
Il ruolo del counselor è di grande importanza anche quando rivolto ai genitori di bambini in età prescolare che balbettano.
L’aiuto immediato è l’offerta di informazioni corrette sul problema, purtroppo ancor oggi ritenuto un disturbo di origine psicologica.
Le ricerche recenti parlano invece di multifattorialità, di cui gli aspetti ambientali, genetici e neurofisiologici sono parte integrante.
Secondariamente il counselor agisce sul fronte della prevenzione fornendo consigli su corrette regole di comunicazione ed avvia una relazione di aiuto che ha il preciso scopo di contenere la preoccupazione dei familiari, in modo tale da non trasmetterla al piccolo durante la sua crescita.
Il 5% dei bambini attraversa periodi di disfluenza (balbuzie transitoria) ma il 75% di loro andrà gradualmente incontro ad una scomparsa del fenomeno. Sappiamo inoltre che le persone che balbettano, e i loro genitori, NON soffrono di disturbi psichiatrici o psicologici più della popolazione in generale e che non li esibiscono in modi che possano essere sospettati di essere la causa del disturbo stesso ( Bloodatain, 1995; Yairi, 1997).
L’impatto di questa informazione è solitamente di gran sollievo, perché racchiude in sé il significato che un genitore non ha la colpa di essere stato troppo severo, troppo permissivo, troppo autoritario tale da aver ingenerato nel proprio figlio il disturbo.
Le ricerche non dimostrano che se il genitore avesse agito differentemente avrebbe evitato la comparsa dalla disfluenza.
Quando però il disturbo è emerso è bene attuare una serie di comportamenti che si suppone utili per non stigmatizzare (non certo però per acquisire la fluenza) il problema e per evitare al bambino il più possibile un carico emotivo di tensione e frustrazione.
Sia che la balbuzie si confermi nel tempo, sia che diminuisca fino a scomparire.
- Parlate a vostro figlio senza fretta, con frequenti pause. Aspettate qualche secondo quando ha finito di parlare prima di rispondere. Il vostro eloquio rilassato e lento sarà molto più efficace di qualsiasi consiglio o criticismo tipo: parla più lentamente, prendi fiato, ripetilo con calma etc.
- Riducete il numero delle domande che ponete a vostro figlio. I bambini parlano più liberamente se stanno esprimendo le loro idee personali piuttosto che rispondere alle domande degli adulti. Invece di porre domande, argomentate semplicemente ciò di cui vostro figlio sta parlando, facendogli comprendere che lo state ascoltando. Ripetete le frasi con cui si trova maggiormente in difficoltà per dimostrare che avete capito.
- Rispettate i turni nel dialogo e spingete gli altri familiari a fare altrettanto. Non interrompetelo con domande, commenti o mettendogli fretta mentre sta cercando di esprimersi.
- Usate il linguaggio del corpo e le espressioni del volto per comunicare a vostro figlio che, quando balbetta, state prestando ascolto a cosa dice e non a come lo dice. Non perdete mai il contatto visivo con vostro figlio, non abbassate lo sguardo nemmeno quando la balbuzie si esprime con un blocco totale. Le vostre emozioni, sono le sue emozioni.
- Organizzate quotidianamente del tempo da dedicare a vostro figlio in maniera esclusiva. In quest’occasione lasciatelo svolgere le attività che preferisce e lasciatelo decidere se parlare o meno. Quando parlerà, in questo lasso di tempo speciale, usate un parlato lento, calmo e rilassato, pieno di pause. Può diventare una costruzione di confidenza per i più piccoli che dimostrerà loro che i genitori amano la loro compagnia, mentre per i più grandi può diventare uno spazio dove il bambino si sentirà a proprio agio e si aprirà a raccontare i suoi sentimenti e le sue esperienze. In quest’occasione fategli comprendere che ha molto tempo davanti a sé per spiegarsi.
- Se vostro figlio vi parla della sua disfluenza, rassicuratelo. Ditegli che anche a voi a volte capita di bloccarvi, ma soprattutto fategli capire che lo accettate per come egli è. La forza più potente sarà comunque il vostro supporto sia che balbetti sia che sia fluente.
- Non costringetelo ad esibirsi davanti a parenti od amici nel recitare, cantare o nel dire frasi di circostanza soprattutto nei giorni di maggiore disfluenza.
- Non terminate le parole o le frasi per lui quando incorre nel blocco. Crediamo di aiutare ma in realtà creiamo frustrazione e rinforziamo l’evitamento di situazioni temute.
- Sollecitate fratelli ed amici del bambino a non imitare il suo parlato non fluente e fate in modo che non sia deriso o sottovalutato, in particolar modo nell’ambito familiare.
- Non fate commenti sul suo modo di parlare, il rischio è di farlo sentire inadeguato e stimolare l’emergere dell’ ansia dell’aspettativa.
Questi semplici accorgimenti, che riescono ad abbassare il livello della pressione comunicativa, a volte possono portare a una diminuzione degli episodi di disfluenza.
Ciò che è certo è che vostro figlio si sentirà accolto e compreso.
E avrà fiducia in voi perché rappresenterete quel porto sicuro a cui tornare nei momenti di sconforto. Incentivare lo sviluppo di sani ed appropriati atteggiamenti verso la comunicazione può inoltre diminuire la possibilità di sviluppare un’immagine negativa di sé, scarsa autostima, vergogna o imbarazzo che spesso contraddistinguono bambini, adolescenti o adulti che balbettano. Ed oltre alla sua crescita personale tutto ciò risulterà di fondamentale importanza qualora la balbuzie non scompaia e diventi auspicabile, dopo il compimento degli 8 anni, accedere ad un percorso di facilitazione alla comunicazione che avrà lo scopo di insegnare tecniche utili per il controllo della balbuzie.
Articolo di Francesca Lavino, mia amica e collega.
Seguo da tempo questo blog, senza mai commentare. Oggi sento di doverlo fare perché sono stata una bambina molto balbuziente. Il bambino balbuziente a un certo punto scopre di esserlo, e quello è il momento più delicato perché è lì che arriva la sofferenza. I blocchi nel parlare sono solo la punta dell'iceberg: ciò che spaventa di più è l'ansia prima di dover aprir bocca, il ripetere in modo ossessivo nella propria mente ciò che si deve dire, arrivare lì e...i muscoli facciali si irrigidiscono, la respirazione si blocca, il battito del cuore è così forte da sentirlo nelle tempie, si suda e...le parole non escono. Chi sta di fronte in questi casi non sa come comportarsi, e il balbuziente avverte e capisce il linguaggio. Qual è la cosa migliore da fare? Non interrompere, non sospirare, non manifestare il disagio, comportarsi come se a parlare fosse un non-balbuziente, ascoltare ciò che dice e rispondere a ciò che dice senza menzionare lo sforzo affrontato. La cosa che in assoluto dà più fastidio a un balbuziente è la mancata attenzione da parte di chi ascolta, il dire "ho capito cosa vuoi dire" prima che termini la frase, o il terminare la frase per lui. Vorrei rassicurare i genitori di bambini balbuzienti o i balbuzienti che leggeranno queste righe: crescendo, migliorando la propria autostima e imparando a non sentirsi sempre sotto esame davanti agli altri, la situazione migliora notevolmente: si impara a respirare correttamente, a controllare le proprie emozioni e a parlare in un modo più fluente. Io oggi ho 25 anni, ho preso il problema di petto iscrivendomi prima al liceo linguistico, poi laureandomi in lingue e letterature straniere e adesso ho quasi finito la specializzazione. Balbetto ancora? Sì, soprattutto quando sono stanca e sono sotto esame, ma, nella maggior parte dei casi, sono io a raccontare del mio disturbo del linguaggio alle persone, perché loro non se ne accorgono.Mi scuso per essermi dilungata. Buona giornata.
RispondiEliminaA. benvenuta allora nei commenti.credo che questo articolo sia utile proprio per chi vuole essere accogliente e non sa come fare. all'università ho un collega, bellissimo ragazzo, molto più alto di me, eppure quando mi parla inizia a balbettare, e io non so mai se è meglio continuare a guardarlo o meno. Grazie per il tuo contributo e complimenti per tutti i tuoi traguardi.
RispondiEliminaè sicuramente un articolo molto utile!
RispondiEliminaCredo non ci sia cosa migliore che leggere chi la balbuzie la vive ogni giorno, in qualità di counselor della balbuzie ho appreso molto di più ascoltando che studiando. Davvero, per un bimbo che cresce arriva il duro momento della consapevolezza, ed i blocchi nella parola sono solo ciò che si vede; ciò che si prova è molto molto di più. Fortunatamente nella stragrande maggioranza il problema regredisce col tempo ma A. deve essere un esempio per tutti noi. Che si balbetti, o meno. Accettarsi ed andare avanti, sempre. A. ha spiegato chiaramente cosa accade e quali sfide chi balbetta debba imparare ad affrontare. Complimenti, di cuore.
RispondiEliminaBhadragrazie cara._________________Francesca, grazie per il tuo articolo e per il tuo commento
RispondiEliminaGrazie a te Paola, per l' ospitalità e per quello che sei. :-)
RispondiEliminaDa piccina anche io ho sofferto di questo problema. Ricordo che alle elementari era davvero un trauma per me poter parlare. Mi sentivo piccola piccola e la mia migliore amica faceva le veci per me. Ricordo che i miei mi portarono da uno psicologo, credo. Crescendo ho acquisito fiducia in me stessa e pur essendo molto timida...ho ormai una favella tale che mi padre ogni tanto... "impreca" contro quello psicologo perchè ora non sa come farmi star zitta!!!
RispondiEliminaAquilotta:-DDDD
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