Quando tutto il mondo intorno sembra parlare solo di bambini,
i nostri genitori spingono per diventare nonni,
ai colloqui lavorativi la domanda: "lei ha bambini o ne vuole" é crudele oltre che ingiusta,
la pubblicità entra prepotentemente a casa nostra pur non parlando a noi a far vedere meravigliosi bambini che non avremo mai.
Chi parla dei prodigi della scienza e non pensa alla differenza tra lenzuola di casa, luci soffuse e intimità della coppia con invasività di una pluralità di soggetti estranei in ambiente estraneo illuminato come un campo di calcio.
Quelli che insistono a volerti convincere di adottare, inseminare, riprovare, rilassarti, non pensarci.
In questi momenti delicati e dolorosissimi è necessario parlare con le persone giuste per lenire il dolore, togliere di dosso lo schifo dei guanti di un ulteriore visita inutile e invadente.
Finanche (alcuni) camici bianchi sanno di acre, nei loro sguardi stanchi, nel comunicare una notizia dilaniante con il tono distaccato di chi si è abituato, e non sa che quello sguardo indifferente, quel tono freddo, continueranno a lungo a far parte dei ricordi odiosi di quest'esperienza.
Appello agli amici (veri), ai genitori, alle suocere:
chiedete cosa potete fare.
Non siate voi a suggerire.
Fatevi dire e state lì ad ascoltare.
Poi lasciate il sostegno a chi può veramente darlo, ad un professionista, un counselor, uno psicologo, uno psicoterapeuta.
A volte con le migliori intenzioni ogni parola che dite fa male. Trafigge.
Riapre ferite, percorsi che le lunghe notti insonni hanno già esplorato.
Ho ascoltato affermazioni che sono state coltellate.
Mia sorella entrava in chiesa per sposarsi. Una zia mi urla sul sagrato, davanti a cento presenti che lei mi avrebbe portato da un luminare, che faceva "partorire chiunque".
La mia migliore (ex) amica mi ha chiamato tutti i giorni per 6 mesi perché nessuna di noi due restava incinta.
Ora che lei di figli ne ha tre, mi chiede consiglio per abortire.
Potrei continuare.
Ho deciso che no, non ne avrei mai più parlato a chiunque.
Basta violenza: nessun consiglio, nessuna domanda che costringa a spiegare gli intimi perchè.
Io avevo bisogno di morbidezza, ascolto, nessuna pressione, nessuna spinta a fare, ancora.
A decidere, che è tardi.
Ad andare a Bologna, a provare anche a Napoli, a farsi benedire (almeno quella strada lì non fa male).
A scegliere quante volte è giusto provarci. Una. Due. Tre?
Fermarsi prima o non iniziare neanche.
La mia risposta l'ho avuta qui, e mi sono presa tanto altro sostegno e nutrimento giusto per me.
So quanto fa male. Quanto c’è bisogno di dire, di raccontare, di trovare un perché, un nuovo futuro, di costruire, di sentirsi in diritto delle proprie emozioni, di lasciar scorrere le lacrime, di preservare il proprio matrimonio, che sotto questo peso resta seppellito.
Ho avuto bisogno di recuperare la dignità di persona, ferita, strappata, delusa, ingannata da camici bianchi all’opposto della loro coscienza.
Dunque sono la prima a dire che consigli non se ne possono dare.
Ma posso dire che a me ha fatto bene parlare con una persona che ho scelto, che mi piace, dai modi gentili ed affettuosi, dal cuore caldo per sciogliere un po’ del dolore e della rabbia legati alla scoperta dell'infertilità o al difficile percorso della fecondazione assistita.
Solo così sono riuscita ad arginare le onde che rischiavano di travolgere quello che resta nel pericoloso deserto artificiale dell’infertilità.
Date parole al dolore: il dolore che non parla bisbiglia al cuore sovraccarico e gli ordina di spezzarsi.
dal Macbeth di W. Shakespeare
i nostri genitori spingono per diventare nonni,
ai colloqui lavorativi la domanda: "lei ha bambini o ne vuole" é crudele oltre che ingiusta,
la pubblicità entra prepotentemente a casa nostra pur non parlando a noi a far vedere meravigliosi bambini che non avremo mai.
Parlare fa bene.
Scegliere con chi farlo è fondamentale.
Ci sono gli amici, quelli che non capiscono cosa ci sia di tanto difficile ad affrontare una fecondazione assistita e giù con i loro consigli da genitori naturali, a cui i figli sono venuti quando non li volevano.
Chi parla dei prodigi della scienza e non pensa alla differenza tra lenzuola di casa, luci soffuse e intimità della coppia con invasività di una pluralità di soggetti estranei in ambiente estraneo illuminato come un campo di calcio.
Quelli che insistono a volerti convincere di adottare, inseminare, riprovare, rilassarti, non pensarci.
In questi momenti delicati e dolorosissimi è necessario parlare con le persone giuste per lenire il dolore, togliere di dosso lo schifo dei guanti di un ulteriore visita inutile e invadente.
Finanche (alcuni) camici bianchi sanno di acre, nei loro sguardi stanchi, nel comunicare una notizia dilaniante con il tono distaccato di chi si è abituato, e non sa che quello sguardo indifferente, quel tono freddo, continueranno a lungo a far parte dei ricordi odiosi di quest'esperienza.
Appello agli amici (veri), ai genitori, alle suocere:
chiedete cosa potete fare.
Non siate voi a suggerire.
Fatevi dire e state lì ad ascoltare.
Poi lasciate il sostegno a chi può veramente darlo, ad un professionista, un counselor, uno psicologo, uno psicoterapeuta.
A volte con le migliori intenzioni ogni parola che dite fa male. Trafigge.
Riapre ferite, percorsi che le lunghe notti insonni hanno già esplorato.
Ho ascoltato affermazioni che sono state coltellate.
Mia sorella entrava in chiesa per sposarsi. Una zia mi urla sul sagrato, davanti a cento presenti che lei mi avrebbe portato da un luminare, che faceva "partorire chiunque".
La mia migliore (ex) amica mi ha chiamato tutti i giorni per 6 mesi perché nessuna di noi due restava incinta.
Ora che lei di figli ne ha tre, mi chiede consiglio per abortire.
Potrei continuare.
Ho deciso che no, non ne avrei mai più parlato a chiunque.
Basta violenza: nessun consiglio, nessuna domanda che costringa a spiegare gli intimi perchè.
Io avevo bisogno di morbidezza, ascolto, nessuna pressione, nessuna spinta a fare, ancora.
A decidere, che è tardi.
Ad andare a Bologna, a provare anche a Napoli, a farsi benedire (almeno quella strada lì non fa male).
A scegliere quante volte è giusto provarci. Una. Due. Tre?
Fermarsi prima o non iniziare neanche.
La mia risposta l'ho avuta qui, e mi sono presa tanto altro sostegno e nutrimento giusto per me.
So quanto fa male. Quanto c’è bisogno di dire, di raccontare, di trovare un perché, un nuovo futuro, di costruire, di sentirsi in diritto delle proprie emozioni, di lasciar scorrere le lacrime, di preservare il proprio matrimonio, che sotto questo peso resta seppellito.
Ho avuto bisogno di recuperare la dignità di persona, ferita, strappata, delusa, ingannata da camici bianchi all’opposto della loro coscienza.
Dunque sono la prima a dire che consigli non se ne possono dare.
Ma posso dire che a me ha fatto bene parlare con una persona che ho scelto, che mi piace, dai modi gentili ed affettuosi, dal cuore caldo per sciogliere un po’ del dolore e della rabbia legati alla scoperta dell'infertilità o al difficile percorso della fecondazione assistita.
Solo così sono riuscita ad arginare le onde che rischiavano di travolgere quello che resta nel pericoloso deserto artificiale dell’infertilità.
dal Macbeth di W. Shakespeare
Non riesco a capire perchè la gente sia così stupida e crudele. Una mia conoscente per diverso tempo ha tentato di avere figli...il giorno del suo matrimonio un'amica le aveva addirittura dedicato un cartello con tante firme e la scritta : " oggi sorrisi di sposi, domani sorrisi di bimbi". Invece nulla, poi lei ha dovuto affrontare una grave malattia e ha avuto la certezza che figli suoi non ne avrebbe potuti avere mai. Ma ospitando un bimbo bielorusso per l'estate ha deciso di adottare lei e il fratellino... Ammiro la sua tenacia e la sua forza di volontà, uno schiaffo alla sfortuna e alle cattiverie della gente, alla faccia loro lei oggi è davvero felice. Buon inizio settimana.
RispondiEliminaPen...grazie....anche io sono stupita, basita, ferita dalla cattiveria e superficialità della gente.bacio
RispondiEliminaMa i figli non basta solo metterli al mondo...quanti genitori lo sono di nome ma non di fatto ? Io ho visto troppe famiglie sfasciate, ( separate e divorziate ma anche no), per credere che sia vero tutto questo sbandierato amore per i figli. La verità è che per molta gente i figli sono come i cani...finchè sono cuccioli da esibire in carrozzina con la gente che ti ferma e ti fa i complimenti, tutto ok, da grandicelli diventano rogne da parcheggiare a scuola, nelle ludoteche e dovunque basta che non stiano tra i piedi. Quindi che alemo abbiano la compiacenza di non fare i rappresentanti delle cicogne in terra, che non è proprio il caso. Una che conoscevo sembrava la mamma ideale, stravedeva per i bambini, ma appena si è fatta l'amante mollava a casa le figlie sole di notte. Troppa ipocrisia e io in questi casi disseppellisco l'ascia di guerra. Un abbraccio.
RispondiEliminatesorissimo...grazie per le tue parole che mi fanno riflettere.un abbbraccione anche a te, nottep
RispondiElimina...c'è un tal Crepet che ha avuto un giorno l'ardire di dire sbattendo gli occhioni cerulei in televisione che in verità gli adulti (molti adulti) odiano i bambini. ecco. ha ragione da vendere.
RispondiEliminaquanto fanno male certe affermazioni paolè....per quanto uno cerchi di non ascoltarle e mandare a spigare chi le ha dette....un abbraccio!
RispondiEliminabacione a te e nastro adesivo sulle bocche agli altri!:-)
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