
Lui/lei non può veramente aiutarti perché è troppo coinvolto con te (anche chi aiuta per lavoro infatti non può avere come clienti né parenti, né amici, né tanto meno compagni).
Si genera nervosismo, con lui/lei che si sente inadeguato, inutile, impotente, te che giri sempre attorno alla stessa questione senza trovare un'uscita.
Stesso dicasi nel rapporto di amicizia: non si può pretendere che l'altro sia lì per noi, per ore, ad ascoltarci, consolarci, e consigliarci.
Che spesso chiediamo consiglio ma facciamo l'opposto.
E' naturale. Infatti nessun terapeuta o counselor cadrà nei vostri tentativi di essere consigliati.
Solo che chi non fa questo lavoro crede si tratti di questo, e si ritrova con voi che gli rifiutate qualsiasi suggerimento, lasciandolo con la sensazione di avervi dedicato tempo ed energie inutilmente.
Una tantum è giusto chiacchierare/confidarsi/condividere problemi con amici.
Ma ovvio, dipende dal tipo di problema, dal motivo per il quale ne state parlando (volete essere ascoltati? ne volete uscire? lo fate solo per una tendenza al lamento fine a sé stesso?) e da quanto spesso ne avete bisogno.
Neghiamo i nostri bisogni, specie in questo campo, di continuo, cercando una risposta nel posto sbagliato.
Se la vostra vicina di casa vi chiedesse lo zucchero tutti i giorni cosa le rispondereste?
Ecco, questo è metaforicamente, ciò che fate quando costantemente chiedete assistenza agli amici e compagni.
In più lo zucchero ce lo hanno tutti da prestarvi.
Il tempo e le competenze per l'ascolto, per contenere voi di fronte le emozioni ed anche per gestire su di sé il racconto di queste emozioni, ovviamente non è di tutti.
Altrimenti andremmo a scuola/università/ supervisione/ formazione continua/ residenziali etc etc solo per saperci prendere giusta cura degli altri?
La situazione vostra si aggrava, perché le persone iniziano ad evitarvi.
Parlate sempre e solo di problemi, avete sempre il muso e iniziate anche ad essere incavolati con il mondo perché non è disposto ad ascoltarvi.
Provate a rivolgervi ad una persona veramente preparata per questo, e la luce alla fine del tunnel sarà in un attimo più vicina.
UN COUNSELOR E' MEGLIO
io ho avuto lo stesso problema col mio ex ragazzo. quando abbiamo cominciato a vivere la relazione a distanza, non c'era un giorno che si non si lamentasse per quanto fosse triste e depresso senza di me. io non sapevo veramente cosa fare e lui mi rimproverava di non sapergli dare una parola di conforto. questo è uno dei motivi che ha minato il nostro rapporto... adesso spesso mi sento in colpa, penso che avrei potuto fare di meglio per noi. ma il tuo post mi suggerisce che forse non è tutta colpa mia...
RispondiEliminaClola distanza crea ed amplikfica quel buco di abbandono che se c'è fa malissimo. e non basta il supporto del compagno.entrambi possono chiedere aiuto, uno a calmare il dolore del buco, ed uno a saper stare vicino.uno delle frasi con le quali si parla del counseling è "imparare ad aiutarsi". io sono consapevole quando chiedo troppo nella mia relazione, e cerco il supporto anche del mio counselor per non appesantire la relazione di pesi non suoi e per preservarla nel tempo.ci vuole una dose di maturità anche in questo, nel sapersi non esattamente in diritto di poter sempre chiedere tutto solo al compagno, che non è sempre e in tutto a nostra disposizione.è saper riconoscere ed apprezzare quello che c'è (se c'è) ma se il nostro bisogno non si calma mai...ecco, il compagno non può essere l'unico a sopportare il peso
RispondiEliminaè vero... quella dose di maturità. ho provato a spiegarglielo ma... ormai è tardi.
RispondiEliminaIo ho sempre parlato poco ma da molto piccola riuscivo ad ascoltare tutti..La prima esperienza?Un compagno di classe,molto bello,troppo per un maschio,all'età di dieci anni mi ha confidato che si sentiva diverso dagli altri senza capire il motivo..Mi ricordo ancora la sua e la mia confusione e la voglia di trovare una soluzione..Questo ragazzo oggi è uno dei miei migliori amici,vive a Londra con il suo compagno e dice,un po'per scherzo,un po'seriamente che è stato il mio primissimo paziente-cliente.Io voglio credere che è stato il primo passo verso un mestiere che amo e che non vedo l'ora di inziare a fare.
RispondiEliminaPerò ammetto che mi piacerebbe riuscire a parlare di me con qualcuno fino allo sfinimento..Sarebbe una liberazione..
marinaki
RispondiEliminabella questa storia, ne ho una simile.
inizialo a fare questo mestiere. per me ci vuole gradualità e riposo. arrivano secchiate d'acqua e mi è necessario il tempo per asciugarmi.
asciugamani morbidi ed anche il sole caldo.
proprio oggi dicevo con la mia counselor che forse il fatto di ascoltare altri per professione, mi rende chiara e costante la MIA esigenza di parlare ed essere ascoltata.
sono convinta che solo passandoci per prima, sia per la bellezza che per il dolore, posso accompagnare gli altri, nella bellezza e nel dolore.
fatti ascoltare. liberati un pò e fatti coccolare pure.
Io sono stata molto coccolata nelle vita,sai.Bella casa,bei vestiti,la scuola migliore,vita sociale invidiabile,stabilità economica,sociale,familiare.Se non sono coccole queste...Io persona ingrata ed irriconoscente cercavo altro.Volevo, senza mai ottenere, comprensione.Volevo la possibilità di esprimermi semplicemente senza giudizi e critiche,senza sentirmi sempre inadeguata.Volevo vivere con più leggerezza.Volevo riuscire ad abbassare la guardia eventualmente..Ma va bene cosi..
RispondiEliminami fai ricordare una cosa di un libro di fabio volo.
RispondiEliminafrancesca dice che nella sua famiglia si beveva solo chamèpagne, ma lei voleva semplice acqua.
io credo che sia compito della famiglia ascoltare ed adeguarsi ad un bisogno così di base come quello del quale parli.
un abbraccio
Come dice mia madre meglio essere infelici in una villa che in un monolocale..Comunque@energia io lo o champagne lo bevo molto volentieri ma senza l' acqua e'l'elisir della vita...
RispondiEliminaun abbraccio da Creta.
p.s.Sono qua da tre giorni e-in ordine sparso- non vanno bene: i regali che ho portato,i miei capelli,i miei vestiti,quello che dico,i gesti che faccio ,in generale il mio modo di vivere che provoca solo dolore e delusione..Tutto questo in una bellissima casa piena di addobbi di natale...
Marinaki
RispondiEliminanon so se può servire, ma hai tutta la mia comprensione.
io i regali non li faccio più, ma il solo pensiero di dover preparare la valigia mi mette ansia, che i miei vestiti...etc etc.
smack!!