L'avevo visto in tv.
Non so se sono riuscita a dire qualcosa quando me sono trovato davanti.
Più grande di me, lo charme di uomo sportivo, attento e colto, un modo di fare assolutamente coinvolgente.
La mia prima cotta al mare, avevo vent'anni credo.
Quando partì mi disperai, non mi era mai successo.
Sapevo poco di lui certo, ma fu un incontro magico, di quelli a cui pensi per tutto l'inverno, anzi ci ripensi anche vent'anni dopo.
Poi verso settembre o ottobre forse, mi invitò per un weekend nella capitale.
Venne a prendermi in spider, sempre totalmente irresistibile, con un sorriso perfetto anche se mi sembra che la pubblicità nel quale l'avevo visto fosse di uno shampoo.
Era tutto perfetto, fisico, capelli, denti, savoir faire.
Me l'aspettavo diverso il nostro incontro, magari più "privato".
Ed invece avevamo una fitta agenda di impegni e persone in una sola serata, a cena, due feste e per finire, discoteca.
Ogni incontro sembrava un set di ferrero rocher: persone belle che sorridono e chiacchierano amabilmente, tutti che conoscono tutti, vestiti, donne e case bellissime.
Poi un vassoio. Grande, ben fornito, a disposizione di chiunque.
Ancora volevo credere che no, lui no.
In macchina tirò fuori un tubetto di aspirina.
Ancora polvere bianca.
Il mio sogno si era sgretolato.
Da allora ho conosciuto persone meravigliose che si nascondono e si distruggono la vita e la salute. Polvere bianca, ecstasy, cannabis.
La droga viene sempre ostentata, e offerta come una consuetudine innocua, un aiuto alla malinconia, ad un momento di tristezza o uno di gioia.
Per perdere l'inibizione, per prendere coraggio.
A un certo punto non esiste più un perché.
Si fa e basta. E' cool.
Una pista di coca è come un autostrada chiusa.
Ti lanci a tutta velocità su un muro e ti inghiotte, con chi ti è accanto.
E porta via quello che eri, i tuoi sogni, i tuoi amori, le tue forze.
Anche se mentre lo fai pensi che in realtà non sei niente e non vali niente, o che non succede niente, e che su quell'autostrada ci puoi andare anche togliendo le mani dal volante.
La distruzione viene offerta. La costruzione mai.
C'è chi si vergogna di venire da me, o di andare in psicoterapia, o anche solo di provarci.
Di raccontarlo se lo fa.
Come se provare a vivere più felici con l'armonia delle nostre forze, senza artifici, ma solo usando il nostro cuore, il nostro corpo e il nostro cervello fosse una vergogna che non si può dire.
Non condividere, non suggerire.
Non so se sono riuscita a dire qualcosa quando me sono trovato davanti.
Più grande di me, lo charme di uomo sportivo, attento e colto, un modo di fare assolutamente coinvolgente.
La mia prima cotta al mare, avevo vent'anni credo.
Quando partì mi disperai, non mi era mai successo.
Sapevo poco di lui certo, ma fu un incontro magico, di quelli a cui pensi per tutto l'inverno, anzi ci ripensi anche vent'anni dopo.
Poi verso settembre o ottobre forse, mi invitò per un weekend nella capitale.
Venne a prendermi in spider, sempre totalmente irresistibile, con un sorriso perfetto anche se mi sembra che la pubblicità nel quale l'avevo visto fosse di uno shampoo.
Era tutto perfetto, fisico, capelli, denti, savoir faire.
Me l'aspettavo diverso il nostro incontro, magari più "privato".
Ed invece avevamo una fitta agenda di impegni e persone in una sola serata, a cena, due feste e per finire, discoteca.
Ogni incontro sembrava un set di ferrero rocher: persone belle che sorridono e chiacchierano amabilmente, tutti che conoscono tutti, vestiti, donne e case bellissime.
Poi un vassoio. Grande, ben fornito, a disposizione di chiunque.
Ancora volevo credere che no, lui no.
In macchina tirò fuori un tubetto di aspirina.
Ancora polvere bianca.
Il mio sogno si era sgretolato.
Da allora ho conosciuto persone meravigliose che si nascondono e si distruggono la vita e la salute. Polvere bianca, ecstasy, cannabis.
La droga viene sempre ostentata, e offerta come una consuetudine innocua, un aiuto alla malinconia, ad un momento di tristezza o uno di gioia.
Per perdere l'inibizione, per prendere coraggio.
A un certo punto non esiste più un perché.
Si fa e basta. E' cool.
Una pista di coca è come un autostrada chiusa.
Ti lanci a tutta velocità su un muro e ti inghiotte, con chi ti è accanto.
E porta via quello che eri, i tuoi sogni, i tuoi amori, le tue forze.
Anche se mentre lo fai pensi che in realtà non sei niente e non vali niente, o che non succede niente, e che su quell'autostrada ci puoi andare anche togliendo le mani dal volante.
La distruzione viene offerta. La costruzione mai.
C'è chi si vergogna di venire da me, o di andare in psicoterapia, o anche solo di provarci.
Di raccontarlo se lo fa.
Come se provare a vivere più felici con l'armonia delle nostre forze, senza artifici, ma solo usando il nostro cuore, il nostro corpo e il nostro cervello fosse una vergogna che non si può dire.
Non condividere, non suggerire.
Troppi ne vedo senza denti e con tre peli in testa che vengono a sollecitare che faccia in fretta, che gli metta in pagamento l'invalidità civile che gli è stata riconosciuta, perché loro di quei soldi ne hanno bisogno. Per spenderli come, poi? Una volta ho fatto le corse per liquidare gli arretrati ad una ragazza poco più che trentenne, la vedevo quasi ogni giorno perché abitava vicino casa mia e non ne potevo più di sentirla chiedere. Due giorni dopo il pagamento è morta di overdose, ecco a cosa le servivano i soldi. E poi perché INVALIDITA' CIVILE? La droga è incivile. Per quanto l'ammanti di lusso e lustrini sempre merda rimane, se gratti il cerone sotto c'è il marcio.E adesso dirò una cosa impopolare e politicamente scorretta: non ce la venite a menare che avete i problemi! Ci potevo credere negli anni '70, quando non si sapeva ancora completamente cosa causava l'abuso di sostanze stupefacenti, adesso non venite a dirci che non immaginavate, che credevate di provarci solo una volta e poi basta, di gestire l'uso senza diventare dipendenti.Scusa, sono antipatica. Ma non ce la faccio più a trovarmi davanti mamme piangenti che mi pregano di non pagare più la pensione al figlio. Mi è successo, e non è bello.
RispondiEliminaio sottoscrivo tutto quello che dici.che le merde da bambini ci sono successe a tutti ( o quasi) e cmq molti che vedo io potrebbero avere il problema di "troppi soldi papà ".sono debolezze, solo che decidono di "provvedere" con la soluzione più non soluzione del mondo.(e tu...sbrigati a chiedere il trasferimento.)
RispondiElimina...argomento che conosco bene...vivo a fianco della droga più o meno da quando avevo 15 anni...so che ci sono tipi diversi di droghe...moooolto diversi...conosco bene le droghe pesanti...so cosa sono gli amici che dormono ai bordi dei marciapiedi, imbottiti di metadone e psicofarmaci...alcuni sono spariti...altri restano...ho dovuto dire addio ad un amore perchè non poteva fare a meno di sentirsi una nullità affondandosi in cocaina di dubbia provenienza...lo so che a volte ci si sente talmente male che per placare quel dolore forte allo stomaco bisogna versarci su qualcosa...ognuno ha la sua droga...io non me la sento di giudicare le debolezze altrui...è difficile decifrare le rotture dell'animo umano...è difficile generalizzare...l'importante è, prima o poi, alzare la testa e convincersi ad andare avanti...non è da tutti però.un saluto
RispondiEliminaSiamo creature delicate, fragili e altrettanto forti e resistenti. IO ho capito ad esempio che ho una forza che non sapevo e ho delle fragilità che ho imparato a riconoscere e arginare.Ci vuole umiltà nel capire e nel capirsi, ci vuole il eprdono in primis verso noi stessi, ma soprattutto ci vuole amore. Capire che siamo unici, le uniche persone fatte in un detamrianto modo, con quegli occhi, con quel modo di pensare, di rider,e di gesticolare, di camminare… non ci sarà mai nessuno neppure fr aun milione di anni uguale a noi e abbiamo il diritto e il dovere di dare una vita degna a questa meraviglia che siamo.Non è certo la droga, la dipendenza da cose o attività (lo shopping, il gioco, il sesso... tanto per citarne qualcuno) che può dare dignità di vivere.Talvolta siamo così stupidi da pensare che la felicità si celi nell'omologazione, nell'essre uguale all'altro. Senza capire che quella è la tomba della nostra felicità .
RispondiEliminaNaijkegrazie per il tuo commento. la mia considerazione è su ostentare le droghe e vergognarsi invece di percorsi di crescita e consapevolezza.così la disinformazione fa si che ci si creda fighi con la droga e sfigati dallo psicologo o affini.ricordo quanto dire di no fa sfigato. ma per mia fortuna, e per miei tratti controdipendenti, me la sono sfangata questa realtà .e ho conosciuto un esaltazione vera attraverso altro. nel pieno pienissimo possesso delle mie facoltà .durante il primo residenziale mi dissi: questo significa partecipare alla vita.ecco, quella felicità so che era vera.e che si può ripetere e ripetere senza farsi male.la droga mi fa pensare ad una finta felicità , artificiale, che non viene fìda te ma da fuori e da fuori devi continuare a procurartela.io per carità , mica ho smesso di soffrire, solo che mi procuro il piacere attraverso altro.
RispondiEliminaEnergiaCreativa, condivido perfettamente la tua considerazione...aggiungo solo che il sistema che può portare a far uso di queste sostanze, non ha una meccanica semplice...capisco che Alessandra1966 sia stanca di vedere gente che prende l'invalidità per questioni di droga...ma se la depressione è ormai considerata una malattia, perchè non pensare che la droga ne sia la conseguenza più diretta?quello che voglio dire, senza assolutamente risultare polemica, è che la questione è davvero delicata...
RispondiEliminaIl problema non è la malattia ma la cura. Accettare le proprie debolezze e i propri limiti spinge anche a cercare le forme più giuste per conviverci. Nota che non oso dire per superarli, ma conviverci. Non riesco a empatizzare con un Morgan che cura la depressione con la cocaina e se ne fa pure vanto. Una volta potevi ignorare che il rimedio fosse peggiore del male ma adesso non puoi far finta di non sapere. La depressione si cura con l'aiuto specializzato, con i farmaci, con il supporto di psichiatri piuttosto che psicologi. Che se poi qualcuno è tanto disamorato della vita da dire "mi faccio e mi va bene così anche se so che mi distruggo" padronissimo del suo corpo e del suo cervello solo che penso che la depressione non si sceglie di averla, la droga quasi sempre si sceglie di assumerla.
RispondiEliminaSono solo iocrescendo nella mia professione mi capita sempre più spesso di seguire uomini. belli per di più. e a volte finalmente fanno cadere la maschera e mi dicono: perchè nessuno si prende cura di me? perchè non c'è nessuno quando ho bisogno io? sono stanco.e in quei momenti mi accorgo di quello che una volta dissero a me, che io considerai un insulto. sono bella anche - e a volte soprattutto grazie alla mia fragilità . ma prima di arrivare a vederlo è stato un cammino durissimo e tortuoso.ora mi sembrano dei doni che colgo quando ascolto quegli uomini che riescono a essere fragili davanti a me.
RispondiEliminaNajike per me è uno scambio interessante ed intelligente.Il ricordo di cui ho parlato mi ferisce ancora adesso, e leggo tristezza e dolore anche nel tuo primo commento.allo stesso tempo, avendo in famiglia chi su una sedia a rotelle c'è nato, chi ci è stato mandato da qualcun altro e ora non è più autosufficiente mi rattrista infinitamente che ci siano persone che si distruggono da sole.ma capisco il dolore che li ha portati lì. il mio blog voleva essere proprio uno strumento per condividere che stare bene si può. toccare anche la gioia nonostante ci siano momenti in cui è sembrato impossibile, avere ancora paura di rinciampare ma intanto vivere.
RispondiEliminasi Ale 66 come sempre arguta.la droga "quasi sempre" si decide di assumerla.io (non per la droga ma per altro) riconosco ora che non ho preso decisioni. le ho fatte prendere da altri. cieca, inebetita, non consapevole di nulla. di cosa provassi io, di cosa significasse.Il "non sento" è una prigione pericolosa nella quale un giorno mi sono chiusa per difendermi dal fuori e poi mi sono iniziata a far male da sola.ok...da domani solo post demenziali.magari i video di cembolina.....
RispondiEliminaGuarda che i video di cembolina poi danno la dipendenza e per disintorricarsi occorre molta forza di carattere e una connessione scacia.Comunque sono un'ottima terapia contro la depressione.Per la serie:grazie, preferisco ridere
RispondiEliminasarò stronza ma... che andassero tutti a morire...le malattie quelle vere le hai senza colpa e ti colpiscono quando non puoi scegliere, e si, ti creano depressioni e solitudini e ti fanno venire anche una gran gran voglia di scomparire da questa terra... ti fanno andare forzatamernte in analisi per aiutarti... ma guarire non puoi, al massimo accettare... e quindi alla droga sputo in faccia.punto
RispondiEliminaho da poco visto un documentario su "current"un ragazzo di circa 20 anni diceva "i giovani della mia generazione percepiscono la droga (si parlava di cocaina) allo stesso modo dell'alcol (cioè è uguale farsi una birra o una "pista")...è raccapricciante...soprattutto se penso ai miei di figli...perchè temo che i valori, l'educazione che può dare un genitore sono destinati alla sconfitta se si scontrano con una società che professa l'esatto contrario.....dai cembolina, mandaci un video...che è meglio
RispondiEliminapatalice..punto punte e virgola e punto esclamativo._______________________________________________Claudiarb, sai che cosa faranno i figli è il risultato dell'educazione + del loro carattere+ dell'ambiente.dunque dove puoi vai. io so con certezza che dove si fa uso ed abuso ci sono stati genitori assenti o presenti nel modo sbagliato.
RispondiEliminadimenticavo Claudiarb...tu di Cemb dici così perchè i video non ti sono ancora mai arrivati, stesso dicasi per uno mio di ieri che povera Ale per quello dice che danno dipendenza ma forse è meglio farne senza..ihihi
RispondiEliminano, dai, a questo punto LO VOOOGLIOOOO!!!!!
RispondiEliminanon fare così siamo ancora poco intime per queste nefandezze.
RispondiEliminamascalzoncella che gioca come il gatto col topo......
RispondiEliminae la topa saresti tu?mai mi permetterei....
RispondiEliminabella topolona....vedi come far scadere una bella discussione intellettuale?!...ma si, alleggeriamo un po' l'atmosfera...
RispondiEliminaciao Paola, l'argomento l'ho sempre visto da molto lontano... adesso che sono mamma ho paura... adesso il ranocchio è piccolo, ma tra qualche anno? ho visto famiglie bellissime con 4 figli meravigliosi... 3 ineccepibili e 1 drogato... non li hanno cresciuti li stessi genitori? dove sta l'errore?bacioni a tutte!
RispondiEliminaPallinaci sono moltissimi fattori, dalla famiglia di origine, dall'ordine di nascita, dall'ambiente scolastico al carattere della persona.mai sentito parlare di "paziente designato"?
RispondiEliminano, in pratica è come dire che ciascuno di noi ha un destino?
RispondiEliminami associo..si distrugge piu che creare!un bacio
RispondiEliminaPallina,no è tutta un altra storia. troppo lunga per un commento__________________________________Dany absolutely!
RispondiEliminaPallinaho trovato su wiki una buona descrizione La psicoterapia ad indirizzo sistemico-relazionale considera la persona portatrice del sintomo "paziente designato". Tale termine sta ad indicare che il paziente è il membro del sistema-famiglia (per famiglia si intendono sia la propria che almeno le due generazioni che l'hanno preceduta), che esprime o segnala il funzionamento disfunzionale di uno o più dei sistemi di cui egli è uno dei vertici. Tale membro è "designato" dal sistema stesso, secondo una prospettiva bio-psico-sociale, in quanto soggetto che esprime una modalità disfunzionale di vivere, pensare, agire. Talvolta, specialmente in casi che riguardano i bambini o gli adolescenti (ambiti in cui la terapia familiare risulta un approccio particolarmente valido), questo si manifesta sotto forma di blocco evolutivo, così che tutte le tensioni tendono a convergersi su di lui; in tal modo diviene il controllore di forze ed energie relazionali, al prezzo di gravi sentimenti di sofferenza e vissuti di disgregazione.In questa ottica, le tecniche che si utilizzano hanno per obiettivo la modificazione delle regole del sistema, ovvero la modificazione delle modalità di comunicazione e di interazione tra i membri.Questo approccio ebbe origine a partire da un vasto movimento di teorie e idee diffuse negli Stati Uniti durante gli anni '50, in particolare le teorie della prima e seconda cibernetica. La "Scuola di Palo Alto" e il Mental Research Institute, con i loro maggiori esponenti (Gregory Bateson, Don D. Jackson, Jay Haley, Paul Watzlawick), furono i principali centri di sviluppo della terapia sistemica famigliare. La psicoterapia ad indirizzo sistemico relazionale si è molto diffusa in Italia e in Europa durante gli anni '80, in modo particolare nei servizi di salute pubblica, nel campo della patologia psichiatrica adulti, nella neuro-psichiatria infantile, nel campo delle tossicodipendenze e negli ultimi anni anche nelle problematiche che riguardano la separazione-divorzi e nelle problematiche scolastiche; inoltre nell'ambito della psicologia del lavoro ha trovato importanti e significative applicazioni. In ambito clinico, proprio in Italia è nata e si è sviluppata una delle più importanti tradizioni di ricerca sistemica, di notorietà e diffusione internazionale: il cosiddetto "Modello della Scuola Milanese", di Selvini-Palazzoli, Boscolo, Cecchin e Prata. La terapia sistemico-relazionale coincideva, almeno all'inizio del suo sviluppo, con la terapia familiare.
RispondiEliminain parole semplici: un paziente designato è una persona che ha nel dna, nella storia e nei comportamenti familiari che naturalmente imita (per lui sono normali) , il trampolino e la possibilità di cadere in determinati meccanismi distorti. Quando si dice "spezzare le catene" significa riconoscere quelle pieghe e quei segnali che ti hanno portato a fare fino a quel momento determinate scelte, frequentare determinate persone, fare certe cose, avere certi comportamenti e decidere con costanza e pazienza di cambiare.non è detto che un figlio di un alcolista diventi alcolista ma è molto probabile che possa essere o avere un atteggiamento dipendente, sia con le sostanze sia con le persone.eppoi ci sono le eccezioni e chi decide che vuole essere se stesso e sedare le ferite e volersi bene... ;) dico giusto monbabà ?
RispondiElimina(sulla responsabilità sociale e familiare e sull'omertà mi trattengo...)
RispondiEliminamon chouxè terribile (non è terribile?) scoprire di esserlo e che lo sei perchè sei sia il più forte (che ironia!) che può sopportarlo e sia il più sensibile da sentirlo.ed è terribile (non è terribile?) scoprire che sei stato scelto proprio per essere poi rifiutato, additato, vituperato e tutti gli ato del caso.sull'omertà si, stendiamo il velo pietoso. cmq il bellissimo era ricco intelligente e bellissimo.non ho intravisto altri drammi nella sua vita.come a volte essere controdipendenti può salvarti il c....bacio mon petit choux
RispondiEliminaanche gli idioti possono essere bellissimi e ricchissimiin questo la dipendenza, come l'idiozia, è democratica, non guarda il portafoglio
RispondiEliminadunque, ero qui per un commento serio, poi sono scivolata un'attimo sulla provocazione dei video ma grazie al cielo son tornata sulla retta via dopo aver letto movida MFP.carlo. è il nome del mio primo grande amore. che no era in tv e non era bello, ma per me è stato il ciclone dell'estate del 1996. proprio come nel film. stavamo insieme, a modo nostro. ed è finita senza parole e senza spiegazioni. e io so per certo che se ho lasciato perdere, è stato soprattutto per quella sera che l'ho visto risalire in auto con gli amici e la polvere bianca.che qui non siamo nella capitale, eh? ma già allora la coca te la proponevano al bar. e non era cola.@ claudiarb : non siamo decisamente ancora così intime tu ed io perché io ti possa deliziare con uno dei miei video tanto noti alle altre amiche. però qualcosina la posso fare lo stesso... molto volentieri...
RispondiEliminaScusate l''intrusione, ma vi leggo ogni giorno ed ho lasciato il primo commento su FB per Energia...Non mi sento di dare giudizi...Io la droga non l''ho mai assunta, ma l''ho subita per tutta la vita. Mi ha portato via un fratello, forse veramente un "paziente designato"... Strana cosa la vita, ma oltre chi, come me, decide di viverla facendosi aiutare, c''è anche chi, come mio fratello, non sa cosa significhi vivere e sa decidere solo come morire...Comprendo ogni punto di vista e lo rispetto, mi piacerebbe solo dare i miei occhi alle nuove generazioni, per poter mostrare loro che il coraggio di vivere è una fonte inesauribile di felicità ...E forse mostrare loro quello che i miei occhi hanno visto...LA MORTE DI UN DROGATO....Grazie per il meraviglioso lavoro che fate su questo blog
RispondiEliminaDon't forget this fact, you can't get it back, cocaine. She don't lie, she don't lie, she don't lie, cocaine.
RispondiEliminaSimo grazie per il tuo commento.io questo blog l'ho aperto per far sapere a pazienti designati come me e no che è possibile farcela.certo, non ne sono sempre sempre sicura e a volte ricado che i modi di farci male sono tanti c'è chi sceglie una morte lenta e chi veloce.sono molto toccata da questo commento e mi spiace per te, la tua famiglia e tuo fratello
RispondiEliminaGrazie...Penso che tu sia una vera EnergiaCreativa...Sono sicura che un giorno ci incontreremo...Il mio percorso di vita mi ha portata a volere a tutti i costi una rinascita...e nella mia nuova vita c'è anche un corso di counseling che ho appena iniziato con il Prof. Giusti...e questo grazie ad una persona speciale che mi segue da circa un anno e mezzo ed anche grazie a te...prima o poi ti ringrazierò di persona vedrai. Un caldo abbraccio. Simo
RispondiEliminaEdo è il mio mito. è un terapeuta di grande empatia, umanità e abilità . un grande maestro che sono contenttissima di aver avuto come maestro e come terapeuta (ora è il mio supervisore, ça va sans dire...)
RispondiElimina