Perché parlo di stalking?
ecco...il mio obiettivo è aiutare a riconoscere, porre in essere comportamenti difensivi adeguati e prevenire o ridurre gli effetti stressanti di tali condotte.
Intanto io stessa come operatrice di aiuto, insieme a assistenti sociali, medici, infermieri, psicologi, risulto nella categoria vittimologica più a rischio.
Le cause sembrano due: da un lato gli “helpers” entrano in contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni di affetti e relazioni interiorizzate; dall’altro le eccessive richieste di alcuni si scontrano con la quotidianità professionale e lo stalking diventa una domanda di attenzione o una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari.
Sono state più volte nella vita vittima di stalking, da pochi mesi sono “interessata” al fenomeno anche come professionista.
Ho iniziato l'anno, ancora non erano finite le vacanze, e mi arriva una telefonata concitata di una cliente, che aveva concluso il percorso ormai da tanto.
Mi chiede un colloquio telefonico, perché urgente.
Lo stalking era iniziato da poco, eppure già aveva su di lei i primi pesanti effetti di ansia, nervosismo e rabbia, misti ad insicurezza e “sono pazza io”?
Voleva intanto capire se stava interpretando correttamente i segnali.
Non avevo dubbio, ne ho avuti ancora meno leggendo i messaggi che lei, previdentemente, ha tenuto nel cellulare.
Una violenza inaudita.
E la paura si allarga, e lei si preoccupa che lui sappia a chi ne ha parlato, cioè io, ed io mi preoccupo per lei, perché ci lavora insieme ed è una situazione senza apparente via di uscita.
Le minacce: ti rovino, tu non lavorerai più ( in un ambiente dove la parola di lui può determinare di restare o uscire per sempre) sono “inquinate” da messaggi contraddittori e rassicuranti: tu sei importante per me, io ho stima di te, questo lavoro sei solo tu in grado di farlo.
L’attimo dopo rinizia con urla “sei fuori”, “ tu sei una str..”, “tu mi stai distruggendo”, “così mi ripaghi”….etc.
Dunque ho iniziato a documentarmi, i post che leggete in questi giorni ne sono il frutto.
Importante parlarne perchè coinvolge molti di noi, e perchè ci fa sentire prede.
Perchè sapere di poter fare qualcosa, e capire cosa, ci restituisce una sensazione di riprenderci il potere sulla nostra vita e libertà.
Perchè lo stalker ci toglie spazio e respiro vitale, e finiamo col sentirci spaventati anche da un telefono che suona.
Sapere che possiamo denunciare, e come farlo ( lo vedremo nei prossimi post) é una possibilità di difesa.
Il fondatore dell’Ons -Osservatorio Nazionale Stalking- Massimo Lattanzi, afferma che i giovani hanno poca fiducia nella denuncia, non conoscono il significato del termine ’stalking’, sebbene il fenomeno coinvolga anche i giovanissimi.
Lattanzi sostiene inoltre che chi ha subito un trauma da abbandono (come la perdita di un familiare) ha capacità ridotte o di riconoscere l’atteggiamento dello stalker o di porre in essere comportamenti difensivi adeguati.
ok, ora è tutto più chiaro.abbraccio.
RispondiEliminaokabbraccio a te
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