Quante volte abbiamo cercato di scuotere un amica o un amico da una relazione assurda.
Lui o lei si fanno fare di tutto:
invalidazioni, svalutazioni continue.
Piccole e grandi soprusi.
Ma il nostro amico è lì.
O noi siamo lì.
Attaccati a qualcuno che non mostra amore ma noi lo vogliamo vedere, scusare, immaginare.
Capiamo un po' di più quello che accade:
chi ha uno stile dipendente ( fino poi ad essere pervasivo - e dunque a sfociare in un disturbo) considera le relazioni con gli altri significativi necessarie alla sua sopravvivenza.
Non crede di saper funzionare in modo indipendente.
Più che miti e docili; sono in ammirazione, amorosi e desiderosi di dare tutto di loro stessi.
Interpretano molto bene la parte della persona inferiore verso quella superiore; comunicano alle persone dominanti della loro vita che sono utili, simpatetiche, forti e competenti.
Si prestano a minimizzazioni svenevoli, negazione o distorsione dei comportamenti negativi, auto-frustranti o distruttivi loro e degli altri, per sostenere una storia idealizzata e talvolta fittizia delle relazioni da cui dipendono.
Negano la loro individualità, le loro differenze e chiedono poco altro che accettazione e sostegno.
Subordinano i loro bisogni a quelli degli altri, pronti a soddisfare richieste irragionevoli e sottomettersi a maltrattamenti e intimidazioni per evitare l'isolamento e l'abbandono. Fanno uno straordinario sacrificio di sé per mantenere i legami importanti.
Credo fondamentale sottolineare che non è importante chi scelgono:
va bene chiunque si possa prendere cura di loro.
Mettono l'altro su un piedistallo e/o se stessi in basso.
Allora io cerco appoggio, ma l'altro si sente usato, equivalente, sostituibile, intercambiabile.
E il dipendente non sembra dare, ma solo chiedere.
Perché il sottomettersi incondizionato va bene a chi ha bisogno di sentirsi idolatrato, ma poi anche quello inizia a svalutare questa fiducia, perché proviene da una persona che non valuta se stessa, e dunque la sua approvazione perde valore.
L'umiltà diventa prostrazione, e può determinare nell'altro la rabbia che il dipendente si guarda bene dall'esprimere, nella paura di perdere l'altro.
Un ultima riflessione...immaginate se ci fa male vedere un amico dipendente che si lascia mortificare, che si sottomette...
Anche i figli vedono quel comportamento e anche loro soffrono.
E soprattutto imparano dall'esempio.
E da grandi cercheranno di evitare le dipendenze e dunque non entreranno in relazione ( per paura di legarsi, e sentire legato il proprio benessere ad un altro) oppure saranno dipendenti a loro volta, o coloro che contribuiscono a svalutare (anche lo stesso genitore dipendente a cui non possono perdonare quel comportamento tanto debole).
Mi sembrano ottime ragioni per riuscire a riconoscersi le proprie risorse e competenze ed abilità. E scoprirsi individui che sanno fare qualcosa in qualche area, piano piano acquisire sicurezza e fiducia per vivere le relazioni in modo più adulto e godersi se stessi e gli altri.
Un percorso di autostima, di teatro, di musica, di pittura, di danza.
Qualunque mezzo per conoscersi, amarsi un po' ed acquisire fiducia in sé.
Lui o lei si fanno fare di tutto:
invalidazioni, svalutazioni continue.
Piccole e grandi soprusi.
Ma il nostro amico è lì.
O noi siamo lì.
Attaccati a qualcuno che non mostra amore ma noi lo vogliamo vedere, scusare, immaginare.
Capiamo un po' di più quello che accade:
chi ha uno stile dipendente ( fino poi ad essere pervasivo - e dunque a sfociare in un disturbo) considera le relazioni con gli altri significativi necessarie alla sua sopravvivenza.
Non crede di saper funzionare in modo indipendente.
Più che miti e docili; sono in ammirazione, amorosi e desiderosi di dare tutto di loro stessi.
Interpretano molto bene la parte della persona inferiore verso quella superiore; comunicano alle persone dominanti della loro vita che sono utili, simpatetiche, forti e competenti.
Si prestano a minimizzazioni svenevoli, negazione o distorsione dei comportamenti negativi, auto-frustranti o distruttivi loro e degli altri, per sostenere una storia idealizzata e talvolta fittizia delle relazioni da cui dipendono.
Negano la loro individualità, le loro differenze e chiedono poco altro che accettazione e sostegno.
Subordinano i loro bisogni a quelli degli altri, pronti a soddisfare richieste irragionevoli e sottomettersi a maltrattamenti e intimidazioni per evitare l'isolamento e l'abbandono. Fanno uno straordinario sacrificio di sé per mantenere i legami importanti.
Credo fondamentale sottolineare che non è importante chi scelgono:
va bene chiunque si possa prendere cura di loro.
Mettono l'altro su un piedistallo e/o se stessi in basso.
Allora io cerco appoggio, ma l'altro si sente usato, equivalente, sostituibile, intercambiabile.
E il dipendente non sembra dare, ma solo chiedere.
Perché il sottomettersi incondizionato va bene a chi ha bisogno di sentirsi idolatrato, ma poi anche quello inizia a svalutare questa fiducia, perché proviene da una persona che non valuta se stessa, e dunque la sua approvazione perde valore.
L'umiltà diventa prostrazione, e può determinare nell'altro la rabbia che il dipendente si guarda bene dall'esprimere, nella paura di perdere l'altro.
Un ultima riflessione...immaginate se ci fa male vedere un amico dipendente che si lascia mortificare, che si sottomette...
Anche i figli vedono quel comportamento e anche loro soffrono.
E soprattutto imparano dall'esempio.
E da grandi cercheranno di evitare le dipendenze e dunque non entreranno in relazione ( per paura di legarsi, e sentire legato il proprio benessere ad un altro) oppure saranno dipendenti a loro volta, o coloro che contribuiscono a svalutare (anche lo stesso genitore dipendente a cui non possono perdonare quel comportamento tanto debole).
Mi sembrano ottime ragioni per riuscire a riconoscersi le proprie risorse e competenze ed abilità. E scoprirsi individui che sanno fare qualcosa in qualche area, piano piano acquisire sicurezza e fiducia per vivere le relazioni in modo più adulto e godersi se stessi e gli altri.
Un percorso di autostima, di teatro, di musica, di pittura, di danza.
Qualunque mezzo per conoscersi, amarsi un po' ed acquisire fiducia in sé.
Questo post sembra scritto apposta per me, mi calza a pennello! Lo metto tra i preferiti.
RispondiEliminaCloi dipendenti di solito stanno bene così. tu ?o è impertinente come risposta?io credo che comunque conoscere e valutare di più se stessi sia sempre un ottimo investimento/risultato
RispondiEliminachiedono poco altro che accettazione e sostegno.[...]Fanno uno straordinario sacrificio di sé per mantenere i legami importantie se poi, grazie al cielo, un giorno aprono gli occhi e imparanoa riconoscersi le proprie risorse e competenze ed abilità. E scoprirsi individui che sanno fare qualcosa in qualche area, piano piano acquisire sicurezza e fiducia allora, quando leggono un post come questo, possonopermettersi il lusso del plurale majestatis e scrivere nel commentocome eravamo...
RispondiEliminaclap clap clap clapal plurale...a te e lei;-)))))
RispondiEliminasì vabbè, ogni tanto ce lo dobbiamo ricordare, io e lei che abbiamo risorse competenze e abilità.ma stiamo diventando bravine ;-))
RispondiEliminavale valevale doppio;)
RispondiEliminaihih grazie nè....
RispondiEliminacos'ho pensato quando ho letto fammi quello che vuoi non sto nemmeno a dirtelo... :-DDD
RispondiEliminati sembro una che sta bene così??? lotto incessantente contro me stessa!!!
RispondiEliminasi si ...hai ragione pure tu.quello che mi preoccupa è:com'è che non ci avevo pensato???!
RispondiEliminalo sai Cloio faccio domande, non "attacco" risposte. mi hai detto che hai appena terminato un percorso, perciò ho pensato che pensi di aver ottenuto il risultato che ti interessava.altrimenti, quando lo devciderai, potresti sempre riaprire il file e vedere cosa farne. chiunque ha commentato qui è stato un dipendente.lo siamo più o meno tutte in varie fasi della vita. l'importante poi è ...superare la fase e vivere più autonomamente e libere nella relazione
RispondiEliminabel post....effettivamente stavo pensando di fare qualche corso....
RispondiEliminale cose accadono quando è ora. :-)sono passata almeno cinque volte da quando hai messo questo post, e non l'ho letto. come se il cervello non mi funzionasse.e invece samattina sì.sono riuscita a guardare bene questo quadro (tremendo) che mi ritrae così bene. avrei voluto mettere il passato "ritraeva" ma no.scelgo di mettere il presente.perché ho la sensazione che sia sempre in agguato questa "me" che non si piace.però leggere ad occhi aperti un post come questo è un altro passo, per riuscire a stare attenta, in futuro, per riconoscere sempre più facilmente quegli schemi che mi facevanoNeganre la mia individualità, le mie differenze e chiedere poco altro che accettazione e sostegno.so di poterlo fare. :-)buongiorno Energia :*
RispondiEliminaRicciai corsi sono (spesso) divertenti. se le persone sono anche valide possono essere utili a vari gradi.io quest'anno faccio i corsi agli altri, ma devo ammettere che mi manca il divertimento puro di essere allieva
RispondiEliminaMy dear oggi ho chiesto a Max in cosa mi trova dipendente (risposta quasi ovvia- ma cmq mi conferma che sono moooolto autonoma in alcune aree, meno in altre. il che mi mette al sicuro dalla patologia). allo stesso tempo riflettevo quanto son cambiata dal" nessuno si prende vura di me" generato da uno schifoso incubo ricorrente da bambina.mi ha perseguitato per anni e è stata la molla per il primo corso.posso dire che quello che non ci si accorge nella posizione di dipendente è che non è poco quello che si chiede all'altro.ci si siede sulle gambe dell'altro, metaforicamente. e grandi come siamo per 5 minuti va bene, poi la "circolazione" si blocca.ok..mi fermo qui.ne abbiamo fatti tutte di passi in avanti.volendolo, impegnandoci.e continueremo a vivere sempre meglio.olè!!
RispondiEliminaE' che a volte ci cadono donne che si credono indipendenti, a volte ci si ritrova in nome di un sogno o di un dovere chiamato FAMIGLIA, a volte non te ne accorgi proprio e ti sembra di sentire quelle parole: "NON POSSO VIVERE SENZA TE"... Quando sei dentro nn è facile ammettere che ne fai parte, che sei una di quelle persone, credi di poter troncare quando vuoi ma poi ne mangi di merda prima di deciderti a voler ricominciare a sentirti una PERSONA e PERSONA VIVA.Ho letto DONNE CHE AMANO TROPPO e mi ci sono ritrovata in molti personaggi, anche in quelli che mai avrei pensato.Il mio oroscopo dice: "questo fine settimana e per settimana prox incontri sentimentali positivi" AHAHAHAHBacciiiiiiiiiiiii
RispondiEliminadopo un anno ho deciso di terminare il percorso perchè sentivo di aver detto e ridetto tutto quello che avevo da dire. ho aperto bene gli occhi sul perchè di tante cose e adesso pian piano sto testando quanto riesca a mettere in pratica tutto ciò che ho acquisito. per il momento va bene così. ogni tanto ricasco nei comportamenti del cavolo (bisogno di attenzioni e conferme che se deluso mi dà ansia), ma consapevole del perchè. ed è già qualcosa, credo. forse rimane ancora tutto troppo a livello razionale (altra cosa che mi è stata fatta notare: tendo a pensare troppo le emozioni, ad analizzarle, x prendere le distanze, x la paura di abbandonarmi ad esse)... ma non appena me ne accorgo cerco di sentirle nella pancia, come mi è stato suggerito, e non nella testa. sento che ce la posso fare!
RispondiEliminaClosi sapee perchè è utile. il percorso che ho fatto io è integrato, dunque spesso poco attento al perchè ma all'acquisizione di nuovi comportamentiio faccio fatica a dover pensare, anche perchè il più delle volte sono istintiva. a sentirti da fuori c'è comunque una tendenza attuale all'autosvalutazione, che è un circolo vizioso e infido. magari leggi "io sono ok tu sei ok" di Thomas A. Harris o " le vostre zone erronee" di Dyer Wayne W.credo siano dei testi che possano aiutarti in questo momento
RispondiEliminaCris allora QUESTO fine settimana DEVI uscire.guarda che controllo!!!
RispondiEliminaHo ancora domani sera vero????
RispondiEliminaIHIH Crissi hai ancora domani. dunque inizia ad organizzare .............
RispondiEliminagrazie, prendo nota!
RispondiEliminama ndò l'hai trovata?esiste davvero? fighissima.grazie
RispondiEliminaAnch'io sono stata 'dipendente' lo ammetto.Dipendente del 'happily ever after' che la mia relazione prometteva..Un'altro post 'tosto' da rileggere più in là..Brava@energia!
RispondiEliminaMarinakichi non c'è mai passata?
RispondiEliminabisognerebbe accogliersi, dopodiche accogliere con attenzione e rispetto di se stessi
RispondiEliminagià sole. grazie di sottolineare questo. mi è utile. sto scrivendo il rilassamento guidato dell'amore per se
RispondiEliminaWe!
RispondiEliminaMi fanno paura ste cose che hai scritto. Cazzo mi ci rivedo troppo. Help!
Tesoro!
RispondiEliminaessere spaventati vuol dire riconoscere com'è ora per te. il prossimo passo è decidere cosa vuoi farne...
E da dove si comincia? :)
RispondiEliminaLo
RispondiEliminalo dicevo in chiusura di post...
Un percorso di autostima, di teatro, di musica, di pittura, di danza.
Qualunque mezzo per conoscersi, amarsi un pò ed acquisire fiducia in sè.
non fare nulla equivale certamente a ripetere quel comportamento...provare qualcosa di diverso può condurre a risultati diversi..