Una particolare forma di “dipendenza affettiva” è la “co-dipendenza” una condizione multidimensionale che comprende varie forme di sofferenza o annullamento di sé, associati alla focalizzazione delle proprie attenzioni ed energie sui bisogni e comportamenti di un partner dipendente da sostanze o da attività.
Spesso, paradossalmente, è la “speranza” che fa sopravvivere il problema e che tende a cronicizzarlo: la speranza in un cambiamento impossibile, soprattutto in un contesto relazionale in cui si sono consolidati, e persino pietrificati, dei ruoli e dei copioni da cui è, più o meno, impossibile uscire.
Così, paradossalmente, l’inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il fondo e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilità di sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico.
La co-dipendenza ha la capacità di mantenere nello stato patologico quello che viene definito il “paziente designato”, ossia colui che sembra, ma non è, l’unico bisognoso di aiuto in quanto tossicodipendete, alcolista o con altre forme di dipendenza (Norwood R.; 1985).
La co-dipendenza ha in comune con le altre dipendenze affettive la tendenza a rinunciare a tutti i propri bisogni e desideri, disconoscendoli e negandoli, fino a portare nel partner di alcuni dipendenti, alla strutturazione di un “falso Sé” e quindi di una “falsa vita”, una realtà fatta di scelte che non rispondono ai propri bisogni interiori e che corrisponde ad una condizione denominata “malattia del Sé perduto” (Whitfield, 1997).
La conseguenza spesso è il raggiungimento di una debolezza dell’Io nella persona che manifesta co-dipendenza, un Io che diviene vulnerabile e che sopravvive attraverso la tendenza progressiva a cercare di dimostrare la sua forza e a nutrire l’autostima in modo vicario, cioè attraverso il controllo delle funzioni psichiche del partner dipendente.
Tratti distintivi del disturbo co-dipendente di personalità secondo i quattro criteri di Cermak (1986):
- Tendenza ad investire continuamente la propria autostima nel controllo di sé e degli altri, benché vengano sperimentate conseguenze negative;
- Propensione ad assumersi responsabilità altrui o di situazioni non controllabili, pur di soddisfare i bisogni del partner, fino a disconoscere i propri;
- Presenza di stati d’ansia e mancata percezione dei confini tra sé e l’altro;
- Abituale coinvolgimento in relazioni con persone con disturbi di personalità, dipendenze, disturbi del controllo degli impulsi o co-dipendenti.
Il quadro della co-dipendenza può essere completato da sintomi secondari:
- depressione;
- comportamenti ossessivi e fissazione del pensiero;
- abuso di sostanze o di alimenti (in particolare di dolci);
- abusi fisici o sessuali nella propria storia attuale o passata;
- tendenza a non chiedere aiuto e a non riconoscere per lungo tempo il problema;
- insonnia.
Esistono confini estremamente sottili tra ciò che in una coppia è normale e ciò che, nell’abitudine cronica, diviene dipendenza. Non ci si rende spesso conto di avere un problema a causa dei modelli di amore cheuna persona affettivamente dipendente conserva nella propria memoria e che fanno credere determinati abusi e sacrifici di sé come “normali” in nome dell’amore.
Spesso, paradossalmente, è la “speranza” che fa sopravvivere il problema e che tende a cronicizzarlo: la speranza in un cambiamento impossibile, soprattutto in un contesto relazionale in cui si sono consolidati, e persino pietrificati, dei ruoli e dei copioni da cui è, più o meno, impossibile uscire.
Così, paradossalmente, l’inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il fondo e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilità di sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico.
E che si fa? Come sempre, se si è in presenza di un vero disturbo di personalità rivolgersi ad uno psicoterapeuta per un percorso individuale, di coppia o di gruppo
Approfondimenti bibliografici
- Guerreschi C., 2005, New addictions. Le nuove dipendenze, Edizioni San Paolo, Milano.
- Miller D., 1994, Donne che si fanno male, Feltrinelli, Milano.
- Norwood R., Donne che amano troppo, 1985, Feltrinelli, Milano.
- Wright P.H., Wrigth K. D., 1990, Measuring codependents’ close relationships: a preliminary study. In Journal Subst Abuse, 2, 335-344.
il fondo ... cioè tipo quando senti una voce che domanda ma cosa sono per te e un'altra che risponde un tetto un letto e una che dice sempre sì e tu non pensi più cosa gli ho fatto per sentirmi dire così ma e adesso vediamo di far sparire questo ca@@oneoggi so che le delusioni sono utilissime. una dopo l'altra, se decidiamo di ascoltare il dolore che ci provocano e non facciamo finta di nulla, aiutano a liberare la realtà dalle proiezioni idealizzate che ne facciamo. e a scegliere :)
RispondiEliminaah..sempre di sì.interessante.in questo percorso che sta diventando per me scrivere questi post inizio a comprendere stranamente anche con la pancia certe cose che non mi sono mai spiegata.e stanotte pensavo a quella ciocca tagliata.e mi dico che- quello che conosco di te- è stato straordinario.( poi mi dico che non avrei saputo fare lo stesso e poi mi accorgo che è autodenigrante e dunque mi fermo. ma ti ammiro lo stesso)
RispondiEliminauh grazie. io però ho scoperto (e tu me lo confermi spesso con i tuoi post) che si reagisce alle ferite almeno in due modi... la brava bambina o la ribelle. ma sono entrambe richieste d'aiuto. e sai come mi sono fatta male per anni, poi? con la paura del successo. mollando. scappando. e scegliendo persone che mi facevano sentire come in quel momento: piena di rabbia di stupore e di angoscia.la cosa meravigliosa è stata che guardare in faccia quel (doloroso) percorso di scoperta alla fine mi ha permesso e mi permette di non mollare, di perdonarmi (a volte) di sopportarmi quando non mi accetto e non mi perdono etc etc etcps: per quello che conosco di te tu hai fatto moltissimo (direi di più) è che te lo scordi. Che quello che sei lo devi a te stessa. Alle tue fughe, al tuo coraggio, alla tua capacità di continuare e non mollare. abbraccione
RispondiEliminagià di solito siete irresistibili.ma quando commentate così siete di una bellezza tale.....:-)
RispondiEliminaTesoro Movidadirei che allora ti specchi in me ed io in te perciò ci troviamo belle a vicenda senza - spesso- riconoscerci belle.perciò non userò "MA" che di fatto contraddice tutto quanto detto.dirò che io ho pagato. e fino ad ora ancora non ho fatto un conto (economico) o numerico di quante ore tra formazione e crescita personale mi son fatta.c'avevo provato prima senza aiuti esterni, ma assomigliavo più ad un disco rotto e gracchiante. di quelli che danno fastidio. quel grillo parlante verdino spesso spiaccicato sulle pareti.dunque direi che la tua riuscita è ..un dono naturale.
RispondiEliminaEaglevuò mozzicà pure tu?
RispondiEliminama quanto vi amo???
RispondiEliminaUltimamente ci hai pubblicamente rifiutate veramente.
RispondiElimina????? where & when ???????
RispondiEliminama soprattutto WHYYYYYYY
RispondiEliminano davvero. non capisco.pubblicamente dove?e ultimamente quando?il perché non lo chiedo. non mi sognerei mai di rifiutarvi. tantomeno pubblicamente...
RispondiEliminaa Cemb infatti scherzavi come scherzo io ora e in privato su priivatissime ed "intime" questioni;-)))))viva san martino sempre sia lodato.amen
RispondiEliminaah ecco.scusa, è che sono mentalmente un po' stanchina...viva san modesto e speriamo non sia lesto. amen:-DDD
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