti di loro e il 90% erano grandi professionisti e persone di cuore
RispondiEliminaio ho avuto fortuna due volte.la prima trovando una psicologa con la quale mi trovo benela seconda imbattendomi in questo blog e nella sua padrona di casa ;-)
RispondiEliminauiii quanto bene...
RispondiEliminaTI ho risposto nell'altro post più o meno facendo la tua medesima osservazione. Non so che dire, se non che è assurdo e che si è troppo leggeri.Io ho avuto poche esperienze, giacché ho intrapreso - mio malgrado (ci torno sempre, quotidianamente milioni di volte al giorno su questa riflessione e me ne sto intossicando) - un'altra professione. Di sicuro ci sono tanti soggetti presi più da se setssi e dai loro pesunti "insight" che rovianno la categoria e le persone. Aggiornarsi e studiare, approfondire sempre la propria personalità e disposizione rivolgendosi ad un supervisore, presumo sia la base. Peccato che per molti la base sia il loro tracontate "io".
RispondiEliminagià ti avrei voluta avere nel mio scorso seminario. non ti dico il circo che ha fatto una psicologa assolutamente zero consapevole di se. che io le cose più belle che ho provato sono accadute nei residenziali, quando sei a bagno per 12 ore tra risate e lacrime, ricordi terribili tuoi e degli altri e a un certo punto trovi la luce, esplode l'acquario che ti ha tenuto chiusa e tu sei fuori che nuoti nel mare.ecco, tutto questo questi simil "pezzi di carta " non hanno mai provato.chi si laurea in economia a meno che non sia un Agnelli a 32 anni non dirige una compagnia.si fa gavetta negli altri campi. sempre sulla propria pelle.in psi evidentemente tutti arrivano al pezzo di carta e credono sia finita lì e son tutti perfetti.come dici tu...ego ego ego ego.
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