Con il termine stress si intende l’insieme di risposte fisiche, mentali ed emotive che ciascun individuo oppone all’incontro con stimoli esterni o interni, ambientali o relazionali (conflitti, pressioni, sollecitazioni etc.).
E’ stato distinto (Biagi 1997):
Una o più condizioni stressogene (anche positive), se particolarmente intense o protratte nel tempo, possono indurre la sindrome del burnout (Maslach, 1982), solitamente caratterizzata da stati d’animo (ansia, irritabilità, esaurimento fisico, panico, agitazione, senso di colpa, negativismo, ridotta autostima, empatia e capacità d’ascolto etc.), somatizzazioni (emicrania, sudorazioni, insonnia, disturbi gastrointestinali, parestesie etc.) (Fontana, 1993), reazioni comportamentali (assenze o ritardi frequenti sul posto di lavoro, chiusura difensiva al dialogo, distacco emotivo dall’interlocutore, ridotta creatività, ricorso a comportamenti stereotipati).
La sindrome del burnout ed è stata riconosciuta come risultante di tre elementi principali (Maslach, 1986):
La professione finisce per assumere un’importanza smisurata nell’ambito della vita di relazione e l’individuo non riesce a “staccare” mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche a reazioni emotive, impulsive e violente.
Sono più esposte al burnout le persone con ridotta resistenza individuale agli stimoli (“ hardiness”), che consente di reagire alle sollecitazioni con tenacia e senza soccombervi.
La personalità hardy:
Sono invece negative (regressive or palliative coping strategies) quelle reazioni di adattamento come bere, fumare, assumere psicofarmaci, derivanti da comportamenti atti a negare, minimizzare, nascondere o evitare gli eventi stressogeni.
Una articolata classificazione delle coping strategies:
Biagi C., Le immagini dell’anima, Ed. Sperling & Kupfer,1997, Cuneo.
Herbert Freudenberger Geraldine Richelson, Burnout: The High Cost of High Achievement, Bantam Books, 1980
Christina Maslach, La sindrome del burnout. Il prezzo dell'aiuto agli altri, Cittadella Editrice, 1997
E’ stato distinto (Biagi 1997):
- eustress: uno stato benefico e positivo di stress che fa da propulsore nella vita per la realizzazione dei nostri obiettivi
- distress: è lo stress negativo che provoca paure e frustrazioni
- understress: definisce un tipo di stress che causa stati di noia e demotivazione, ansia e malattia
- overstress: è quello che si manifesta quando abusiamo di noi stessi per esempio lavorando troppo.
Una o più condizioni stressogene (anche positive), se particolarmente intense o protratte nel tempo, possono indurre la sindrome del burnout (Maslach, 1982), solitamente caratterizzata da stati d’animo (ansia, irritabilità, esaurimento fisico, panico, agitazione, senso di colpa, negativismo, ridotta autostima, empatia e capacità d’ascolto etc.), somatizzazioni (emicrania, sudorazioni, insonnia, disturbi gastrointestinali, parestesie etc.) (Fontana, 1993), reazioni comportamentali (assenze o ritardi frequenti sul posto di lavoro, chiusura difensiva al dialogo, distacco emotivo dall’interlocutore, ridotta creatività, ricorso a comportamenti stereotipati).
La sindrome del burnout ed è stata riconosciuta come risultante di tre elementi principali (Maslach, 1986):
- affaticamento fisico ed emotivo (emotional exhaustion and fatigue)
- atteggiamento distaccato e apatico nei rapporti interpersonali (depersonalisation and cynical attitude)
- sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative (lack of personal accomplishment).
La professione finisce per assumere un’importanza smisurata nell’ambito della vita di relazione e l’individuo non riesce a “staccare” mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche a reazioni emotive, impulsive e violente.
Sono più esposte al burnout le persone con ridotta resistenza individuale agli stimoli (“ hardiness”), che consente di reagire alle sollecitazioni con tenacia e senza soccombervi.
La personalità hardy:
- è consapevole del proprio ruolo nella società e del significato (senso) attribuito alla propria esistenza (committment): ciò serve a relativizzare/ridimensionare le esperienze di vita
- percepisce le novità come stimolo anziché come insidia (challenge)
- sente di poter controllare gli eventi senza esserne sopraffatto (control)
Sono invece negative (regressive or palliative coping strategies) quelle reazioni di adattamento come bere, fumare, assumere psicofarmaci, derivanti da comportamenti atti a negare, minimizzare, nascondere o evitare gli eventi stressogeni.
Una articolata classificazione delle coping strategies:
- azioni dirette (direct) ad affrontare positivamente la situazione
- diversive (diversionary), cioè tese a schivare l’evento assumendo un atteggiamento apatico, impersonale, distaccato nei confronti di terzi
- di fuga (withdrawal) o abbandono dell’attività, per sottrarsi alla situazione stressogena
- palliative (palliative) cioè incentrate sul ricorso a sostanze come caffè, fumo, alcool, farmaci.
Biagi C., Le immagini dell’anima, Ed. Sperling & Kupfer,1997, Cuneo.
Herbert Freudenberger Geraldine Richelson, Burnout: The High Cost of High Achievement, Bantam Books, 1980
Christina Maslach, La sindrome del burnout. Il prezzo dell'aiuto agli altri, Cittadella Editrice, 1997
il tuo post cade a fagiolo: sai che sto scrivendo prorpio dell'impatto dello stress sul nostro sistema immunitario, che così è esposto al tumore al seno?
RispondiEliminaah....cavolo...il sistema immunitario o sistema punitivo interno...no, così, una riflessione tra me e me.
RispondiEliminaBeh... leggi qui:http://books.google.it/books?id=E3_48__WMfsC&printsec=frontcover&dq=senologia#PPA920,M1
RispondiEliminavado.....
RispondiEliminaSono tutta nell'ultima riga del tuo post...è grave?
RispondiEliminaBady...come sempre ...dipende...e, aggiungo, se proprio palliativi devono essere ...scelgo altro, potendo...potente, piacevole, antistress.......
RispondiEliminaEUSTRESS......A VAGONATE!!!!scansatevi se non volete prenderne una addosso....;)
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